Chitarra Classica – Intervista al M° Vincenzo Saldarelli


Vincenzo Saldarelli ha studiato chitarra con Alvaro Company e composizione con Carlo Prosperi.
E’ laureato in Giurisprudenza, con tesi in Filosofia del Diritto Stato del benessere: Diritto e Musica”, con Luigi Lombardi Vallauri.
Docente presso il Conservatorio di Musica O.Vecchi-A.Tonelli di Modena, dove per alcuni anni è stato direttore, tiene corsi di perfezionamento.
Ha composto per chitarra e per organici vari, con segnalazioni in concorsi quali il “Viotti” di Vercelli.
Importanti autori contemporanei gli hanno dedicato composizioni che ha presentato nei maggiori Festivals internazionali e registrato in molti dischi. Tra questi Goffredo Petrassi, Suoni notturni, Nunc, Alias, Seconda Serenata–Trio, Giacomo Manzoni, Echi, Camillo Togni, Quasi una Serenata, Francesco Pennisi, Intermezzo, Armando Gentilucci, Nel flusso del tempo.
Ha tenuto concerti in tutto il mondo come solista, in duo con voce, violino, flauto, con orchestra (Vivaldi, Giuliani, Rodrigo, Villa Lobos, Prosperi) e con il Trio Chitarristico Italiano. Evento di particolare rilievo con il Trio la “prima” di Memorie per tre chitarre concertanti e orchestra di Bruno Bartolozzi, con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretta da Riccardo Muti.
Nel DVD del quarantennale del Trio è presente un brano dedicato da Ennio Morricone con una intervista inedita al compositore.
Nel 2020 al 25° Convegno Internazionale di chitarra a Milano il Comitato Scientifico ha assegnato all’unanimità il Premio speciale “Una vita per la chitarra” al Trio Chitarristico Italiano.
Molte le pubblicazioni con Suvini Zerboni, Bèrben-Curci, Sinfonica, Ricordi (Metodo per chitarra) e vari LP e CD.
Ha realizzato un doppio CD con volume Appunti di viaggio sulla chitarra nel XX° secolo (GuitArt International).
Pubblicata nel 2022 per éditions l’empreinte mélodique la raccolta Omaggio alla Schola Fiorentina, sei pezzi per chitarra con sue composizioni in omaggio a Bruno Bartolozzi, Arrigo Benvenuti, Sylvano Bussotti, Alvaro Company, Carlo Prosperi, Reginald Smith Brindle.
Pubblicato nel 2022 un doppio CD EMA Vinci dal titolo Là dove ‘l sì suona, dedicato a sue composizioni e a nuove interpretazioni di brani per chitarra di Bussotti, Company, Manzoni, Pennisi, Petrassi e Talmelli.
Ephemerides, Concerto per chitarra, con flauto o violino concertante e Orchestra da Camera, è stato presentato in “prima mondiale” il 22 ottobre 2022 al Festival “Autunno Chitarristico,10a edizione 2022, Conservatorio “N. Sala” di Benevento”. Il Concerto è pubblicato da éditions l’empreinte mélodique.
Una sua nuova composizione per sei strumenti, Introduzione e Fantasia, omaggio per il centenario della nascita di Italo Calvino e ispirata a Lezioni americane, è stata presentata in “prima assoluta” al GIF-GAMO INTERNATIONAL FESTIVAL, 11 novembre 2023, Murate Art District, Firenze.​ La composizione è pubblicata da éditions l’empreinte mélodique.


W.M.: Salve Maestro, grazie di aver accolto l’invito a questa intervista. Ci racconta dei suoi inizi musicali e del perché la chitarra?

