Orga al centro del dibattito sul sapere scientifico oggi


Ringrazio Andrea Sartori, vero filosofo d’oggi, per la consueta attenzione ai problemi di scienza e fede nell’epoca contemporanea. In particolare, la scoperta di un’immagine emblematica dell’ VIII secolo: Sant’Anna che invita al silenzio, secondo brillante interpretazione di Sartori, sui Misteri Divini.
Secondo Sartori, “ … oggi viviamo in un’epoca neopositivista, che deve trovare una logica umana in tutto. E quante volte ho letto che la religione, in particolare la cristiana, sarebbe illogica? Ma siamo certi che la nostra logica sia quella giusta? Il neopositivismo non pare tenere conto della scienza novecentesca che spesso parla di paradossi: i paradossi quantistici, ad esempio. Ed è la punta dell’iceberg e forse più a fondo non arriveremo a capire: perché la nostra capacità di comprensione è finita (..)”
Come ben sa l’amico filosofo, io non concordo. E non soltanto con gli approcci apodittici: non concordo sulla povertà del Positivismo, con o senza neo.
Tutta l’indeterminazione del sapere umano e la sua stessa logica sistemica (quella che i filosofi usano così bene…) sono certi antropomorfismi. Il punto non è questo, quanto sia assoluto quel sapere, ma quanto sia efficace. E, richiamando anche gli spunti antropocentrici della religione monoteista e in particolare cristiana, non possiamo che declamare il successo odierno e clamoroso della specie “a immagine e somiglianza”.
Certo, mettere in circolazione 8 miliardi di anime in percorso di salvezza (o meno?) è una bella responsabilità… E anche un grosso lavoro e fatica. Il sano spirito scientifico ha sempre svolto queste considerazioni, e mai (mai) ha abusato di certezze. Il sano spirito scientifico si è concentrato sulle utilità del dono divino del metodo sperimentale, che solo i folli veri possono negare, magari utilizzandolo poi a gogò. Questo è certo segno di alienazione da sé, ben di più dell’ignoranza di chi assolutizza il sapere sperimentale.
Il quale nasce dall’empirismo, che non è solo Francesco Bacone, ma una pratica umanissima di sempre, sostenuta, prima che dal metodo sperimentale, dagli scienziati arabi (Avicenna, Averroè…) e da tutti coloro che, nella storia umana, non si lasciavano cullare dal sonno della ragione.
Ora, ma non adesso, il sapere scientifico è sempre sottoposto alla critica filosofica (da cui nasce!), ad esempio Kant e più recentemente Adorno, e, soprattutto, perché contestuali, alla critica di tipo pragmatico: ed ecco Einstein, Freud, Planck, Bohr, Heisenberg…
Chi lo pone così, però, il problema della qualità e importanza delle ricerche gnoseologiche, sbaglia: il sapere non è agonismo intellettuale, ma serena accettazione di limiti e dei loro superamenti.
Il confronto serrato con la prassi, da Bacon, Galileo, Newton in poi, ha fatto emergere la risposta, che non è apodittica; in relazione alla prova sperimentale, infatti, esistono 3 tipologie logiche:
1. i saperi praticamente certi, sistemici chiusi confermati dalla prova sperimentale
2. I saperi con componenti aleatorie, sistemici aperti, solo in parte confermati dalla prova sperimentale e poi in azione negli organismi,
3. I saperi senza prova sperimentale, che rimangono nel pensiero, che trattano materie esterne alla fattualità, che fanno parte della trascendenza e della metafisica, dunque non soggetti all’applicazione di verifiche sperimentali.
E la questione si gioca appunto sul secondo punto. Che è anche il trait-d’union tra il primo è il terzo. La fusione di Sapere sistemico conclamato (1) pur con i benefici d’inventario che aprono le porte ad Altro (Heisenberg, Planck) e trascendenza (3), non richiede abiure di qua o di là, e conseguenti oscurantismi: invece richiede superiore coscienza filosofica-e-scientifica, intendendo sempre il sapere come work-in-progress. E la metodologia empirico-sperimentale sui sistemi aperti è la chiave: come sempre accade, il corretto uso del logos, che era in principio, senso primo quindi della immagine e somiglianza, apre gli orizzonti. E porta alla scoperta di universi di sapere prima negati dal tardo-medievalismo del pensiero magico e solo metafisico o dall’ingenuo e spesso opportunistico positivismo. Il primo e più importante effetto di questi nuovi universi di sapere, tipici dei sistemi aperti, è l’esistenza di Orga (le società umane) come oggetto di studio scientifico e, dunque, realtà gnoseologica accanto a Psiche (anch’essa sistema aperto, ma anche trascendenza, a differenza dell’immanenza di Orga) e Pragma (sistema chiuso o quasi).
Operare sia intellettualmente che concretamente oggi significa andare oltre il digitale binario, l’opposizione e la dialettica classica, hegeliana e moderna: tertium datur! E la sua conseguenza è la prassi, alias sollevare gli ideali lombi dalla ideale poltrona e andare in giro a sperimentare, nel mondo fisico, cioè a fare del bene.
Questo è oggi nell’era del Tertium il corretto lavoro di colui che produce sapere, come in realtà è sempre stato, anche se il percorso di prova si è affinato moltissimo nell’ultimo mezzo millennio, pur senza staccare la spina alla filosofia e alla trascendenza, a parte grossolane obiezioni, puramente teoriche e quindi disastrose (soprattutto in quanto anacronistiche), proprie delle ideologie.