La Scuola Musicale di Napoli e la chitarra classica


Relazione presentata dal M° Massimo Gasbarroni il 20 marzo 2019 alla Conferenza Internazionale.
“La Chitarra Classica: Pragmatismo e insegnamento moderno” –
Conservatorio Statale S. V. Rachmaninov di Rostov (Russia).

Il Regno delle Due Sicilie:
Il Regno delle due Sicilie (1816 – 1861), di cui Napoli era la capitale, aveva non pochi primati. Solo per citarne alcuni:
– Il Teatro S. Carlo, era il più antico teatro in Europa (costruito nel 1737 in soli 270 giorni).
– L’esistenza Scuole di Arti e Mestieri.
– Conservatori musicali e Accademie Culturali.
– Nella Esposizione Internazionale di Parigi del 1856 ricevette un Premio come terzo paese del mondo per sviluppo industriale.
– Nel Regno di Napoli Fu costruito il primo ponte sospeso in ferro, d’Italia.
– Aveva la prima flotta mercantile d’Italia (la seconda in Europa dopo quella Inglese); Ebbe la prima nave a vapore del Mediterraneo e la prima flotta italiana giunta in America del Nord, America del Sud e nel Pacifico; vi fu costruita la prima ferrovia e la prima stazione ferroviaria nell’Europa continentale.
Già all’inizio del ‘700 Le cronache del Nord Europa e in particolare quelle tedesche spesso solevano denigrare Napoli per la sua sporcizia. Nell’800 Napoli non brillava per pulizia e ordine, certo. Ma bisogna considerare che tutte le grandi città europee dell’epoca non potevano vantare maggiore pulizia: nella città di Bach ad esempio, a Lipsia, e nelle altre grandi città europee non c’era acqua corrente nelle case! Né tanto meno servizi igienici.

Napoli nel Settecento – Capitale Mondiale della Musica

La Scuola Musicale Napoletana:
Enzo Amato, nel suo libro “La Musica del Sole” scrive che “Napoli nella prima metà del Settecento era una delle città più vivaci dal punto di vista musicale: artisti come Alessandro Scarlatti, Nicolò Porpora o Leonardo Leo avevano proposto con successo lo stile musicale Napoletano nelle corti di tutta Europa” e non deve sorprendere che Charles de Brosses, scrittore e Presidente del Parlamento della Borgogna nel 1739 definiva “Napoli la capitale mondiale della musica.”
Amato: “ La musica era molto diffusa nella società napoletana del settecento, tanto da costituire una necessità per l’intera a popolazione e ci spiega il grande numero di compositori e di virtuosi, con il conseguente livello di perfezione raggiunto”.
In tutti gli avvenimenti pubblici e privati, funzioni religiose, nozze, battesimi ecc. la musica. era sempre presente.
Napoli eccelleva in particolare per la musica sacra, che qui ebbe un particolare carattere. Carattere che fu preso ad esempio in tutta Europa. A questo proposito ricordiamo nomi come Alessandro Scarlatti, Giovan Battista Pergolesi, morto a soli 26 anni e che fu copiato anche dal sommo Bach; poi Nicolò Jommelli, Francesco Provenzale, Gaetano Greco, Francesco Durante, Francesco Nicola Fago, Leonardo Leo, Pasquale Caffaro e molti altri.
Oltre ai nomi citati, Napoli vantava musicisti come Giovanni Paisiello, Domenico Scarlatti, Andrea Luchesi, Pasquale Anfossi, Saverio Mercadante, Vincenzo Bellini.
Leopold Mozart e il figlio avevano grande rispetto per i compositori Napoletani e si sperava che l’importante ambiente musicale di Napoli e la sua corte potessero offrire nuove opportunità a Wolfgang.
L’origine di musicisti del calibro di Riccardo Muti, direttore, di Salvatore Accardo, violinista e di Enrico Caruso, cantante tra i più grandi di tutti i tempi, non fanno che confermare la mia ferma convinzione: che molti tra i figli che partorisce questa terra generosa sono dei veri talenti musicali ed hanno una marcia in più!
Il peculiare talento dei musicisti napoletani dell’epoca si può capire anche da questo episodio:
Arcangelo Corelli (1653 – 1713) fu invitato a corte dal Viceré di Napoli, perché era curioso di conoscere la sua musica. Corelli fu dapprima riluttante ad accettare, per via del fatto che i musicisti locali che dovevano eseguire la sua musica non avevano a disposizione abbastanza tempo per vedere tutte le parti. Ma alla fine egli accettò. Nonostante i suoi timori la manifestazione ebbe uno straordinario successo! Corelli rimase profondamente ammirato dall’abilità e dalla professionalità dei musicisti partenopei.

