In quarantena senza calcio


Quando ripartirà il calcio italiano? A questa domanda che si pongono gli sportivi, ma anche le società, non c’è ancora una risposta certa. L’Italia è tutt’ora nel pieno dell’emergenza Coronavirus. Il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha dichiarato che “Il calcio non ricomincerà il 3 maggio. Le squadre di Serie A hanno già sbagliato quando era il momento di fermarsi. Devono capire che nulla sarà più come prima”. Si fa molta fatica infatti a pensare a manifestazioni di giubilo alternative agli abbracci tra i giocatori, abituati a stringersi, toccarsi e passarsi le bottigliette d’acqua: tutto questo dovrà sparire per molto tempo.

Se è impossibile pensare di giocare rispettando la distanza sociale, la stessa, essendo richiesta anche nelle sedute di allenamento, ha determinato la sospensione della preparazione atletica per tutto aprile.

Anche il Ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenuto sull’evoluzione dell’epidemia, ha sottolineato come l’unica vera certezza nella lotta al Covid-19 sia il distanziamento sociale. Per tale motivo rimane frenata qualsiasi ripartenza se prima non viene vinta completamente la battaglia sanitaria, purtroppo ancora in corso. Allo stato infatti il rispetto della quarantena è l’unica arma di cui disponiamo per ridurre il contagio, ed ogni singolo cittadino deve impegnarsi su questa strada, l’unica che ci può portare fuori dal tunnel in assenza di terapie e cure immediate.

Sensibili a tale tematica, nel corso di una call conference,il Presidente Federale Gravina ed il Segretario Generale della Federcalcio Brunelli hanno informato il ministro Spadafora di aver affidato alla commissione medico-scientifica della stessa Figc la stesura di un protocollo, a cui le squadre si dovranno attenere in maniera rigorosa dal primo giorno in cui torneranno ad allenarsi. L’obiettivo è quello di tentare di ritornare in campo tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, attraverso un percorso di rientro all’attività sportiva che sia progressivo e senza rischi dal punto di vista sanitario. Ma è ancora molto difficile capire le date di quando si tornerà sui campi di calcio.

Diverse le ipotesi: dall’ingresso a scaglioni dei calciatori nei centri sportivi per gli allenamenti, ai check-up approfonditi, fino ai tamponi da fare a tappeto a tutti i calciatori della rosa e agli staff delle squadre. Idee che prenderanno forma nelle prossime settimane nel protocollo.

Con la serie A sospesa si alimenta la voglia di proseguire quanto interrotto. Ma su questo punto le società sono divise in due schieramenti, fra chi vorrebbe proseguire il campionato e chi invece vorrebbe interromperlo. I club a favore della ripresa del campionato di Serie A sarebbero Atalanta, Cagliari, Fiorentina, Lazio, Lecce, Napoli, Parma, Roma, Sassuolo e Verona. I club contrari corrisponderebbero a Bologna, Brescia, Genoa, Inter, Milan, Sampdoria, Spal e Torino. Neutrali due società bianconere: Juventus e Udinese.

“Annullare credo sia abbastanza complicato, con un campionato che ha visto la disputa di oltre due terzi del campionato. Ci sarebbe una grave ingiustizia che porterebbe ad una emergenza legale durante una emergenza epidemiologica”. Lo ha detto il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina che si è impegnato a fare di tutto per definire i campionati in campo.

Sebbene la salute dei calciatori, di tutte le persone che lavorano nel mondo del pallone e dei tifosi resta la priorità, a Nyon la Uefa non smette di programmare la ripartenza per concludere la stagione 2019/2020.

È ovvio che parlare ora di una data nella quale si riprenderà a giocare è impossibile. Saranno le autorità sanitarie ad indicarla e in base a quella verrà modellato il calendario internazionale. Tuttavia malgrado ciò, pervasa da un ottimismo prospettico, il vertice del calcio europeo ha sospeso le amichevoli estive delle nazionali previste a giugno, al fine di fare spazio ai calendari dei campionati nazionali, della Champions e dell’Europa League che, dopo l’emergenza Coronavirus, potranno concludersi anche a luglio ed agosto giocando di sera.

Si continuerà quindi a lavorare su questa strada per preparare la rinascita del calcio nazionale ed internazionale, confidando che la virulenza della malattia piano piano regredisca, tenendo sempre presente l’obiettivo di tutelare la salute degli atleti, di tutti gli addetti ai lavori ma anche dei supporter.

C’è tanta voglia di tornare alla normalità, anche se la normalità di domani potrebbe non essere uguale a quella a cui siamo abituati ma una normalità anomala, differente, una normalità 2.0.