I pruriti della casta Luciana


I circoli sociali staranno già di sicuro organizzando cineforum inclusivi sostenibili e body positive per commentare tutti insieme l’ultima fatica intellettuale della dottoressa Luciana Littizzetto, una delle donne culturalmente più promettenti che l’Italia riesca ad offrire.
Dopo la proiezione seguiranno dibattiti per capire quanto questa “piece” televisiva sia riuscita a scardinare le antiche grammatiche patriarcali tipiche della borghesia italiana, con un finale comprendente rinfreschi a base di insetti e carne non proveniente da animali.
Ricapitoliamo: giorni fa Luciana Littizzetto ha commentato una foto di una donna nuda a cavallo durante la trasmissione “Che tempo che fa”. L’amazzone in questione è Wanda Nara, moglie di Mauro Icardi, un famoso ex calciatore dell’Inter.
Premetto che la foto è molto bella e non ha nulla di volgare. L’arguta Lucianina, invece, dice testualmente: “Chissà dov’è finito il pomello della sella, lei si arpiona così. Ha la Jolanda prensile”. Lasciamo all’intuito dei nostri sagaci lettori capire chi o cosa sia la Jolanda.
Il solito Fazio che si finge pudico e scandalizzato fa le solite battute: “Ma dai Luciana, stai zitta…”
Lei invece si sganascia, stravaccata come al solito sulla scrivania come una bruttissima copia di Paolina Borghese.
Io ho conosciuto la goliardia e le salaci battute che tra studenti si fanno anche a sproposito, tuttavia non trovo divertente una battuta che non starebbe bene nemmeno in bocca a una pescivendola dello Zen.
Sono molti che come me non sono in grado di apprezzare il “sense of humour” della sinistra, e peggio ancora non capiscono la satira, ossia quell’elisir di guarigione cui ricorrono gli intellettuali con una certa (de)formazione politica per giustificare le più bieche turpitudini dette o fatte da loro stessi o da loro accoliti.
Ma come ha giustamente osservato Antonella Pavasili (vedasi la sua pagina FB) il punto non è questo: “Occorre essere coerenti e onesti da qualsiasi parte abbiamo le asole sulla camicia, quindi, uomini e donne, diciamocelo con onestà e coerenza: se questa battutaccia non l’avesse fatta Luciana Littizzetto ma un qualsiasi maschio dello spettacolo, sarebbe scoppiata una bomba mediatica: gli avrebbero dato del maschilista, del sessista, del patriarca (va per la maggiore di questi tempi!) e lo avrebbero insultato a sangue come istigatore di stupri e di ogni violenza di genere!
E se anche quella stessa battuta fosse stata trasmessa da un’altra trasmissione non ammantata tutelata dal “politicamente corretto sempre e comunque”, guai! Venduti, reazionari, fascisti, insomma ogni insulto e senza alcuno sconto!
Invece, a parte qualche post scontento e alcuni timidi mugugni non è successo proprio niente.
Pur conoscendo la rete che trasmette questa e altre trasmissioni alle quali abbiamo ormai fatto l’abitudine, la cosa non mi è piaciuta per nulla. Sia per la volgarità della battuta, che trovo gratuitamente sessista e che dimostra come le violenze di genere (verbali e non) non sono prerogativa dei maschi, così come le volgarità provengono spesso dal cosiddetto “gentil sesso”.
Che, a ben guardare – e udire – la Littizzetto, non si capisce cosa abbia di gentile.