Napoli e la chitarra:
Va ricordata la figura di Girolamo Montesardo (1580?) e il suo Alfabeto che fu applicato alla chitarra a cinque corde doppie.
La chitarra a 5 ordini di corde consentiva di eseguire con estrema facilità danze o accompagnare il canto, semplicemente strappando in maniera ritmicamente appropriata degli accordi attraverso la pratica del “rasgueado”.
In Italia fu fatta conoscere per prima a Napoli, ad opera del Montesardo, che si era stabilito in questa città nel 1611. Nel 1612 pubblica “I lieti giorni di Napoli, concertini italiani in aria spagniuola a due e tre voci con le lettere dell’Alfabeto per la Chitarra Op. 11.”
La raccolta di diciotto brani, dedicata dal Montesardo al viceré Pedro Fernández de Castro, conte di Lemos è realizzata, con l’ intento di lodare Napoli e la sua bellezza. Il Montesardo scrive infatti:
“Ampie e illustri Città sono in Italia: ma fra tutte la più bella, e la più gentile è Napoli e sebbene in un’altra Opera musicale lodai Firenza per le notti allegre, non mi pareva giusto tacere le dovute lodi della mia bella e gentile Napoli…”.
L’Alfabeto di Montesardo, consisteva in un semplice sistema di intavolatura che associava in maniera univoca le lettere dell’alfabeto agli accordi comunemente eseguiti sullo strumento; in aggiunta, esso forniva rudimentali indicazioni ritmiche e indicava la direzione in sù o in giù del rasgueado.
L’alfabeto di Montesardo si diffuse ben presto in tutta la penisola; sulla base del nuovo sistema furono stampate innumerevoli raccolte di danze strumentali e canzoni.

Gaetano Donizetti:
Il Quintetto in Do, proposto per quartetto d’archi e chitarra, è l’unico scritto con questo organico da Donizetti: risale probabilmente al primo periodo del soggiorno napoletano, intorno al 1822.
In verità questo Quintetto sconosciuto sembra dedicato proprio alla chitarra la quale, con sonorità timbriche calde ed intime, risalta ed incornicia lo sviluppo melodico galante e garbato degli archi. Donizetti ammirò sempre la chitarra, inserendola, abbinata all’orchestra, anche in alcune sue opere come nel Don Pasquale. Fu amico anche di molti chitarristi dell’epoca e, cosa molto probabile, questo Quintetto gli fu chiesto proprio da qualcuno di loro: nel manoscritto però, privo di frontespizio, non compare nessun riferimento.

