I diritti della Boldrini


Recita un antico proverbio maori: chi ha un cervello piccolo pensa a cose piccole.
Se Laura Boldrini, abituata a incensare le minoranze etniche udisse questo detto non dovrebbe faticare a riconoscersi.
Naturalmente i cervelli sono tutti grandi uguali, e questo i maori lo sanno benissimo. Qui l’aggettivo piccolo è riferito alla qualità dei pensieri e non alla quantità di materia grigia a disposizione dell’ospite che la conserva nell’apposita scatola ossea. Il magazzino delle idee ha sì una sua dimensione praticamente costante, ma – come ben sappiamo – non tutti sanno usarlo allo stesso modo, altrimenti la teoria della relatività sarebbe già stata nota ai Sumeri.
Fatta questa premessa, necessaria per evitare fraintendimenti e soprattutto querele, passiamo senza altri preamboli al tema principale.
E’ di questi giorni la notizia che l’onorevole Boldrini, probabilmente emarginata da un clima politico tutt’altro che favorevole, ha trovato una nuova crociata per cui battersi. Una cosa che – lo ammetto – ben pochi sarebbero stati in grado di focalizzare in questo marasma di informazioni che ogni giorno ci bombarda. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, fa notare la ex presidenta della Camera, è una perversa traduzione dall’inglese che i soliti maschi italiani hanno girato a loro proprio uso e consumo. Il titolo originale, infatti, è: The Universal Declaration of Human Rights, ossia Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Essa fu adottata il 10 dicembre del 1948 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a Parigi, e fu presentata nel novembre del 1949 da Eleanor Roosevelt a Lake Success (New York). La Dichiarazione fu tradotta in quasi tutte le lingue del mondo.
Purtroppo alcuni stati in cui regnava (e a quanto pare ancora regna) il maschilismo, hanno aggiustato a proprio vantaggio la traduzione. Infatti non solo l’Italia si è resa responsabile di tale spregevole tranello grammaticale: anche in Francia la traduzione è stata “accomodata” in “Déclaration Universelle des Droits de l’Homme”. Ma si sa: italiani e francesi, stessa faccia (di bronzo) stessa razza.
In verità dobbiamo ringraziare la signora Boldrini per averci fatto notare questo ennesimo insulto all’altra metà del cielo. D’ora in poi cercheremo di tenerlo a mente e – se ci capiterà – parleremo di diritti “umani” e non “dell’uomo”, dimenticandoci anche che meno di un milione di anni or sono sulla Terra è comparso l’Uomo, che i veicoli in certi casi devono andare a passo d’Uomo e che prima Plauto e poi Hobbes hanno decretato che Homo homini lupus.
Infine, ci piacerebbe proprio sapere cos’hanno fatto gli uomini alla presidenta Boldrini per essere così maltrattati dalla medesima. Nel frattempo invitiamo i lettori a inviare in redazione i loro consigli su: “cose utili da fare per passare il tempo” che la redazione provvederà a raccogliere e a far pervenire alla sopraccitata onorevole onde prevenire ulteriori “vacatio mentis”.
Per parte nostra possiamo suggerire: asciugatura degli scogli di Varazze, calcolo della lunghezza media dei capitoni al mercato di Campo de’ Fiori la vigilia di Natale, collezionare stereotipi e infine fare l’elemosina all’uranio impoverito.