Cantando sotto … le bombe!


Per gli italiani di oggi, e forse anche per quelli di ieri, il suo nome non dice nulla. Per il popolo inglese, ha rappresentato, e rappresenta tutt’oggi, una delle figure più rappresentative ed amate del Paese.
Dame Vera Lynn, l’iconica cantante britannica, nota per la sua esaltante canzone di guerra “We’ll Meet Again”, è morta, giovedì 25 giugno scorso, a 103 anni, circondata dall’affetto dei propri familiari.
Nel 1939, quando l’Europa cadde sotto l’ombra della Germania nazista, la Gran Bretagna si oppose con fermezza al più grande male del XX Secolo. Nel tentativo di risollevare il morale nazionale, il quotidiano “Daily Express” chiese, con un’indagine, ai militari britannici, sia in patria che al fronte, di votare il loro interprete musicale preferito. Vera Lynn, allora appena ventiduenne, ma in possesso di una voce piena di sorprendente intimità e sincerità, stravinse quel sondaggio, tant’è che il giornale soprannominò la giovane donna “La fidanzata delle Forze Armate”.
Nata Vera Margaret Welch, il 20 marzo del 1917 nel sobborgo londinese di East Ham, era figlia di un idraulico. Scoperto un talento naturale per il canto, iniziò ad esibirsi a soli 7 anni in clubs per lavoratori, adottando il nome, da nubile, della nonna materna Lynn. Lasciata la scuola a 14 anni, seguita da un agente artistico, all’età di 18, incominciò a registrare dischi, con una band chiamata “The Rhythm Rascals”, oltre che a cantare con la “Joe Loss Orchestra”, per delle trasmissioni radiofoniche e spettacoli dal vivo. Nel 1936, pubblicò la sua prima registrazione da solista, “Up the Wooden Hill to Bedfordshire” (Su per la Wooden Hill fino a Bedfordshire). Ma fu quella del 1939 a darle un’inaspettata notorietà, con “We’ll Meet Again” (Ci incontreremo ancora), la canzone che più di ogni altra venne associata alla Seconda Guerra Mondiale.
L’anno successivo, la British Broadcasting Company (BBC) iniziò a trasmettere regolarmente uno spettacolo rivolto alle truppe di stanza all’estero, dal titolo “Starlight”. Vera arrivava al centro di produzione, all’interno del “Citerion Theatre”, a Londra, prima dei sistematici allarmi antiaerei notturni, mettendosi poi a dormire fino all’inizio delle prove, alle 02,30 del mattino. Doveva cantare mentre la Luftwaffe “prendeva a pugni la città” (sua affermazione). Disse, in una recentissima intervista: “E’ stato molto difficile lavorare in quelle condizioni, cioè durante le incursioni aeree. Dovevi stare negli studi e non sapevi mai se saresti stata colpita da una bomba, mentre cantavi. Perchè questo succedeva! Eccome! Molti hanno lottato e per molti è andata male. Tanti non hanno vissuto per raccontarlo”.
Agli inizi del 1941, ebbe una serie radiofonica tutta sua, intitolata “Sincerely Yours”, in cui eseguiva brani richiesti, per posta, dai soldati al fronte, inviando loro messaggi dei propri familiari a casa. In quell’appuntamento, ascoltato la domenica sera da più di un quinto della popolazione inglese, che ebbe uno strepitoso trionfo, propose un brano, che diventò un altro importante successo dal titolo “The White Cliff of Dover” (Le Bianche Scogliere di Dover). In quello stesso anno, sposò il musicista Harry Lewis, che divenne il suo manager e le rimase accanto fino alla morte, avvenuta nel 1998. “All’inizio non credo di aver pensato molto a lui”, disse una volta. “Mi ha corteggiato con la gomma da masticare”.
Con l’avanzare della guerra, dopo aver aderito al “Entertainments National Service Association” (istituita già dal ’39 da Basil Dean e Leslie Henson, per intrattenere il personale militare inglese durante la guerra), fu lei stessa a raggiungere le truppe, esibendosi in teatri campali. Egitto, India, Birmania, Bengala, Myanmar, le sedi dei suoi concerti.
La sua carriera artistica proseguì anche dopo il conflitto, girando l’Europa in numerose tourné e continuando a condurre programmi radiofonici. Nel 1952, divenne la prima interprete britannica ad essere in cima alle classifiche musicali americane con il brano “Auf Wiederseh’n Sweeth Heart” (Arrivederci Dolcezza del Cuore), prodotto dalla “Decca Records”, dove rimase per nove settimane e, due anni dopo, con “My Son, My Son” (Figlio Mio, Figlio Mio), fu in vetta a quella inglese. Nel 2009, all’età di 92 anni, è diventata l’artista vivente più anziana, al culmine della Top Ten britannica, Top che ha condiviso con i Beatles.
