Chitarra Classica – Una testimonianza del Mº liutaio Luciano Maggi


Abbiamo il piacere di avere sulla nostra pagina dedicata alla chitarra classica ed alla liuteria un eccellente liutaio: Luciano Maggi.
Diversamente dal solito, non sarà un’intervista ma un racconto della sua storia e del suo pensiero sulla chitarra classica.


Nato nel 1957, Luciano Maggi si diploma nel 1975 presso il liceo artistico Firenze.
Nel 1980 completa gli studi superiori all’Accademia di Belle Arti di Firenze frequentando il corso di pittura e storia dell’arte.
È il 1981 quando inizia l’attività di liutaio autodidatta, effettuando ricerche e misurazioni degli strumenti dal rinascimento al barocco nei musei e in numerose collezioni private. Opera alla ricostruzione di liuti chitarre barocche viole da gamba e arciliuti.
Dieci anni dopo inizia lo studio sulla costruzione della chitarra classica ispirandosi ai maestri spagnoli quali Torres, Garcia, Simplicio, sviluppando poi un modello costruttivo personale.
Nel 1999 brevetta un sistema chiamato “registro di tavola degli strumenti a corda” tale sistema consente di variare di un tono la nota della tavola armonica della chitarra ottenendo ottimi risultati acustici.
Il brevetto ha avuto recensioni sulle maggiori riviste del settore.


Nel 2006 inizia lo studio sul potenziamento della resa acustica della chitarra classica attraverso l’impiego di materiali sintetici, e due anni dopo inizia a costruire una nuova struttura interna della chitarra ottenendo ottimi risultati in termini di potenza e proiezione sonora. Tale sistema è stato sperimentato anche sugli strumenti ad arco con interessanti risultati sui quali è ancora in atto la sperimentazione.
Ancora due anni e consolida il progetto realizzando un sistema di alleggerimento degli strumenti riportando le timbriche verso il suono tradizionale, mantenendo nella costruzione l’impiego di materiali sintetici quali carbonio e resine epossidiche che conferiscono notevole potenza sonora e una grande proiezione di suono.
Attualmente vive e lavora in Toscana, a Poppi in provincia di Arezzo.


L.M. : La chitarra, questo strumento affascinante che composto da pochi elementi possiede una estensione sonora di circa 4 ottave, (pensate, il pianoforte possiede 7 ottave ed una terza minore), per secoli è stata oggetto di sviluppo e di modifiche nella sua forma fino all’epoca di Torres al quale si attribuisce la definizione di padre della chitarra moderna più o meno a metà del 1800.

Da allora lo strumento si è stabilizzato nella costruzione e con pochissime varianti operate dai liutai hanno fatto sì che cadesse in una sorta di oblio costruttivo, quasi una paura, un freno all’innovazione.

Dopo aver costruito per molti anni partendo dagli strumenti antichi per poi passare alla chitarra classica, mi resi conto che qualunque modifica apportata alla costruzione classica (catene e raggiera) il risultato variava pochissimo sia nella risposta timbrica che in potenza e proiezione.

Per il mio carattere costruire stava diventando una noia; ben sappiamo che proporre nuove idee nel mondo degli strumenti musicali è sempre un rischio da giocare sulla propria pelle… ma a me piacciono le sfide.

Mi intrigavano molto i risultati ottenuti da un Australiano: Smallman, le sue chitarre risultavano molto potenti e ricche di suono pertanto decisi di studiare un po’ il suo progetto e prendere degli spunti su cui lavorare. Stava prendendo piede anche la realizzazione del sound-port sulla spalla dello strumento e dopo aver realizzato alcuni esperimenti realizzai il mio progetto di chitarra moderna.

La direzione è stata quella di ottenere si uno strumento più potente ma soprattutto di potenziare la ricchezza di armoniche e la proiezione sonora, tutto questo è stato possibile fondendo il progetto moderno con la tradizione classica… strumento ben teso nella struttura ma sottile e leggero, per quanto la tipologia costruttiva mi consentiva.

Partendo dal progetto Smallman, chitarre da oltre 3 kg di peso ho studiato una struttura alleggerita fino a scendere al peso quasi di una tradizionale kg 1,700 circa ma con le caratteristiche di emissione e prontezza di quel progetto, il risultato è stato entusiasmante e ha incontrato il favore di molti chitarristi aperti alle innovazioni…ovviamente anche le più spietate critiche dei conservatori, poco propensi o non preparati ad uno strumento più moderno.

E non finì così l’avventura: dopo una decina di anni studiando nuovamente il progetto ho pensato di applicare alcune leggi della fisica alla costruzione derivate anche dalla passione per i motori:( cono Venturi…teorema di Bernoulli sul movimento dei fluidi), ho applicato alla chitarra un diaframma che ha la funzione di modificare il movimento dell’aria interna alla cassa dello strumento e consente inoltre di modificare timbrica e produzione di armoniche.

Che dire il mio lavoro è stato ed è un divertimento, una sfida con me stesso e…pensate costruisco ancora chitarre tradizionali….perché è da lì che viene la mia esperienza.

W.M.: Grazie Maestro per la sua disponibilità.

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