Le follie della rete


Non è mia abitudine commentare le sciocchezze che si leggono quotidianamente sui social network, ma quando è troppo è troppo e allora alcuni commenti diventano non solo opportuni, ma necessari. Intendo però mantenermi sul filo del ridicolo, sia per ridurre queste perle all’infimo livello che si meritano, sia per osservare il precetto dei nostri antichi progenitori: castiga ridendo mores.
Il florilegio di castronerie che qui vi vado a proporre comprende alcuni post apparsi la scorsa settimana sui più popolari ritrovi mediatici per nullafacenti cronici e curiosi d’ogni specie. E mi ci metto anch’io, fedele al detto secondo cui ci sono fatti che non puoi sapere mentre per tutto il resto c’è Facebook, a cui aggiungerei pure Instagram, Twitter e ogni altro social network di tendenza.
Ovviamente devo omettere i nomi degli artefici di questi scempi dell’intelletto, e me ne dolgo perché meriterebbero fino in fondo la gogna mediatica.
Vediamo dunque fin dove riesce a spingersi la perversione della mente umana.
Primo post: una websurfer pubblica il titolo di un articolo dell’Espresso che riporta le parole di una scrittrice sarda, Michela Murgia, già nota per uscite estemporanee del tipo: “I fascisti li riconosci da come banalizzano la realtà” (Il Tirreno), e quella tratta dal libro Chirù “Ho coltivato una speciale diffidenza per chi si compiace di dire sempre quello che pensa. Temo con ogni fibra quel tipo di persona che è pronta a scambiare per pensiero il moto casuale di tutto quello che gli passa per la testa e chiama sincerità l’incapacità di controllarlo.” (cooosa?)
Ma la Murgia supera sé stessa quando proclama tramite il settimanale di Debenedetti: “Il concetto di patria ha fatto solo danni. Incominciamo a parlare di Matria”.
Ora, al di là che già lo scrivere Patria minuscolo e matria maiuscolo mostra una capacità non comune di discriminare le cose in modo classista, vorrei sommessamente far notare che il termine Patria è femminile, tant’è vero che si parla comunemente anche di ‘madrepatria’.
L’etimologia del lemma indica la terra avita, ossia dei padri, e quindi anche delle madri giacché ‘l’uomo, inteso come specie, abbraccia anche la donna’ (non è mia: è di Ennio Flaiano).
La cosa potrebbe finire qui, con un sorrisetto di sufficienza da parte di coloro che di materia grigia ne hanno – appunto – a sufficienza. E invece no, perché a questo punto in coda al post si scatenano i commenti!
Non è necessario (né educato) riportarli in questa sede: ciascuno potrà immaginare ciò che più gli pare, dal lazzo alla contumelia, da motteggio sapido e ilare alla frecciata irata e velenosa, certo che la sua immaginazione sia suffragata nella realtà. Tuttavia in mezzo ai ‘contro’ si poteva leggere qualche sparuto ‘pro’, che veniva subito ricoperto dalla maggioranza dei commentatori con la stessa qualità di strame utilizzato per la scrittrice, alla quale dobbiamo riconoscere comunque di aver centrato in pieno il bersaglio con la sua dichiarazione secondo cui “Siamo diventati un popolo di razzisti”.
Sì, a partire da lei.
Secondo post: un’altra dissipatrice di elettroni riporta su Twitter un articolo ripreso dal blog “Lettera43” in cui si racconta di un giovane rapper di origine ghanese, tale Justin Owusu, il quale ha bellamente danzato e cantato sulle teste dei nostri morti a Redipuglia.
Il Sacrario dei Caduti della Grande Guerra, è la tomba di oltre 100mila soldati italiani morti nel corso del primo conflitto mondiale, e raccoglie le spoglie dei militari caduti soprattutto sul Carso e nelle battaglie oltre il Tagliamento, quindi il fatto che un ragazzotto ci balli sopra già deve suonare offensivo a qualsiasi italiano come suonerebbe offensivo a un nativo nordamericano vedere un uomo bianco calpestare il luogo sacro delle loro sepolture.