V.S. Alcune coincidenze mi hanno in qualche modo illuminato verso i miei percorsi musicali. Vorrei dire innanzitutto che i miei genitori erano persone di grande apertura e con tre figli maschi hanno saputo lasciare a ciascuno lo spazio per esprimersi. Un primo evento è un concerto che ascolto con mio padre ad Arezzo per gli Amici della Musica, con il Trio di Roma, attivo fin dagli anni ’30, violoncellista è il mio caro zio Antonio Saldarelli, docente al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma. E’il mio primo concerto di musica classica; mi emoziona, per il fiume di note, per la destrezza dei musicisti, mi colpisce moltissimo perché non immaginavo questa grandiosità di suoni e di gesti…. e com’era bello il movimento di arcate di mio zio…… Da qui credo di aver elaborato il desiderio di avvicinarmi alla musica.
Detto fatto: rientrati a Cagliari, dove abitiamo, papà cerca un maestro privato, noleggia un pianoforte ed inizia la mia piccola storia musicale con il primo Maestro, che si chiamava Manservigi. Allora non esistevano tante scuole di musica, in Italia chi voleva far musica entrava in un Conservatorio oppure prendeva lezioni private. In quei tempi però ascolto molta musica, fino a che non vedo un vinile, con la foto di un bel signore con la chitarra: è Andrès Segovia. Quel primo ascolto fa il suo effetto. Non me ne stacco più e cerco di riprodurre quelle melodie al pianoforte, finchè un giorno arriva mio fratello maggiore con una chitarra e mi dice “provala un po’ se ti piace”. Da immaginarsi cosa potevo fare, non sapendo dove mettere le mani. Si attiva il mio Maestro, uno di quei musicisti eclettici che però ti aprono la mente con lievità. Comincio a combattere con la chitarra e mi diverto a leggere metodi e libri come autodidatta, fino a che il nostro Manservigi mi dice un giorno chiaramente “guarda Vincenzino, io non sono chitarrista e posso arrivare fino a un certo punto, ora prosegui da te e quando potrai cerca un bravo maestro chitarrista”.
Nel ’63 ci trasferiamo da Cagliari a Firenze, io studio al liceo classico ma continuo con il pianoforte e con la chitarra, sempre come autodidatta. Arriva un giorno una telefonata del mio zio violoncellista che dice a papà circa questo “è a Firenze un bravo chitarrista romano che sta facendo il militare, gli ho detto di farsi vivo con voi per conoscere Vincenzo e dargli qualche consiglio, si chiama Bruno Battisti D’Amario”. Anche in questo caso detto fatto. Conosco Bruno, viene a trovarci a casa in divisa da allievo ufficiale, mi suona qualcosa, io incantato, mi ascolta e mi dà qualche suggerimento, in primis come fare qualche scala in modo decente! Vado anche ad ascoltare un concerto che Bruno tiene al circolo ufficiali di Rovezzano, ma poi rientra a Roma finito il servizio militare e da quel momento perdo i contatti.
Lo zio Antonio mi consiglia intanto di andare a studiare pianoforte con il suo amico Amleto Manetti, docente al Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze, e di farmi sentire da Alvaro Company da poco docente di chitarra, sempre al Cherubini. Gli telefono e mi dice di andare a fargli sentire qualcosa. Gli suono Recuerdos de la Alhambra e qualcos’altro, mi dice di fare domanda per l’ammissione al Cherubini. Sarò ammesso e inizia lo studio serio della chitarra.

W.M.: Ci parla dei maestri, tracciando un loro profilo musicale/ personale che hanno contribuito alla sua formazione?

V.S: Dell’inizio del rapporto con Company ho già accennato. Parlare del personaggio Company richiederebbe un volume e, per inciso, sto ultimando proprio un libro su di lui.
Mi soffermo per ricordare la sua recente scomparsa nel 2022, che si aggiunge a quelle di Alfonso Borghese e di Roberto Frosali, gli amici del Trio, di Angelo Gilardino e da poco di Oscar Ghiglia, ed anche di alcuni bravi liutai, una vera sequenza di lutti per il mondo della chitarra! 


