La ferocia dei mediocri


I sondaggi lo dicono chiaro. La sinistra è in affanno.
Se si votasse ora, vincerebbe la destra, subito seguita dai pentastellati del M5S.
Anche il piccolo sondaggio che stiamo conducendo qui, sulla home page di WeeklyMagazine, pur senza alcuna pretesa di rappresentatività (il campione è ancora troppo piccolo dal punto di vista statistico), è coerente con le proiezioni delle grandi società di statistica.
Chiaramente i giochi sono ben lungi dall’essere compiuti ma in questa situazione di grande imbarazzo politico, di nervosismo, la sinistra si affida alle uscite di un comico di secondo piano oramai al tramonto che, incapace di intrattenere il pubblico con una satira arguta, non sa fare altro che essere grossolanamente feroce su Claretta Petacci, un incolpevole morta, rea solo di essere stata l’amante di Mussolini in quanto non ha mai preso parte alla vita politica del Paese del “ventennio”.
Dunque una sorta di vendetta trasversale mediatica.
Sinceramente, questo modo di fare politica non può rappresentare alcun italiano.
E neppure di spettacolo o di giornalismo si può parlare, tanta é l’incivile ignoranza che da esso traspare.
Il Codice Penale, pur con la depenalizzazione dei reati minori voluta da Renzi, prevede il reato di “vilipendio di cadavere” ossia punisce “chiunque commette atti di vilipendio sopra un cadavere o sulle sue ceneri” con pena edittale da uno a tre anni. La pena, prima della mano tesa di Renzi ai trasgressori (di questo ed altri 120 reati), andava addirittura fino a sei anni.
Chiaramente si tratta di una norma che tutela la sacralità delle spoglie mortali di qualunque essere umano.
Ma che ne è della dignità della memoria di un defunto in quanto appartenuto a quel consesso planetario che noi chiamiamo umanità? Eppure mentre la vile materia che costituisce il corpo si corrompe e svanisce in pochi anni, l’aura e il ricordo delle persone resta immutato nelle generazioni successive e dovrebbe quindi avere una ben piú rigorosa tutela giuridica e morale.
Invece nessuno, né il Garante né qualche Commissione deontologica, sembra occuparsene e si può solo sperare che gli eredi della Petacci si affidino alla Magistratura per ribellarsi a questa viltà.
Solo pochi mesi fa, infatti, la V Sezione della Corte di Cassazione, con la sentenza n.21209/2017, ha sottolineato che non si può liberamente diffamare una persona solo perché non c’è piu, vilmente ritenendo che non possa reagire.
C’é una ben definita linea di confine, neppure tanto sottile, che separa il giornalismo, ossia il raccontare i fatti alla gente come essi si sono svolti, sia pure con una inevitabile colorazione personale, e la diffamazione gratuita come c’è sicuramente un netto confine tra la satira politica di gusto (ben venga!) e le battute pecorecce da osteria.
Una bella differenza che separa i grandi attori come Sordi o Totó (che pure non era tenero con la politica e il fascismo) e i guitti di secondo piano che non sanno far meglio che ricorrere alla volgarità e alla diffamazione.
E ci sarebbe anche da domandarsi l’entità del compenso che diamo come TV di Stato, ossia quella sostenuta con le tasche di tutti contribuenti, al saltimbanco di turno per questa inspiegabile e inescusabile mediocrità.