I Generali di Hitler (2a parte)


La prima fase della lotta si concluse con un netto vantaggio per i militari, un vantaggio che essi conseguirono indirettamente, quando Himmler seppe far leva in modo tanto efficace sui timori di Hitler, da spingerlo a compiere la sanguinosa epurazione del Capitano Rochm e di altri capi delle Camicie Brune. Non è affatto accertato che Rochm e gli altri avessero progettato di rovesciare il Führer, ma, indubbiamente, essi miravano a conquistare posizioni di primo piano nel sistema militare. Dopo averli tolti di mezzo, Hitler dovette appoggiarsi maggiormente ai generali e costoro furono in grado di ristabilire la propria supremazia nell’esercito.
La seconda fase raggiunse il punto culminante nel gennaio del 1938, quando agli stessi militari di carriera toccò cadere in un’altra trappola di Himmler. Nel 1933, Hitler aveva nominato Ministro della Guerra il Generale von Blomberg. I colleghi di Blomberg cominciarono a preoccuparsi sempre più per la sua arrendevolezza all’influenza del Führer e rimasero poi scandalizzati quando appresero che stava per sposare una dattilografa del suo gabinetto. Questo gli alienò ancora di più le loro simpatie. Ma Hitler accordò la sua benedizione a quel matrimonio tanto “democratico” e lo onorò con la sua presenza. Poco dopo Himmler presentò un dossier della polizia dal quale risultava che la sposa aveva fatto in precedenza la prostituta. Allora Hitler, in un impeto di collera, sincera o simulata, destituì Blomberg. Himmler tornò alla carica con un altro dossier che conteneva accuse, fabbricate, di omosessualità contro il Generale von Fritsch, Comandante in Capo dell’Esercito, che venne subito rimosso. In seguito, l’innocenza di von Fritsch fu accertata, ma egli non venne più reintegrato.
Hitler sfruttò lo shock morale subito dai suoi ufficiali, cogliendo l’occasione per assumere egli stesso il Comando Supremo delle Forze Armate. Questa mossa gli spianò la strada verso la conquista di un potere assoluto di controllo sulle direttive strategiche e, d’altro canto, consentì a Himmler di consolidare la propria influenza.
Con il prestigio accresciuto dalla conquista incruenta della Cecoslovacchia, Hitler fu in grado di forzare il passo nei confronti della Polonia. In questa circostanza, i generali furono un ostacolo di poco conto, salvo nel contribuire a convincerlo che non si doveva correre il rischio di una guerra provocata dalla questione polacca, senza prima assicurarsi della neutralità della Russia. D’altra parte, ottenuta la neutralità, egli fu in grado di persuadere la maggior parte dei suoi generali che la Gran Bretagna e la Francia sarebbero rimaste fuori dal conflitto e che, attaccando la Polonia, la Germania non correva il rischio di trovarsi coinvolta in una guerra su larga scala.
L’invasione della Francia fu ordinata da Hitler a dispetto dei molti dubbi dei generali. Il successo fu dovuto ai nuovi criteri tattici e alle nuove armi, di cui il Führer aveva imposto l’adozione e, in parte, agli errori dei generali francesi, errori sui quali i capi militari tedeschi non avevano fatto assegnamento. Dopo quella vittoria, Hitler riempì di sé gli occhi del mondo e il lauro del trionfatore cinse la sua fronte, non quella dei generali. Anzi, egli si auto-incoronò. In cuor suo era convinto di essere il più grande di tutti gli strateghi e, da quel momento in poi, si intromise sempre di più nella loro sfera di competenza e fu sempre meno disposto ad ascoltare qualsiasi loro argomento che fosse contrario alle sue mire.
La maggior parte dei comandanti si preoccupò molto quando si rese conto che Hitler voleva gettarsi a capofitto contro la Russia. Del resto, come la maggior parte degli specialisti, erano alquanto sprovveduti sui problemi estranei alle loro competenze e Hitler fu particolarmente abile a convincerli che la debolezza interna della Russia avrebbe influito in modo decisivo sulla sua efficienza militare. Le fasi iniziali del conflitto si conclusero con grandi successi, che però non risultarono affatto decisivi, anche perchè la capacità di resistenza della Russia era stata sottovalutata. Con l’arrivo dell’inverno, la saggezza avrebbe consigliato una sosta delle operazioni, ma Mosca sembrava così vicina che né Hitler né i suoi generali poterono resistere alla tentazione di proseguire l’avanzata. L’offensiva continuò ad oltranza anche quando le probabilità di successo si erano ormai dileguate e si concluse con un capovolgimento che, per poco, non risultò fatale.
Ma il Führer riuscì a portare la sconfitta a proprio vantaggio. Approffittando della malattia del Generale von Brauchitsch, Comandante in Capo dell’Esercito, lo sollevò dall’incarico e assunse personalmente il Comando. Non solo, il congedo di Brauchitsch venne annunciato in modo da farlo apparire il consueto allontanamento diplomatico di un comandante che aveva mal condotto la campagna. In tal modo, “prese due piccioni con una fava”.
Da allora in poi, per tutta la durata della guerra, ignorò ogni punto di vista dei militari sulle questioni politiche e i giudizi sulla materia specifica di loro competenza. Se un generale avanzava una protesta, Hitler poteva sempre trovarne un altro che, per ambizione, accettava di prenderne il posto, dimostrando incondizionata fiducia nel suo Führer. Nello stesso tempo era stata spianata la strada a un sempre crescente rafforzamento dell Waffen SS a spese dell’Esercito, mentre spie naziste venivano infiltrate in tutti i comandi, perchè tenessero d’occhio i comandanti. Le possibilità di successo di una eventuale rivolta militare, diminuirono progressivamente. Tutto ciò che i generali potevano fare era trarre il miglior partito dagli ordini che ricevevano, oppure il peggiore. C’è motivo di sospettare, infatti, che alcuni generali si indussero a eseguire ordini che giudicavano disperatamente imprudenti pur di aver modo di sabotare i piani di Hitler e affrettare la fine della guerra.