Il primo approccio con Alvaro è illuminante: vado a trovarlo un’estate per un ascolto preliminare all’esame di ammissione al Conservatorio. Sta lavorando ad una Suite di Bach, mi ascolta e mi dà subito un piccolo suggerimento, senza giudizi sul mio modo di suonare da autodidatta: curare la qualità del suono, riconoscendomi doti di musicalità, bontà sua! Quindi un primissimo insegnamento già sul come affrontare un nuovo modo di sentire i suoni della chitarra.
E’questa l’idea che accompagnerà i miei studi con Company, l’attività artistica, la scoperta di nuovi mondi sonori che caratterizzeranno le mie ricerche musicali. Ma qui siamo già un po’ avanti con la storia e ne parlerò tra poco, quindi faccio un passo indietro.
All’esame di ammissione sostengo la mia prova con i brani che avevo tra le dita, in commissione c’è anche il mio Maestro di pianoforte Amleto Manetti, allora vicedirettore. Sono ammesso ed inizio il corso allora “straordinario”, quindi ancora senza diploma finale. Trovo alcuni veterani quali Paolo Paolini e Roberto Frosali ed altri già allievi, tra i quali Milan Wetter e Alfonso Borghese. Con Company frequento il Conservatorio per soli quattro anni, poi lo seguo nei corsi che terrà a Villa Schifanoia per l’Università statunitense del Rosary College.
Impronta è l’apertura verso la personalità dell’allievo, rigore verso le tecniche delle due mani, senso del suono e della timbrica. Company poco dopo l’inizio del corso di chitarra mi consiglia di iscrivermi anche alla Scuola di Composizione, riscontrando il mio interesse verso la costruzione musicale.
Inizio anche composizione con Carlo Prosperi, esperienza formidabile.
Altro da dire è riguardo all’approccio verso nuove tecniche e da lì si svilupperà il mio “Amare la musica contemporanea” (cito volentieri questa recente frase dell’amico Frédéric Zigante, il quale intitola proprio così il mio seminario tenuto nel maggio 2017 al Conservatorio di Alessandria).Entro ora in qualche dettaglio significativo. In primo luogo la ricerca di diteggiature, sia per la mano sinistra che per la destra, non scontate, ma con l’idea costante di costruire una sorta di orchestrazione nel brano, anche con il superamento dei diteggi ottocenteschi, generalmente risolti nelle prime posizioni o linearmente sui cantini per le voci superiori. Questi non sono interessanti, perché ripetitivi, forse adatti per i suonatori/compositori dell’epoca, con le chitarrine piccole e con i destinatari della “musique de salon”. Emerge l’esperienza degli anni che Company aveva trascorso a Siena con Andrès Segovia, scoprendo la ricerca della bellezza del suono e della cantabilità. Brani già celebri o altri da riscoprire sono affrontati con atteggiamento nuovo.
Lavoro con lui la Grande Sonata di Paganini e la Sonatina III op.71 di Giuliani, tra le altre.
In Paganini alcune frasi virtuosistiche sono risolte non con il consueto scorrimento sulla tastiera, ma con la ricerca di diteggiature più elaborate, utilizzando scambi di corde, ad esempio nelle cascate di ottave, o seste o decime.La Sonatina di Giuliani viene completamente ripensata, con diteggiature e dinamiche per me davvero innovative. Le sperimentiamo insieme, fino a quando Company mi chiede di collaborare con la collana che stava curando per le edizioni Suvini Zerboni. Così vede la luce la mia prima revisione pubblicata e che allora suscitò notevole curiosità, con articoli su riviste del settore; tra questi uno molto bello proprio di Angelo Gilardino, in quegli anni già molto noto anche come musicologo della chitarra. Analoga apertura e generosità Alvaro rivela poi facendomi realizzare altre revisioni, la Suite in sol minore di Robert De Visée ed altre però non pubblicate. Proseguirò con la pubblicazione di tante opere sia per Suvini che per Bérben.Gli anni di studio con Company sono stati in realtà pochi, anche perché ho iniziato presto l’attività concertistica e la docenza. Ma è stato ricorrente il suo contributo di idee e di esperienze lungo i decenni di attività.

Ricordo qualche avvenimento.

Per alcuni brani del repertorio che il Trio stava costruendo – cito il Rondò del Trio di De Call e il Trio di Diabelli – Company suggerisce soluzioni efficaci di concertazione, con scambi di parti per evitare la ripetizione delle stesse frasi alla medesima chitarra.
Tempo dopo un’esperienza bella e in qualche modo divertente. Siamo nel 1993 e Alvaro ci chiede di preparare insieme il suo Memento! (dedicato a A.Segovia) per quattro chitarre, per le celebrazioni a cento anni dalla nascita di Segovia. Le prove d’insieme sono stimolanti, per le continue limature che apporta Company, dal canto suo diligente quarta chitarra! Ma la cosa per me divertente fu quando, ormai al termine delle nostre prove di montaggio, un bel mattino Alvaro arriva a casa mia, dove si provava, e ci dice “ ragazzi…. ecco il secondo pezzo! Il Quartetto cosi com’era non mi convinceva…..” momento di panico in Frosali, io e Alfonso invece ci guardiamo un po’ perplessi, ma pian piano arriviamo ai concerti. Il primo di questi è il 28 settembre di quell’anno, alla Sala del Buonumore del Conservatorio per gli Amici della Musica di Firenze ; il Trio tiene un intero concerto che comprende anche Memento. Il secondo concerto è il 10 dicembre a Palazzo Chigi Saracini per l’Accademia Musicale Chigiana, con il quartetto in “prima esecuzione integrale” (considerando la parte aggiunta da Company).
Per concludere ricordo le prove di acutezza musicale di Alvaro nel corso del lavoro che io e Alfonso Borghese abbiamo fatto per la preparazione della sua composizione Leos pas de deux per due chitarre, poi registrato in CD pubblicato da EMA Vinci nel 2020.

