Charly Gaul e la sua leggenda


Nato nel 1932 in Lussemburgo, Gaul divenne popolarissimo in Italia nella seconda metà degli anni ’50 per le sue vittorie al Giro.
La sua più grande impresa, quella per cui entrò nella leggenda, rimane la tappa del monte Bondone disputata nel giugno del 1956 in Trentino sotto una terribile bufera di neve. Quel giorno Gaul, non ancora ventiquattrenne, compi una gara epica che rimane nella storia del ciclismo.
Un gran numero di ritiri, fra cui quello di Fornara, maglia rosa. Fantini e Magni, secondo e terzo, staccati di una decina di minuti.
Sotto una violentissima nevicata, in un clima di gelo polare, Gaul arrivò solo al traguardo scalando dodici posizioni in classifica. Il giro del ’56 fu suo e si guadagnò l’appellativo di Angelo della Montagna.
Parecchi anni più tardi, in ricordo dell’avvenimento, venne istituita una cronoscalata al Bondone che si disputò fino al 2022 lungo i 13 chilometri e mezzo della mitica salita. Un successo di partecipazione e di pubblico per la panoramicità del luogo ed il significato dell’evento.
Nel 1958 Gaul confermò le sue grandi doti di scalatore trionfando al Tour de France, primo nella classifica finale davanti al nostro Vito Favero, superato in una tappa a cronometro molto ondulata.
Sì ripeté al Giro d’Italia del 1959 dove batté Anquetil, staccandolo di 9 minuti nel tappone del Piccolo e del Gran San Bernardo. Nella classifica generale, alla conclusione del Giro a Milano, Gaul registrò un vantaggio su Anquetil di 6 minuti e 12 secondi e sul nostro Diego Ronchini, terzo, di 6 e 16. Erano gli anni in cui il ciclismo annoverava veri campioni, fra cui gli italiani Baldini e Nencini, in Belgio il velocista Rick Van Looy.
I suoi più agguerriti competitori in montagna furono, sui Pirenei, lo spagnolo Federico Martin Bahamontes, detto L’Aquila di Toledo e, in Italia, Imerio Massignan, in tante occasioni, e in particolare in una memorabile tappa sul passo del Gavia.
Sì raccontava che il patron della sua squadra dovesse ogni giorno convincerlo a prendere il via della tappa piuttosto che la strada di casa, si diceva che andasse così forte in salita per finire prima, ma è un fatto che ogni volta che la strada si inerpicava Gaul prendeva il volo e faceva il vuoto dietro di sé.
Charly Gaul rimane un mito per le sue innumerevoli cavalcate solitarie, in uno sport affascinante come quello della bicicletta che oggi, a distanza di molti anni, non ha perduto nulla della sua suggestione.