Silvio è morto. E adesso, poveretti, su chi lanceranno gli strali i soliti benpensanti?


Alla fine, come sempre accade, anche il Nemico se n’è andato.
Lo avevano crocifisso in vita centinaia di volte, migliaia forse, personaggi pubblici e gentaglia di ogni risma si era accanita contro l’uomo per invidia, per convenienza, oppure solo per l’ignorante arroganza che contraddistingue una certa sinistra.
Lo avevano inchiodato i magistrati decine di volte e decine di volte ne era uscito pulito, sempre assolto, anche nell’ultimo processo farsa. Neanche un post-it nel suo casellario giudiziale.
Lo avevano attaccato i giornalisti più faziosi, con epiteti ingiuriosi che lui con un sorriso ha sempre respinto senza scomporsi, con accuse stupide quanto infamanti che lo avevano solo infastidito senza mai lasciare traccia della loro sozzura.
Lo avevano insultato, anche pesantemente, gli avversari più scalmanati ma non sono mai riusciti a ferirne l’anima. Le vignette di una certa satira potevano anche far ridere, altre invece facevano – e fanno – solo fremere di rabbia per l’accanimento becero contro un morto il quale, per definizione, non può più difendersi.
Lo avevano addirittura messo alla gogna con accuse infamanti facendo per giunta una legge appositamente retroattiva per cacciarlo dal Parlamento e levargli il titolo di Cavaliere del Lavoro, lunghi anni lontano dalla politica attiva grazie anche alla complicità di Cariche dello Stato tanto alte quanto indegne di quei ruoli.
In alcuni casi, vedendo vacillare il proprio onore aveva dovuto intervenire direttamente per rintuzzare gli attacchi sgangherati che la politica gli sguinzagliava contro grazie ai suoi bavosi cani televisivi. Memorabili le telefonate a Lerner e a Santoro (il quale in verità con l’avanzare della vecchiaia si è ricreduto sul suo storico avversario). Memorabile il siparietto dallo stesso Santoro quando pulì col fazzoletto la sedia da cui si era appena alzato Travaglio, per poi sedersi a sua volta tra gli applausi di un pubblico che il conduttore schiumante non riusciva più a controllare.
Adesso che l’avversario è morto cosa faranno quei poveretti “orbi di tanto spiro”? Ora che non c’è più chi, sempre manzonianamente parlando, li metterà con loro gran sorpresa insieme e li manderà insieme a spasso?
La critica feroce e l’insulto politico non erano cosa da politica italiana fino a trent’anni fa. Nessun politico della prima repubblica si sarebbe mai sognato di usare termini meno che rispettosi nei confronti del peggior rivale, e anche i comportamenti erano sempre improntati al rispetto dell’uomo, considerato comunque al di sopra delle idee che rappresentava. Ricordiamo Almirante che andò al funerale di Berlinguer e lo stato maggiore del PCI che ricambiò la dolorosa visita quando il segretario missino lasciò questa Terra. Ricordiamo anche nel lontano dicembre del 2009, dopo l’agguato della statuetta in piazza Duomo, un Bersani fresco segretario del Pd che al capezzale di Berlusconi gli tenne la mano per mezz’ora, ma fu un lampo nella notte, perché la moda di insultare e infangare gli avversari che da anni era già in voga, dal tempo della segreteria Fassino in poi aveva dilagato.
Adesso non c’è più il bersaglio. Se ne stanno già accorgendo: le vignette di Vauro e degli altri leccaculi della sinistra non fanno più ridere. Qualche nostalgico del comunismo sta provando a far circolare in rete messaggi e vignette dal Fatto Quotidiano e da altri rotoli di carta igienica. Roba che vorrebbero strappare un sorriso ma che in realtà provoca solo fastidio e nausea. Il cattivo gusto ha portato a noia anche il black humor, il che ci sconforta non poco, pur se la cosa lascerà indifferenti tutti coloro i quali ancora pensano che black humor siano le barzellette sui negri.
Quindi, adesso che faranno? A quale nuovo bersaglio si rivolgeranno? E’ probabile che molti sceglieranno la Meloni. In effetti si presta; donna, di destra, bionda, popolana, romanaccia… ce n’è di che scialare. Peccato però che il nuovo bersaglio non sia di quelli che si lasciano facilmente schernire. Troppo schiva, mai troppo pubblica, mai una parola di troppo o sopra le righe, insomma, difficile da colpire. Hanno provato a scalfire quelli che parevano i suoi punti deboli, ma senza risultati apprezzabili.
Quindi dovranno trovare nuovi obiettivi per le loro menzogne e i loro insulti: personaggi che possano catalizzare l’attenzione dei maligni e far loro sognare di vederli appesi a testa in giù. Ancora. E ancora… A quanto pare è il loro pensiero ricorrente, il loro gioco mentale favorito, contro cui c’è un solo vaccino: la cabina elettorale.