W.M.: Maestro, lei fa parte di quella generazione che ha avuto l’opportunità di ascoltare e conoscere il grande maestro andaluso A. Segovia. Che ricordi ha delle sue lezioni?

V.S.: Ho conosciuto Andrés Segovia ed ascoltato più volte suoi indimenticabili concerti, ma non sono stato suo allievo, anche perché, come detto prima, ho iniziato presto l’attività concertistica e didattica e non avevo più molto tempo per seguire corsi. Ho invece ascoltato molto le registrazioni di Segovia e con attenzione i suoi concerti. A tal proposito il Teatro Comunale di Bologna e quello di Modena mi chiesero di scrivere le note per i programmi di sala di suoi concerti, mi pare nei primi anni ’80. Questo deriva dal fatto che scrivevo già articoli e saggi; per alcuni anni sono stato il vice di Leonardo Pinzauti, critico musicale de “La Nazione” di Firenze, con una frequentazione continua di concerti ed opere, cosa devo dire molto formativa per me, anche per gli studi di composizione.
Un simpatico episodio. Dopo il concerto di Bologna Segovia mi invita a cena, c’è lui, il segretario e la moglie di Alirio Diaz; serata vivace, è molto cordiale, pieno di appetito e fa onore alle cucina bolognese con spirito davvero conviviale, un ricordo bellissimo.
Altri episodi sono le sue visite alla classe di chitarra di Company al Conservatorio di Firenze – in quell’occasione io gli suono studi di Sor – poi una mia esecuzione della Sonatina di Torroba davanti a lui in un concerto a Villa Schifanoia a Firenze. Al termine mi farà un caldo apprezzamento sull’interpretazione e sul suono, con una sorta di viatico ad andare avanti.

W.M.: Verso quale tipo di repertorio si sente particolarmente attratto?

