Repubblica italiana: valore reale per il mondo, per l’Europa e per gli italiani


Con l’emergenza Covid, i danni per l’indebolimento della salute di sistemi economici fragili (anche se grandi) come l’Italia sono da mettere in conto, e saranno ben visibili.
Ma ci si può ancora salvare. Cioè, si può salvare l’opportunità dell’esistenza della Repubblica Italiana, già in discussione sostanziale da tempo, e sono scientificamente sicuro che sia opportuno farlo, per il bene dell’Umanità tutta.
Si aggiungono, certo, problemi, e la strada è sempre più stretta… Ma la Repubblica Italiana, aperta e moderna, ha senso olistico e possiede le risorse tecnico-economiche per riprendere in mano, per mano ad alleati onesti (attenzione, perché l’occasione fa l’uomo ladro, anche in democrazia…) e partner europei, la sua storia di sistema sociale produttore (e non dissipatore!) di valore Economico (E etimologica…), civile e culturale per l’intera Umanità.
Come vedete, insisto sul concetto di “Repubblica” e lo qualifico come Italiana, facendo riferimento a ciò che siamo oggi ancora, e nella concreta sostanza.
La nostra Repubblica è, ancora, lo strumento migliore per la produzione di valore dalle risorse che le appartengono, molte di quelle di questo Paese, donatele da un Popolo che l’ha voluta con determinazione. Ma il punto di inversione, in cui la Repubblica Italiana perderà questo ruolo virtuoso, potenziale e oggi inespresso, si sta avvicinando pericolosamente. Forti segnali ormai da troppi anni devono preoccupare seriamente: il Debito pubblico, la disoccupazione, la fuga di aziende e cervelli, l’impoverimento drastico della classe media…
Occorre un pronto sforzo organizzativo della Società Italiana per evitare che il sistema Italia di oggi raggiunga il suo punto d’inversione, col quale questa Repubblica diventi definitivamente entropica, dissipatrce terminale di risorse, e debba, per il bene di tutti, decadere.
Il nodo, cari amici, è una (migliore) attuazione della nostra democrazia, attuando un serio e urgentissimo consolidamento sociale attraverso nuove o, meglio, rinnovate, forme organizzative di collegamento intelligente tra Popolo e Stato.
Queste forme organizzative di collegamento si chiamano PARTITI.
Dobbiamo al più presto dare forma a nuovi Partiti e, in particolare, l’urgenza riguarda il centro-destra, da troppo tempo allo sbando.
Anche la sinistra ne ha bisogno, ma soprattutto necessita liberarsi dalla larvata ipotesi egemonica ereditata dalla storia e ideologia marxista-leninista e dell’estremismo staliniano, che si traduce nell’assenza di critica a comportamenti istituzionali antidemocratici (uso opportunistico dell’infrastruttura pubblica – Deep State).
Se non riusciremo a rifondare i Partiti, la Repubblica Italiana soccomberà presto, diventando preda di altre Repubbliche o Stati, e annullando la grande opportunità storica per l’Umanità tutta della sua esistenza.
E non è questione da filosofi, al giorno d’oggi: i filosofi vanno sempre bene, ma oggi solo nell’Euristica, cioè nella ricerca del nuovo sapere, di cui non c’è limite… Ma, dal grande filosofo Adorno in poi, il ciclo della conoscenza passa per la prassi, non più per le parole e il cervello soltanto.
Di più, non di meno.
Cervello e mano. Questa è la nuova politica. Sociatrica, assistita da una sana teoria della conoscenza e dai fatti, la prassi, il Fare, di cui per primo viene il convincimento ma poi occorre il PASSAGGIO ALL’ATTO.
Non filosofia quindi, con semplice piacere intellettuale: nei partiti, fatti concreti, di organizzazione, responsabilità e consenso democratico, per occupare con le migliori competenze i ruoli di decisione dello Stato Italiano e ivi produrre in piena democrazia il percorso ancora voluto da Dio per questa Repubblica.
Per i nostri problemi, il dispositivo per attuare quanto sopra sono, ripeto, delle organizzazioni, non dei semplici cervelli: dei buoni Partiti, che a destra non ci sono e che a sinistra sono malati di egemonia. La presenza di 2 (o più) forze davvero organizzate e democratiche consentirebbe ancora all’Italia di dare il suo contributo (vigorosissimo!) al bene dell’Umanità, e in primis all’Europa. Non scaricare sull’Estero i nostri doveri, come vorrebbe il PD; non pensare che da soli si riesca o si esista, come certa destra. Nell’Europa la salvezza dell’Europa. Nell’Italia una sua notevole porzione:
1. Se risanata, proattiva e grandioso strategic weapon per l’Europa;
2. Se non risanata, eliminazione di una debolezza, lo Stato Italiano, che si porta dietro la Repubblica.
Non illudetevi, la guida di un sistema sociale sta nelle sue società, e il sistema sociale europeo soffre la società italiana, che esprime una Repubblica con uno Stato emorragico di risorse non sue.
La società dell’Europa, a sana (più che malata… parola riflettuta!) guida franco-tedesca, è al limite di non sopportazione della debolezza indotta dello Stato italiano. E il problema non è per il privato, ma è per il valore del pubblico.
Non dobbiamo dimenticare che 60 milioni di italiani possiedono una Repubblica con uno Stato indebitatitissimo e proprietario di BENI materiali per forse 4000 miliardi… e una capacità di reddito da imposte e tasse di oltre 500 miliardi all’anno ed eccezionalmente di oltre 1000 MLD all’anno…
Qualcuno fa i conti per capire quanto vale per ogni italiano e poi per ogni famiglia italiana questo Stato in termini di Patrimonio (i 4000 mld) e di reddito annuo (i 1000 mld)?
Se non l’avete fatto, fatelo.
Vi segnalo che europei, americani, cinesi e forse anche russi il CONTO L’HANNO GIÀ FATTO da tempo…