Infatti, nonostante le scuse dell’interessato che ha dichiarato di non aver voluto offendere nessuno e di essere stato strumentalizzato, per il rapper è scattata la denuncia da parte del Ministero della Difesa in seguito alle ripetute accuse, dai social e dal mondo dalla politica, di grave offesa nei confronti dei soldati caduti cui è stato dedicato il monumento.
Anche in questo caso il fatto di cronaca ha attirato l’attenzione di una povera decerebrata che ha riportato la notizia commentando: “La sua colpa è di aver girato un video nel sacrario ‘offendendo’ la retorica patriottarda e mussoliniana. Eppure nessuno si indigna per gli sculettamenti sulle navi da crociera che solcano il Mediterraneo, cimitero di migliaia di migranti”.
Vorrei che su questa frase ciascuno si prendesse il suo tempo per riflettere.
Poi magari che la rileggesse una, due o più volte, per fissare bene nella memoria quella che è forse la più grossa congerie di errori sinaptici che il cervello possa produrre in uno dei suoi più clamorosi blackout.
Fatto ciò, provasse a commentare di suo, senza suggerimenti da parte del povero cronista, e quindi confrontasse i suoi commenti con quelli che ora vado a snocciolare.
Prima di tutto c’è un marchiano errore storico: che c’entra Mussolini? Mussolini nel 1915 aveva trentadue anni, aveva fatto il militare nel 1904 nei bersaglieri e alla vigilia della guerra si era dichiarato non interventista!
Ma si sa, Mussolini è colpevole di tutto ciò che non funziona in Italia, compreso il dissesto dell’INPS!
Inoltre non c’è alcuna retorica nel voler onorare i caduti, come riconosciuto pressoché da tutti; e poi che significa patriottarda? Cosa sarebbe? un termine dispregiativo del sentimento patriottico di cui ogni essere su questo pianeta (e pure su altri) dovrebbe andar fiero?
Infine il paragone coi croceristi che ‘sculettano’ sui cadaveri di coloro che sono morti nel Mediterraneo fa proprio pensare che chi lo ha escogitato usi la testa all’unico scopo di tener separate tra loro le orecchie. A questa stregua dovremmo anche evitare di prendere qualsiasi treno che porta in Germania o in Polonia, sapendo che su quei binari sono transitate a centinaia di migliaia le vittime della mattanza nazista. E ancora dovremmo raccoglierci in preghiera ogni volta che il nostro aereo sorvola la Russia, terra che ha dato la morte a oltre venti milioni di vittime di Stalin e del comunismo sovietico.
E non dovremmo più solcare sorridenti le coste dell’isola della Maddalena dove trovarono la morte i 1352 marinai della corazzata Roma il 9 settembre 1943.
Io francamente non ci sto a questo terrorismo buonistico che a tutti i costi vuole vedere il male in ciò che in realtà rappresenta semplicemente il nostro passato mentre ci vuole a tutti i costi rifilare un futuro socioculturale che non è e non sarà mai il nostro. Pertanto non mi vergogno di bollare la cinguettante signora (spero anzi signorina) con il poco edificante appellativo di capra asociale.
Il terzo post che intendo commentare è quello pubblicato da una gentile signora che mette in rete su Facebook lo screenshot di una pagina di Twitter in cui una certa A.M. (beh, qui almeno le iniziali me le dovete concedere!) scrive: “Ho depositato una interrogazione al Ministero degli Interni in cui dico chiaramente che la consegna di pacchi alimentari da parte di Casa Pound a Ostia è corruzione elettorale. Mi auguro che anche la magistratura intervenga”.
Che dire? In realtà da parte di chi è saggio sarebbe meglio tacere; ritengo però necessario precisare (non essendo saggio) che le interrogazioni al Ministero degli Interni da parte di privati cittadini… non esistono! Per far qualsiasi comunicazione di questo genere occorre un esposto alla Magistratura, eventualmente tramite la stazione dei Carabinieri o il commissariato di Polizia territorialmente competente. Il che permette di catalogare la poveretta nella categoria dei mitomani.
Ad ogni modo il commento migliore è quello della signora che ha diffuso il vaneggiante messaggio: “Invece gli 80 euro…”. Brava, non si poteva dirlo meglio!