V.S.: Confesso che amo ascoltare, studiare e suonare tutta la musica che mi affascina, senza schemi precostituiti di epoche e di autori.
La mia attività concertistica si è svolta proponendo moltissimi autori contemporanei, che ho sempre cercato di includere nei miei programmi. Per un certo periodo ho presentato in sedi importanti un programma che ritengo molto particolare, con quattro Sonate, quelle di Paganini, Torroba, Turina e Castelnuovo Tedesco, tutte a memoria, come per altri tre/quattro programmi diversi che ho suonato in giro per il mondo per anni, anche con chitarra a dieci corde (per due Suites di Bach). Molti gli autori contemporanei che mi hanno dedicato composizioni o che mi hanno invitato a interpretarle e tra questi ricordo con affetto Petrassi, Bussotti, Togni, Clementi, Donatoni, Pennisi, Gentilucci, Manzoni e tanti altri.
Speciale il rapporto con Goffredo Petrassi, e qui racconto un importante lavoro legato alle sue composizioni per chitarra. Mi riferisco all’LP del 1978 “Goffredo Petrassi – Suoni Notturni – Seconda Serenata / Trio – Nunc – Alias” prodotto dalla casa discografica Italia e che ad oggi mi risulta essere l’unica opera monografica dedicata ai brani per chitarra di Petrassi.
La Fonit Cetra, negli anni ’70 ancora della RAI, aveva programmato una collana di dischi dedicati a compositori italiani del Novecento, invitando alcuni prestigiosi solisti per la realizzazione di quella che sarà denominata Serie Italia.
Di Petrassi erano già stati pubblicati alcuni LP con le composizioni orchestrali e Fonit Cetra stava iniziando a registrare il repertorio solistico e da camera. E’ proprio Petrassi che mi chiede di collaborare a questo progetto; vengo contattato dai responsabili della casa discografica per iniziare le registrazioni presso lo studio Axon di Edoardo Ogando a Roma. Petrassi aveva scelto di far registrare proprio da me – mi aveva ascoltato interpretare le sue composizioni in diversi Festival – Suoni Notturni, Nunc e la Seconda Serenata-trio per arpa, chitarra e mandolino. Dopo sedute di prove con l’arpista Claudia Antonelli e il mandolinista Riccardo Pellegrino realizziamo la registrazione di questa meravigliosa composizione. I brani per chitarra sola li avevo già registrati. Dopo questo lavoro Ogando chiama Petrassi per l’imprimatur alle registrazioni.
Petrassi ascolta tutto, rimane colpito dal lavoro compiuto e dalle interpretazioni e dopo una riflessione ci dice che con questi tre brani il disco non è completo, ma non ha alcuna intenzione di inserirvi pezzi diversi. Decide quindi di scrivere una nuova composizione per completare questo disco perché vuole che sia interamente dedicato alla chitarra e comunque agli strumenti a pizzico da lui così amati.
Poco tempo dopo mi comunica che ha composto un pezzo per chitarra e clavicembalo e che me lo invierà per verificarne la scrittura chitarristica. Così avviene, la composizione si intitola Alias – io ne ho ancora una copia manoscritta – fisso le prime prove con la clavicembalista Mariolina De Robertis. Vado a Roma e lavoriamo il pezzo, alla presenza dello stesso Petrassi, il quale, con grande sensibilità ed apertura, apporta alcune modifiche rispetto alla prima stesura. La versione definitiva sarà da me revisionata e pubblicata da Suvini Zerboni. Nell’Agosto 1977 Alias vene presentato in “prima” alla Settimana Musicale Senese dell’Accademia Chigiana, presente il mondo musicale italiano, poi il brano viene registrato, sempre nello studio Ogando, e completa finalmente il disco.
Questa è la storia, che avrebbe potuto forse vedere un altro capitolo, con edizione di ristampa in CD se purtroppo la Fonit Cetra non fosse stata poco tempo dopo soppressa o ceduta, non so bene, da mamma RAI… mi auguro non per colpa del mio disco!
Collego questa straordinaria esperienza ad un altro nome prestigioso, Aldo Clementi, il quale scrive proprio le note a quel disco, altro personaggio indimenticabile del mio viaggio intorno alla musica contemporanea e che forse fa capire quanto sia stato e sia affascinante tale percorso, con un continuo contatto personale con i compositori, a volte una vera e propria amicizia, sempre uno stimolante scambio di idee.
Aldo merita proprio un ricordo affettuoso, perché risale ai tempi dei Corsi di Perfezionamento di Sargiano in Arezzo del 1978 e seguenti. Vi è qui un bel gruppo di avventurosi musicisti, docenti dei corsi che, nella quiete del convento dei frati, fanno lezione, tengono concerti, con tanti personaggi che gravitano intorno alle iniziative dell’annesso Festival.
Clementi tiene il corso di composizione ed è, negli intervalli dalle lezioni, sempre a caccia di volontari per giocare a scacchi, credo sua vera passione. L’altra è la motocicletta! Era infatti venuto da Roma ad Arezzo con una bellissima moto d’epoca. Persona squisita, compositore originale, pianista eccellente. Ho modo di constatarne la bravura quando una volta mi invita a Roma e suona alcuni brani al pianoforte…bravo davvero. Con le sue musiche ho molte soddisfazioni, sia artistiche che di piacevolissimo rapporto personale. Ecco qualche momento.
Con il liuto presento la Fantasia su frammenti di Michelangelo Galilei, in “prima” nel 1979 alla 36° Settimana Musicale Senese dell’Accademia Chigiana, con la chitarra presento nel 1980 Dodici variazioni a me dedicate in “prima” al XXIII Festival dei Due Mondi di Spoleto, nel 1975 il Trio Chitarristico Italiano aveva eseguito Reticolo 3, sempre in “prima” per la XXXV Stagione Concertistica Angelicum di Milano.
Tra tutti questi eventi è ovvio che ho molti incontri con Aldo, affascinante conversatore, critico acuto, compositore secondo me da riscoprire e studiare per la profondità di costruzione polifonica ed armonica che caratterizza la sua produzione.

