Solidarietà per Mario Roggero (ma la legge sulla legittima difesa deve cambiare)


“Mi auguro che Mario non debba subire il calvario giudiziario vissuto da tante vittime di rapine che si sono legittimamente difese. Difendere la propria vita e la propria famiglia non può essere una colpa. Forza Mario, l’Italia onesta è dalla tua parte!” (Giorgia Meloni – FB 29/04/2021)

Grinzane Cavour, piccolo comune del cuneese che solitamente non fa parlare di sé. Ma stavolta è diverso. Tre balordi, verso l’orario di chiusura, entrano nella gioielleria di Mario Roggero, anziano gioielliere di 66 anni, descritto dai suoi vicini di negozio e dai conoscenti come uomo tranquillo e stimato commerciante.

Con lui in gioielleria la moglie e la figlia.

Uno dei tre criminali sfodera una pistola, poi rivelatasi arma giocattolo. Un altro un coltello.

La figlia viene legata con cavo elettrico e la moglie colpita con un pugno.

A Mario viene intimato di aprire la cassaforte e consegnare i valori.

Tutto si svolge quasi come sei anni prima, quando Mario e la sua famiglia subirono un’altra violenta rapina. Anche allora Mario e i suoi cari furono percossi e rapinati.

Mario apre il forziere ma stavolta, invece di prelevare oggetti e preziosi, prende una pistola. Poi si gira e con la forza della disperazione fronteggia il malvivente che impugna a sua volta quella che appare come un’arma vera, essendo stato asportato il tappo rosso che contraddistingue i giocattoli.

Tutto si consuma in un secondo. Temendo per l’incolumità dei suoi cari, Mario fa fuoco una, due, tre volte.

Due banditi restano per terra esanimi lungo la via mentre il terzo, sebbene ferito, riesce a fuggire e sarà arrestato dalle Forze dell’Ordine in un ospedale della zona.

Ma per Mario, raggiunto da un avviso di garanzia per omicidio colposo ed eccesso di legittima difesa, si apre ora l’infinito girone dantesco dell’essere indagato e di doversi ancora difendere, stavolta non dai malviventi ma dalla giustizia italiana.

E, a ben vedere, la giustizia italiana fa forse più paura alle persone perbene che gli stessi malviventi. Con la sua ottusa e spietata metodicità nei confronti di chi, ai suo occhi bendati, è reo d’aver esercitato il diritto naturale di difendere sé stessi, i propri cari e il proprio lavoro o i propri averi dai lestofanti.

La giustizia italiana, infatti, non ti colpisce in fretta e poi fugge via. Ti insegue, ti logora negli anni, ti maciulla nelle sue aule di (in)giustizia e poi ti colpisce a morte con assurde sentenze nelle quali l’aggredito deve risarcire l’aggressore.

Lo sa bene Giorgia Meloni, che su Facebook ha postato un messaggio di solidarietà per Mario Roggero, e tutti coloro che, a migliaia, hanno lasciato un messaggio di sostegno morale allo sfortunato gioielliere di Grinzane Cavour.

Come se subire un’aggressione non ponga già i malcapitati automaticamente in stato di inferiorità e di pericolo rispetto agli aggressori, indipendentemente se questi sono loro di fronte, di fianco o di spalle.

Come se una persona perbene fosse solita gestire questi momenti di confusione e smarrimento e non fosse invece presa alla sprovvista, perdendo ogni possibile capacità di giudicare razionalmente lo spazio, il tempo e le circostanze.

Bisogna insistere in parlamento perché la legge sia cambiata (no, non come l’ultima volta…) e, salvo schiaccianti prove contrarie, sia sempre previsto:

1) una concreta presunzione di innocenza per chi si è difeso o ha difeso i propri cari, il proprio lavoro o i propri averi nel corso e a seguito di aggressioni;

2) nessuna spesa giudiziaria a carico di chi si è difeso;

3) nessuna ipotesi di risarcimento ai familiari dei malavitosi.

Insomma, che ogni onere della prova contraria alla legittima difesa ceda in capo ai rapinatori e non al poveretto che non solo è stato aggredito ma poi deve pure dissanguarsi per provare la sua innocenza.

Diversamente, tra costosi e lungi processi e lo spettro dei risarcimenti, sarà sempre lo sfortunato gioielliere o il malcapitato portavalori il vero criminale per la legge.

Lo sanno bene i tanti “Mario” che sino a oggi avranno pure difeso la loro famiglia, il loro lavoro o i loro beni, ma a un prezzo carissimo.

Il fiume di solidarietà morale che ora stiamo dando a Roggero è sicuramente importante ma quando le luci della ribalta mediatica si saranno spente, se non cambia l’attuale becera legge sulla legittima difesa, che in effetti finisce con essere pro criminali o, quanto meno, mette sullo stesso piano morale aggressore e aggredito, sappiamo già che lui è la sua famiglia rimarranno soli e tra i guai.

E, tra due o tre anni, li vedremo emozionati e distrutti raccontare la propria disavventura in qualche becero programma TV del pomeriggio affezionato dei palinsesti “politicamente corretti”, offerti al pasto mediatico dei video curiosi affamati di storie di sangue e dolore, suscitando sentimenti di pena a favore dei loro aggressori per quelli per cui nessuno deve toccare Caino, tra le critiche di opinionisti da strapazzo che trovano giusto che un malvivente non debba mettere in conto di restarci secco durante una rapina e addirittura tra la riprovazione di chi, solo perché supinamente allineato alle cretinerie propalate da certe ideologie partitiche, si spertica a sostenere che il gioielliere non avrebbe dovuto difendersi.