La “Fidanzata delle Forze Armate è tornata sotto i riflettori, in occasione della “Giornata della Vittoria in Europa” (VE Day), lo scorso 8 maggio, negli studi della BBC. Incoraggiò i propri connazionali a non abbattersi di fronte all’epidemia di Covid-19, dicendo: “Spero che il “VE Day” ci ricordi che la speranza rimane anche nei momenti più difficili, con atti di coraggio e di sacrificio. Sono sicura che il servizio sanitario nazionale continuerà a lavorare duramente per prendersi cura di noi e, soprattutto, spero che oggi serva per ricordarci che, nonostante tutto, ci incontreremo di nuovo”. La sua storica canzone, “We’ll Meet Again”, eletta per l’emergenza, colonna sonora del Regno Unito, è stata menzionata dalla Regina, nell’altrettanto rassicurante messaggio televisivo alla nazione. Vera aveva incontrato personalmente Elisabetta II e si era esibita per lei a Buckingham Palace, nel 1995.
Il Direttore Generale della BBC, Tony Hall, ha detto della cantante scomparsa: “Non era solo cara a molti, ma era un simbolo di speranza e fa parte della nostra storia nazionale”. Il Premier Boris Johnson, ha twittato: “Il fascino e la voce di Dame Vera Lynn hanno incantato e sollevato il nostro Paese, nelle ore più buie della nostra storia. La sua voce, la più evocativa dello spirito della Gran Bretagna in tempo di guerra, vivrà per risollevare i cuori delle generazioni a venire”.
Infatti canzoni come “We’ll Meet Again”, “The White Cliffs of Dover”, “There’ll Be Always An England”, sono diventate parte della coscienza nazionale, familiari e stimolanti quasi come l’Inno Nazionale. Probabilmente ispirano emozioni ancora più grandi.
Va sottolineato che Vera Lynn ottenne la nomina di “Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico” (OBE) nel 1969. Sei anni dopo, nel 1975, quella di “Dame Commander dell’Ordine dell’Impero Britannico” (DBE).
Viveva, con la figlia Virginia, nella sua casa di Ditchling, nel sud dell’Inghilterra, vicino a quelle stesse bianche scogliere, delle quali cantava con tanta passione. Sembrava sinceramente sorpresa che qualcuno si interessasse ancora a lei, dopo così tanto tempo. Diceva: “Ora non sono più in grado di uscire e di esibirmi, di fare qualcosa del genere, ma è bello sapere che sono ancora ricordata e che le mie canzoni vengano ancora riconosciute”.
“Riconosciute”, è un eufemismo. Nel 2017, per celebrare il suo centesimo compleanno, è stato pubblicato un album “Vera Lynn 100”, con versioni rielaborate delle sue melodie, in collaborazione con artisti del calibro di Alfie Boe, Aled Jones, Alexander Amstrong e la partecipazione della “Royal Air Force Band”. L’album, che ha battuto ogni record, vendendo più di 100.000 copie, ha fatto di lei l’artista femminile pià venduta nel 2017, aggiudicandole il “Lifetime Archievement Award”, in una cerimonia alla Royal Albert Hall di Londra.
In quell’occasione, quando una giornalista le chiese un suo pensiero su tutti i riconoscimenti che le erano stati attribuiti nel corso della vita, disse (ridendo): “Oh, cielo, ce ne sono stati tantissimi! Naturalmente ricevere la nomina di Dama d’Onore della Regina è stato meraviglioso (ridendo di nuovo). E ci sono stati tanti punti salienti! Si potrebbe dire che la mia è stata una carriera piuttosto lunga, dai 7 ai 101 anni. Suppongo che la guerra abbia avuto molto a che fare con essa, così come la pubblicità e tutto il resto. Penso di essere stata tanto fortunata, perchè quando la pace è tornata, la gente ha continuato a mantenere dell’interesse su di me e su quello che stavo continuando a fare. E’ stato un percorso meraviglioso e mi sono goduta ogni minuto. Ho molto da ricordare!”.
Il suo carattere tranquillo, da ragazza della porta accanto, unito a quella voce straordinaria, le consentirono di essere una forza trainante per sollevare lo spirito di tutto il Paese. Per moltissimi giovani, lontani da casa, Vera Lynn non era soltanto un personaggio dello spettacolo. Era la rappresentazione delle loro madri, mogli, sorelle, fidanzate, l’incarnazione di tutto ciò per cui stavano combattendo.
Si racconta che Harold Wilson, Primo Ministro britannico negli anni sessanta e settanta, abbia una volta sottolineato: ”Non è stato Winston Churchill a vincere la guerra, ma la voce di Vera Lynn”. Lei, dal canto suo, quasi schernendosi, aveva replicato: “Beh, non pensavo che quello che stavo facendo fosse così importante, in quel momento. Mi sono resa conto che al pubblico piaceva ascoltare le mie canzoni e che i soldati apprezzavano la mia musica, ma non avrei mai immaginato che dopo tanti anni se ne sarebbe parlato ancora!”.