Grazie Euro…


Da quando c’è l’euro, ogni cittadino tedesco ha guadagnato in media 23mila euro, ogni italiano ne ha persi 74mila (NDR: l’immagine principale a corredo di questo articolo tabella proprio l’impatto dell’introduzione dell’euro sulla prosperità per abitante e complessiva dal 1999 al 2017).
Che l’Euro sia oggetto di continue polemiche circa la sua efficacia o meno nell’economia della CEE è ormai storia vecchia.
In pratica dalla sua istituzione nel 1999 (e dalla sua introduzione nel flusso monetario del 2002) fino ad oggi non c’è mai stato un solo giorno senza che i due partiti pro e contro la moneta unica non tirassero fuori nuovi argomenti a suffragio delle loro tesi.
Il cambio decisamente svantaggioso per Italia e Francia (anche a causa di un rapporto numerico psicologicamente sconveniente) e – al contrario – estremamente favorevole per la Germania e l’Olanda furono da subito l’avvisaglia che qualcosa nel meccanismo decisionale che istituì l’Euro non era andata come avrebbe dovuto. Sedersi in pizzeria e trovare il menu in Euro coi prezzi gonfiati non fu certo bello né tanto meno facile da accettare. Come digerire una pizza che il giorno prima costava 5000 lire e il giorno successivo era lievitata (sic!).a 5 euro?
La mancanza di controlli (che in altri Stati hanno scoraggiato con pesanti sanzioni) i furbetti dello scontrino ha contribuito a creare un’aura di diffidenza che da allora nel nostro Paese (e non solo) ha sempre circondato la moneta comune. Anche spagna e Grecia hanno subito l’Euro, che in una buona metà degli Stati membri dell’Unione è tollerato ma non certo amato.
Non è lo scopo di questo articolo il giudicare l’efficacia o meno della moneta unica o le possibili ricadute future di una permanenza o – al contrario – di un’uscita dell’Italia dall’Eurozona.
Ciò che mi preme oggi è far conoscere i risultati di uno studio intitolato “20 anni di Euro: vincitori e vinti”, pubblicato nei giorni scorsi a Friburgo dal think tank CEP (Centre for European Policy)
Secondo questo studio, nonostante gli sforzi di Mario Draghi per ridare fiducia ai mercati finanziariil problema della competitività tra i vari Paesi dell’Eurozona “rimane irrisolto” e nel suo ventesimo anniversario l’euro si mostra in tutta la sua controversa natura di generatore di diseguaglianze. Ciò deriva dal fatto che “…i singoli Stati non possono più svalutare la propria valuta per rimanere competitivi a livello internazionale”. Dall’introduzione dell’Euro una progressiva diminuzione della competitività internazionale ha portato “…a una minore crescita economica, a un aumento della disoccupazione e al calo delle entrate fiscali. La Grecia e l’Italia, in particolare, stanno attualmente attraversando gravi difficoltà a causa del fatto che non sono in grado di svalutare la propria valuta”.
Lo studio ha verificato quanto sarebbe stato alto il Pil pro capite, se i Paesi non avessero introdotto l’euro. La Germania, dal 1999 al 2017 ha guadagnato complessivamente 1.893 miliardi di euro, pari a circa 23.116 euro per abitante. Anche i Paesi Bassi hanno guadagnato circa 346 miliardi, e cioè circa 21mila euro pro capite. Nella maggior parte degli altri Stati si sarebbero registrate invece delle perdite: in Italia, lo Stato che più ne ha risentito, addirittura di 4300 miliardi, pari a 73.605 euro pro capite. In Francia, le perdite ammonterebbero a circa 3.591 miliardi, pari a 55.996 euro pro capite. Ne deriva che la Germania è di gran lunga il Paese che più ha tratto vantaggio dalla della moneta unica, mentre l’Italia è quello che ci ha rimesso di più.
Non voglio annoiare nessuno, ma è necessario dare qualche breve esempio numerico, per far capire ciò che il rapporto asserisce.
Ad esempio, nel 2017 il PIL tedesco è aumentato di 280 miliardi di euro e il PIL pro capite di 3.390 euro. L’Italia ha perso di più di tutti. Senza l’euro, calcolano i ricercatori del CEP, il PIL di Roma sarebbe stato più alto di 530 miliardi di euro, che corrisponde a 8.756 euro pro capite. Anche in Francia l’euro ha comportato significative perdite di benessere per 374 miliardi di euro complessivi, che corrispondono a 5.570 euro pro capite.
Nel dettaglio, la Germania ha beneficiato dalla sua appartenenza all’eurozona ogni anno, ad eccezione del 2004 e del 2005. I profitti maggiori i tedeschi li hanno avuti soprattutto durante la crisi del 2011, vincendo il “Vampiro d’oro” di quell’anno. Quanto all’Italia, cita ancora il rapporto CEP, “in nessun altro Paese tra quelli esaminati l’euro ha portato a perdite così elevate di prosperità”, e aggiunge: “L’Italia non ha ancora trovato un modo per diventare competitiva all’interno dell’eurozona. Nei decenni prima dell’introduzione dell’euro, l’Italia svalutava regolarmente la propria valuta con questo scopo. Dopo l’avvento dell’euro non è stato più possibile. Erano invece necessarie riforme strutturali. La Spagna mostra come tali riforme strutturali possono invertire la tendenza negativa e trasformare perdite sempre crescenti in prosperità”.
In conclusione voglio tributare un pensiero agli illuminati personaggi che decisero l’introduzione della moneta unica, i tassi di cambio tra euro e divise nazionali e le politiche monetarie transeuropee.
In altri tempi sarebbero stati chiamati a risponderne di fronte al popolo. Oggi invece sono a piede libero e si fanno belli nelle tribune televisive. O tempora, o mores!

PIL pro-capite in Germania (con s senza Euro)
PIL pro-capite in Italia (con e senza Euro)