Ora compio però un passo indietro per far capire meglio la mia attenzione verso la musica del presente. E’ l’esperienza del mio primo disco, con l’oboista Lothar Faber.
La registrazione avrebbe dovuto farla Alvaro Company, anche perché aveva lavorato a fondo con due composizioni, Aulodia di Bruno Maderna e Musica a 2 di Lawrence Singer. In particolare per Aulodia aveva realizzato la parte per chitarra come una sorta di ri-composizione, con il viatico dello stesso Maderna che poi autorizza l’edizione per Suvini Zerboni. Per dettagli rinvio a quanto ho scritto nel volume “Appunti di viaggio sulla chitarra del XX° secolo” per GuitArt.
Ma Company rinuncia all’impegno per motivi di salute e chiede a me di affrontare quel lavoro, conoscendo la mia già spiccata attenzione verso la nuova musica.
Mi metto a studiare come un matto questi pezzi, per nulla semplici. Mi ricordo l’episodio dello studio nello scompartimento ferroviario davanti agli amici del Trio – in giro per concerti – finchè non arriviamo a Ferrandina, stazione di smistamento per proseguire poi a Matera con la ferrovia del Far West! Quindi vado a Milano, incontro Lothar Faber, in quegli anni al vertice del concertismo, andiamo in studio e registriamo. Dopo mi saluta al telefono Bruno Maderna, il quale era malato e non aveva potuto assistere alla registrazione. Il disco esce nel 1973; purtroppo non ho potuto conoscere Maderna personalmente. Il disco è ristampato nel 1978 da Fonit Cetra per la Serie Italia, già citata per Petrassi, con una nuova bella grafica di copertina!

W.M.: La sua attività concertistica si è divisa tra quella individuale e quella con il trio. Ci racconta?

V.S. Alcuni aspetti e storie sulla mia attività li ho raccontati già nella precedente risposta. E’ anche vero che troppi viaggi, incontri, esperienze professionali ad ampio raggio rendono un po’ difficile la scelta di aneddoti o di ricordi. Uno tra i tanti, raro per chi svolge un’attività concertistica nel campo della musica classica, è l’incontro con la realtà musicale dell’India. In occasione di uno dei miei giri di concerti ne ho tenuto uno speciale, suonando con un celebre sitarista indiano, Debu Chaudhuri, originario di Calcutta. “A happening with Debu Chauduri and Vincenzo Saldarelli Sitar &Classical Guitar”, così fu intitolato l’evento , tenutosi il 25 febbraio 1975 alla Delton Hall di Nuova Delhi per la “Delhi Music Society and Italian Embassy Cultural Centre”. Il concerto si svolge nell’arco di più di due ore, con me alla chitarra che propongo temi classici, ad esempio di Paganini, e Debu al sitar che, accompagnato dalla
tabla di un suo collaboratore, improvvisa su questi temi. Poi Debu mi espone una melodia su scale “raga” ed io improvviso alla chitarra, con tutti gli effetti possibili. Così il concerto si dipana per lungo tempo davanti ad un foltissimo pubblico – presente anche Sonja Gandhi – così partecipe ed entusiasta da rimanere molto deluso perché ad un certo punto concludiamo le nostre improvvisazioni. Esperienza rimasta nella memoria, tornata in mente per questo racconto, così viva che in una mia composizione per tre chitarre, Elegia cromatica a tre, inserisco una serie di variazioni su temi “raga”.

Tra i concerti tenuti in tutto il mondo come solista con programmi molto vari, come ho accennato prima, ricordo con piacere quelli con orchestra, esperienza che mi ha aperto anche conoscenze più approfondite per la mia attività di compositore, di cui magari mi piacerebbe parlare brevemente in chiusura. Quindi l’interpretazione dei concerti di Rodrigo e di Prosperi, con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, quello di Villa Lobos con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, con ben sei repliche, quello di Giuliani ed ancora Villa Lobos in Bulgaria ed altrove. Esperienza molto formativa.

