Le genuflessioni del Presidente FIFA Infantino


Il presidente della Fifa Gianni Infantino, per giustificare la scelta del mondiale in Qatar, si è profuso in un monologo delirante: “Mi sento arabo, gay e migrante. Noi europei per quello che noi abbiamo commesso negli ultimi 3.000 anni dovremmo scusarci almeno per i prossimi 3.000 anni, prima di dare lezioni morali agli altri Paesi.”
Nelle parole dell’italo-svizzero (successore di personaggi dalla morale discutibile come Platini e Blatter) c’è tutta l’ideologia globalista: vergogna verso la propria nazionalità, isterie politicamente corrette, esaltazione della figura del migrante in quanto individuo senza identità.
Per parte nostra possiamo rispondere al signor (si fa per dire) Infantino che noi ci vergognamo di lui e non ci vergogniamo di essere europei, tantomeno bianchi. Non vogliamo e non dobbiamo chiedere scusa a nessuno perché non abbiamo da chiedere perdono di nulla a nessuno: in 3000 anni il nostro continente ha dato vita a santi, condottieri, navigatori, filosofi, imperatori, umanisti, artisti del rinascimento, del barocco, scultori dall’antica Grecia a Canova, poeti da Fedro a Leopardi, scienziati, premi Nobel in quantità. Siamo arrivati sulla Luna e mandiamo sonde su Marte e a esplorare l’Universo. Siamo stati un faro di civiltà per tutti i continenti, abbiamo insegnato agli altri popoli la scrittura, l’algebra, la storia, abbiamo scoperto la geografia terrestre qual è veramente e portato la civiltà ovunque. Di cosa dovremmo vergognarci? Di non avere più l’anello al naso? Di usare i fucili anziché i boomerang per andare a caccia? Citando un paradosso di Corrado Guzzanti, quando altri andavano nudi a caccia di scoiattoli, a Roma si accoltellava già un Giulio Cesare. Di cosa dovremmo vergognarci Infantino? Si vergogni lei della paura che la fa straparlare.