Gaspar Sanz nel suo viaggio in Italia del 1774, oltre che Roma e Venezia visitò anche Napoli. Nelle “Instruciones de musica sobre la guitarra espanola” troviama anche una danza dal nome “Esfachada de Napoles” e “Cavallerìa de Napoles”.
Federico Moretti, Napoli 1769 – Madrid 1839
a) “Le Prime Lezioni di Chitarra”, Napoli 1792. Per chitarra a 5 ordini di corde doppie. Ci è pervenuto solo il manoscritto.
b) “Principi della chitarra”, Madrid 1801.
c) “Metodo”, Napoli 1804, per chitarra a 6 corde (singole).
A Bologna, ricevette la nomina di Accademico Filarmonico di Bologna. Compose molti brani per chitarra sola e per voce e chitarra.
Fernando Sor nel suo metodo considerava Moretti un compositore che dava finalmente la giusta importanza all’armonia e alla distinzione delle voci.
Ferdinando Carulli, Napoli, 9 febbraio 1770 – Parigi, 17 febbraio 1841.
La sua musica è legata ai modelli ispirati alla scuola napoletana. Si ricorda anche il nome di Filippo Gragnani che aveva dedicato al Carulli Tre Duetti per due chitarra”. Il figlio di Carulli Gustavo prese la cattedra di canto al Conservatorio di Parigi.
L’opera per chitarra di Carulli è davvero imponente: 366 numeri di opere pubblicate, tra cui anche un concerto, e 400 manoscritti, per chitarra sola, musica da camera con chitarra e tre concerti, di cui uno per flauto, chitarra e orchestra.
Caterina II amava la musica napoletana. Se ne era innamorata a tal punto da volere a corte, nella San Pietroburgo del Settecento, rinomati musicisti e compositori italiani, come Giovanni Paisiello (1740 – 1816) e Domenico Cimarosa (1749 – 1801), ), il primo era campano (Aversa) e il secondo di Taranto.. (1816 ?) Entrambi furono tra i rappresentanti più apprezzati e prolifici della Scuola Napoletana.
Come segno della sua ammirazione regalò a entrambi un prezioso “pianoforte a tavolo”, al termine del loro contratto a corte. Da allora nacque un profondo legame che diede origine al “mito di Napoli”, celebrato oggi da un importante evento: dal 15 al 25 novembre 2018, in occasione della VII edizione del Forum Internazionale della Cultura di San Pietroburgo, il Museo Ermitage ospiterà la mostra “Prodigioso Movimento. Paisiello e Cimarosa alla corte di Caterina II”

I Ghiribizzi di Niccolò Paganini:
“”Li Ghiribizzi di Chitarra dovettero servire ad una bambina di Napoli, e non volli comporre ma scarabbocchiare, ma però non dispiaceranno certi motivi sentiti, e per passare il tempo non farai male (se ne hai copia) di farli vedere all’amabile figlia del Sig. Botto””.
La data della composizione dei Ghiribizzi risale probabilmente al 1819-1820, periodo in cui Paganini si trovava a Napoli. Così ne parla l’autore in una lettera del 7 gennaio 1824 indirizzata a Luigi Guglielmo Germi. Constano di 43 brani autografi (Biblioteca Casanatense di Roma).

Il Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella”, Napoli.
Dopo Il primo Corso di Chitarra istituito in Italia nel Conservatorio Santa Cecilia di Roma nel 1955 e tenuto da Benedetto di Ponio, in Italia fu istituito un secondo corso di chitarra al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli nel 1959 e fu affidato a Mario Gangi.
Dopo Gangi la cattedra di chitarra fu presa nel 1973 per concorso dal sottoscritto e dopo di me fu affidata a Francesco De Santis. Poco dopo fu poi istituita una seconda cattedra, che fu affidata a Bruno Battisti D’Amario.

La Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella:
E’ una delle più importanti d’Europa per la ricchezza delle opere conservate, molte delle quali sono a tutt’oggi ancora sconosciute. Possiede autografi di Alessandro e Domenico Scarlatti, di Pergolesi, Paisiello, Cimarosa, Rossini, Bellini, Donizetti, il Quartetto di Giuseppe Verdi, tanto per citarne solo alcuni; ed inoltre i manoscritti, spesso nell’inconfondibile stile di celebri copisti, e le stampe rare di raffinata fattura. Nei suoi polverosi scaffali troviamo molte opere autografe dedicate alla chitarra, come ad esempio: – Giovanni Paisiello: “La Serenata in Do Magg, per, 2 oboi, clarinetto, fagotti, due corni e chitarra. Mauro Giuliani, Serenata per chitarra, violino e violoncello.

Tra i chitarristi di Napoli del ‘900 debbo citare alcuni nomi:
Teresa De Rogatis, Napoli 1893, chitarrista, pianista e compositrice.
Si presentò nel suo primo concerto di chitarra a soli 9 anni a Napoli, nel 1902.
A 13 anni tenne un importante concerto nel Salone della Galleria Principe Umberto, con un impegnativo programma di musiche di Mertz, Giuliani, Zani De Ferranti ed altri.