L’attività con il Trio Chitarristico Italiano riguarda una parte essenziale della mia storia artistica. Intanto la nascita del Trio è legata ad una mia idea di giovane chitarrista, anche attivo in altri campi. Collaboro con il quotidiano “La Nazione” di Firenze, come “vice” del noto critico musicale e musicologo Leonardo Pinzauti. Nel 1969 Pinzauti mi chiede di coadiuvarlo per una stagione di concerti per il Circolo Borghese e della Stampa di Firenze, di cui è consigliere e mi invita a suonare. Accolgo volentieri la proposta e lo aiuto a preparare il calendario; invece di suonare come solista ho un’idea diversa.
Avendo letto alcuni pezzi per più chitarre chiedo a due amici del Conservatorio, Alfonso Borghese e Roberto Frosali, di provarli. La cosa funziona, ne parlo con Pinzauti e viene inserito nel cartellone il concerto del Trio che si sarebbe poco tempo dopo chiamato “Trio Chitarristico Italiano”. Il 15 marzo 1970 è la data del debutto.
Il repertorio nel tempo si arricchisce con brani originali, trascrizioni da Bach, Vivaldi, De Falla, Albeniz, Granados, composizioni scritte per il Trio da Prosperi, Smith Brindle, Peruzzi, Company, Bartolozzi, Benvenuti, Luciani, Clementi, Pennisi, Talmelli, fino ad un recente lavoro di Ennio Morricone. Con programmi molto vari il Trio compie così più volte giri di concerti nel mondo, realizza molti dischi, cura un’apposita collana editoriale, facendo conoscere una nuova idea della chitarra intesa in una veste cameristica molto originale ed innovativa.

W.M.: Che strumenti utilizza? Ha delle preferenze?

V.S.: Le mie prime chitarre sono di Piretti e Raponi, quest’ultima regalatami da mio fratello Luca il quale mi accompagna in auto a Roma a ritirarla dal liutaio che abitava alla Magliana, simpatico, la moglie amica della moglie di Alirio Diaz.
La mia prima Ramirez è del 1971, scelta a Madrid tra molti strumenti, insieme agli amici del Trio. E’ quella che suono ancora oggi avendone riscoperto il fascino del colore e le grandi potenzialità timbriche. Per alcuni anni ho suonato anche con chitarre di Alan Wilcox, di Manuel Contreras, di Lorenzo Frignani.

W.M.: La sua attività come compositore?

V.S. Questa domanda penso possa concludere l’intervista e ringrazio W.M. per la pazienza dimostrata!
Ho composto brani per chitarra sola e per organici vari, ottenendo alcune segnalazioni in concorsi quali il “Viotti” di Vercelli. Dopo le prime composizioni, Introduzione ed Elegia per violino e chitarra e Per la chitarra, l’intensa attività concertistica mi ha portato a riprendere la composizione solo dagli anni ’80 con Elegia Seconda per flauto, ottavino e chitarra, Per la chitarra ancòra …, il limpido orizzonte per chitarra a 10 corde, Elegia Terza per voce recitante e pianoforte dedicata a Sylvano Bussotti per il 60° compleanno.
Più recenti sono alcuni brani per chitarra sola: Elegia Mediterranea, Due Affetti per sedici corde (I Affetto, a Silvia per chitarra a sei corde , II Affetto, a Renata per chitarra a sei o dieci corde), Cinque studi da “Lezioni americane” di Italo Calvino, Cinque danze per amici, Canzone e cinque variazioni, dedicata alla nota virtuosa vietnamita Thu Le, che l’ha anche registrata in cd, Triplo per chitarra sola e per due chitarre, Bruzia, Danze erranti.
Per organici da camera Elegia Cromatica a tre per tre chitarre con ukulele ad libitum, Lametos per chitarra obbligata e più strumenti, Cometa per voce e chitarra ed alcuni brani ancora non pubblicati né eseguiti quali MiFaSi’s Trio per violino, clarinetto e chitarra, Largo scintillante per viola e chitarra,
Solstizio d’inverno per violoncello e pianoforte e Barcarola per due chitarre, richiestami da Lucio Matarazzo per il duo con Giovanni Masi e da poco consegnata.
Composizioni con organici più ampi sono quelle citate nel curriculum, per chitarra e orchestra e per sei strumenti.
Direi che ora possiamo salutarci, in altra occasione potrò raccontare altre cose ed aspetti che qui non ho affrontato, quali la lunga esperienza come docente e come direttore di Conservatorio, le attività di promozione musicale e di saggistica ed altro.
Ho fatto con vero piacere questo racconto cercando di renderlo il più vario possibile.
Un saluto amichevole anche ai vostri lettori, che mi auguro numerosi.