L’ignoranza turistica


Sarete sorpresi, cari lettori e spesso turisti a vostra volta, di scoprire che qui si parla di ignoranza turistica, ma una volta tanto non si parla della nostra.
Se uno non sa si documenta, se uno è curioso cerca di andare dove la sua curiosità ha origine, presso quei segni che la attivano, provenienti dalla televisione, dal web, dalla stampa, e che rimandano a luoghi fisici, verso i quali muoversi per soddisfarla…
E, visto che le comunicazioni di massa dicono soprattutto alcune cose, promuovono alcuni segni, ecco che tutti sono là ad intasare le stesse calli di Venezia, ad assediare gli stessi monumenti, a vedere gli stessi tramonti, ecc. ecc.
Ci sono oggi polemiche contro il turismo italiano, da destra e da sinistra. Da destra, Sgarbi tuona perché sia preservata la valenza di Patrimonio dell’Umanità di Ferrara, contro chi l’attacca per contrapposizioni politiche e a Venezia Cacciari accusa l’UNESCO di inutilità e superbo burocratismo.
Interessante, no? Una destra che difende istituzioni internazionali e una sinistra che le accusa d’inutilità…
Mentre procede l’assedio estivo, disordinato e congestionato al Belpaese, le infrastrutture sono sotto pressione per i flussi esagerati che le investono, e faccio un caso: come si può apprezzare appieno Cortina d’Ampezzo se i servizi di civiltà (acqua, fogne, luce, salute, strade…) sono fatte per 7000 persone che in stagione diventano 100000, 15 volte? Chi paga? I turisti con la ridicola tassa di soggiorno, che va ai Comuni? E il consumo delle infrastrutture che sono delle Province, delle Regioni, dello Stato, chi le paga? Posso garantire che a St. Moritz, Garmisch, Chamonix, Seefeld le cose sono molto diverse e ciò deriva da un’accurata analisi comparativa effettuata alcuni anni fa sullo sviluppo del turismo montano, da me organizzata, con a valle un importante convegno dei Sindaci delle suddette località.
Malgrado queste domande abbiano risposte chiare da almeno 50 anni nel mondo e, con la disattenzione e l’ignoranza dei politicanti, da almeno 20 in Italia, dispiace vedere che intellettuali dal carattere problematico continuino a promuovere visioni arretrate e romantiche, quando il turismo è un business con regole ben chiare e ben chiaro prodotto/mercato da almeno mezzo secolo.
La solita approssimazione italiota: “Troppo lavoro, troppo difficile…”? Perché, costruire un’automobile è facile? Usarla, forse… ma, prima, quanto tempo per arrivarci, quanta attenzione per organizzarsi al fine di crearla, quante tecnologie per produrla? E l’automobile oggi non fa il 20 % del PIL italiano, come dice Cacciari del turismo senza sapere davvero, perché tra HRC e indotto, tra autostrade utilizzate, musei visitati, stabilimenti balneari e consumi, il turismo in mezza Italia è il 50% del PIL, vale oltre 800 miliardi di €. e ne può produrre altri 400 di “nuovi”, con enormi benefici effetti sui conti pubblici e sul vero benessere delle popolazioni italiane.
Ma deve anche ripagare ciò che consuma (infrastrutture tecniche e civili), non solo ficcare denaro contante nelle tasche aum-aum d’improbabili imprenditori dell’HRC (Hotel, Ristoranti, Caffè), improvvisati d’estate per poi andare a spendere i soldi intascati aum-aum in Sudamerica o in Thailandia, in bassa stagione…
Il problema vero è che quella tasca coi contanti vota, mette scheda nell’urna, mentre il cervello, chiuso nella scatola cranica invece di pensare al meglio per il proprio Paese e per preservare le sue immense ricchezze, si perde in sogni di sollazzo e nullafacenza, erotismo e consumi all’estero appunto in bassa stagione.
La pagliuzza nell’occhio del vicino e non la trave nel proprio: Cacciari annebbiato d’ideologismo tardo-cattocomunista ma soprattutto vetero-intellettuale si perde nel consueto lamento gutturale e nel dispetto per una destra che ha vinto al gioco d’azzardo elettorale della storica sessione agostana 2022. E rosica.
Sgarbi invece è di quelli che hanno vinto, e sciorina le sue invettive, come se per organizzare bene il turismo occorresse la cultura classica, che io orgogliosamente detengo, ma che serve a nulla o pochissimo per fare stare bene la gran parte dell’umanità, che vuole acqua, luce, non aver caldo o freddo, e poi cibo, wi-fi, strade e distrazioni. Ed è in corso un’era diluviana, come potrebbe dire Aristotele mentre annega abbracciato alla Venere di Milo.
Poveri noi. L’ebetismo impera. E intanto in tutto il mondo trionfano le ADT (Aree di Destinazione Turistica), quelle vere, organizzate, non i delirietti dilettanteschi della Regione Emilia-Romagna che come al solito arriva prima nel fare, e nel fraintendere per ignoranza e opportunismo.
Nel mondo si compete a botte di milioni di giorni/turista e qui, con milioni e milioni di turisti, si cerca di ficcarsi in tasca i 100€. alla faccia di tutto.
Nessuno che voglia fare come si deve, se lo sa, e anche tanti intelligentoni che non sanno quello che dicono che cosa deve essere fatto, quando parlano di turismo… Io di veri progetti di Aree di Destinazione Turistica, quelle che nel mondo fanno il business turistico, ne ho fatti una decina, in pratica e in Italia ce ne vorrebbero 200.
Diciamolo in latino, che così forse lo capiscono e, se non accadesse, che vadano dal prete che di latino ne sa di più a farselo tradurre: “QUOUSQUE TANDEM CATILINA ABUTERE PATIENTIA NOSTRA?”… Non sono un prete ma vi aiuto lo stesso: “Fino a quando questi ignoranti o prepotenti o tutt’e due insieme continueranno ad abusare della nostra pazienza?”
Dovremmo essere tutti coscienti ed elevati padroni di casa e, invece, siamo ridotti a squallidi opportunisti con 100 €. in tasca in nero. Mance per camerieri arlecchineschi.
Altroché imprenditori turistici del sogno dell’Umanità, dell’Italia! Ma non è tutta colpa dei superficiali gestori di letti e tavoli: se non si fa ciò che si deve ai livelli opportuni non si possono criticare i comportamenti privi di visione e di serietà imprenditoriale di tanti attori di infimo ordine del settore. Col turismo si può fare civiltà e cultura, arricchire l’HRC, salvare le infrastrutture, si può dare agli italiani una vita stupenda, servizi d’altissimo livello, serenità e profondità, e sollevare la Repubblica dal suo pericoloso declino. Ma ci vuole visione e competenza in Politica, non gracchianti blablà e presunzione. Oppure squallido opportunismo votaiolo.