Eduardo Caliendo, 1922-1993.
Di rilievo, nel panorama del ‘900, la figura del M° Eduardo Caliendo.
Negli anni ’50 Edoardo realizza, insieme al grande Roberto Murolo, una monumentale antologia discografica della canzone napoletana, di cui egli curò gli arrangiamenti.
Io ritengo che la loro produzione, che ripercorre in maniera cronologica la storia della canzone napoletana a partire dal ‘500, costituisca una pietra miliare, sia per lo stile vocale personale di Murolo, che fu essenziale e scevro da orpelli di maniera, sia per la formula inedita del semplice accompagnamento con una o due chitarre, sempre trattate in maniera colta e rigorosa.
Caliendo tenne la cattedra di chitarra classica presso il Conservatorio di Avellino, formando generazioni di validi chitarristi.
La potenza innovativa dell’antologia di canzoni napoletane Murolo-Caliendo crea ben presto una schiera di epigoni, ossia di cantanti-chitarristi che, con esiti alterni, si rifanno ai due caposcuola.
A questo riguardo va ricordato, fra i più illustri, il duo formato da Mario Gangi e Fausto Cigliano, famoso interprete della canzone napoletana, conosciuto in tutto il mondo. Tra i cultori della chitarra a Napoli va ricordata anche La figura di:
Raimondo Di Sandro (1937-2016).
Nella sua veste di compositore-arrangiatore, fonda negli stessi anni il gruppo “Bentornato mandolino”, che si propone di dare una veste inedita alla canzone napoletana utilizzando un organico ristretto; l’incredibile raffinatezza degli arrangiamenti ne decreta il successo, che fu sancito da numerose tournée in Europa.
Opere per chitarra:
– Aforismi Ed. Max Eschig di Parigi
– Toccata (pubblicata con la propria edizione: “Musica a misura d’uomo”).
– Il Musicista Chitarrista, trattato di armonia.
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Io presi per concorso la cattedra di chitarra al Conservatorio di Napoli nel 1973, proveniente dal Conservatorio di Cagliari.
Quando arrivai a Napoli, pur trovandomi all’inizio di fronte a qualche problema di carattere generale riguardante la forma delle unghie degli allievi e la conseguente mediocre qualità del suono che ne derivava, mi resi però conto di aver trovato nella classe di chitarra di quel conservatorio alcuni eccezionali talenti, sia dal punto di vista strumentale che musicale.
Porto ad esempio Giovanni Palazzo e il giovanissimo Franco Matrone, che iniziò il corso lo stesso anno della mia venuta
Riallacciandomi agli epigoni del duo Murolo-Caliendo, Franco Matrone, aveva fatto una precoce carriera nei conservatori italiani. Va ricordato qui, per aver dato vita al Duo Franco Matrone-Peppe D’Antonio. Matrone, anche qui mette in evidenza la sua maestria di chitarrista, con raffinati e personalissimi arrangiamenti sulla chitarra che impreziosiscono la bella a calda voce di D’Antonio.
Un altro mio ex allievo, compagno di conservatorio di Matrone, è Antonio Sozio.
Alcuni anni dopo che lasciai il conservatorio di Napoli fui sorpreso di ritrovarlo come un talentuoso cantante-chitarrista già affermato. Antonio Aveva fatto delle ricerche personali nel repertorio popolare della canzone napoletana del sette e ottocento. Nei suoi arrangiamenti dal canto e pianoforte troviamo uno stile del tutto personale, con l’utilizzazione della chitarra classica non più solo come strumento di accompagnamento, ma come elemento essenziale e indipendente che canta e fa da voce concertante con il canto.
Per concludere posso dire con legittimo orgoglio che oggi la cattedra di chitarra a Napoli è affidata alle solide mani di due miei allievi: Enzo Amabile e Franco Matrone.
Massimo Gasbarroni

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Sezze, 1 Febbraio 2019.
Debbo qui esprimere tutta la mia gratitudine per il Maestro Giuliano Balestra e il Maestro Franco Matrone per le preziose informazioni e suggerimenti, e per la loro amichevole collaborazione.
Uno speciale grazie va anche aI Maestro Paola Troncone, per le informazioni riguardanti Teresa De Rogatis e al Maestro Enzo Amato, che con il suo importante libro su Napoli e la Musica Napoletana del Settecento mi ha forniti molte preziosissimi spunti e citazioni.

Enzo Amato: “ LA MUSICA DEL SOLE”, viaggio attraverso l’insuperabile Scuola Napoletana del Settecento, Ed. “CONTROCORRENTE”