Chi è Prigožin?


Evgeny Prigožin nasce nella stessa città di Putin, San Pietroburgo, nel 1961, nove anni dopo il presidente russo. Le sue imprese giovanili furono già tutt’altro che lecite e sempre sul filo dell’illegalità. Secondo il sito investigativo Meduza, nel 1981 viene arrestato e condannato a 13 anni di carcere per furto, rapina e sfruttamento della prostituzione. Proprio una personcina per bene, non c’è che dire, tanto che la pena gli viene ridotta a nove anni e lui, tornato libero e non ancora trentenne, decide di star lontano dai guai, aprendo con l’aiuto del padre un chiosco di hot dog.
Da quel chiosco le sue fortune si sono rapidamente moltiplicate con una serie di attività commerciali che andavano dai casinò a una catena di negozi di alimentari e finalmente con una serie di ristoranti aperti nella città delle Notti bianche. Il primo di questi fu la “Vecchia Dogana”, Poi un secondo locale, questa volta di lusso, situato su un battello sulla Neva: ‘New Island’, che gli portò davvero fortuna: è lì infatti che l’allora sindaco di San Pietroburgo amava portare i suoi illustri ospiti, da Jaques Chirac a George W. Bush.
Così Prigožin entrò nelle stanze del potere guadagnandosi il soprannome di ‘chef di Putin’, il quale lo aiutò ad aprire alcune società di catering che lavoravano soprattutto per il Cremlino e l’esercito. Inseguito divenne il braccio armato del presidente russo costruendo la potente brigata Wagner che, nella sua veste di milizia privata, è intervenuta in Siria, Africa e infine in Ucraina. Fino alla nuova, repentina trasformazione, con lo stesso Prigožin trasformatosi nel nemico numero uno dello zar.
Una volta consolidate le attività di catering e stretta una ancor maggiore intesa con Putin, Prigožin allarga il suo raggio di azione istituendo una fabbrica di troll che, secondo gli Usa e l’Occidente, avrebbe interferito pesantemente nelle elezioni americane e in altri Paesi alleati.
Ma la creatura più famosa di Prigožin resta la brigata Wagner. “Senza pietà, senza vergogna, senza legge”, si legge in una descrizione del New York Times. La Wagner non è inquadrata istituzionalmente nell’esercito russo ma riceve copiosi finanziamenti dal Cremlino.

Nel 2018, parlando di Prigožin in un incontro con Donald Trump che cercava evidentemente di stuzzicarlo facendogli capire quanto la CIA sapesse in realtà, Putin si limitava a descriverlo come “un privato cittadino”. Il gruppo Wagner però, nel frattempo, estende le sue operazioni in Siria e altri Paesi del Medio Oriente, in Libia e nell’Africa sub-sahariana. I mercenari ricevono una paga ben più alta di quella dei soldati regolari: dai 3 ai 4 mila euro al mese contro i mille dei militari russi, Ciò non poteva evitare che si instaurassero invidie e dissapori tra le due forze, andando anche ad accrescere la frustrazione e la demotivazione dei soldati dell’Armata Russa. Le vicende della Wagner in Ucraina iniziano già nel 2014, anno in cui scoppiano gli scontri con i secessionisti del Donbass, foraggiati dai russi e aiutati militarmente in modo massiccio da Prigožin e dai suoi. Con l’inizio dell’invasione russa, il 24 febbraio dello scorso anno, lo chef di Putin diventa uno dei protagonisti della cosiddetta “Operazione Speciale” che il dittatore di Mosca lancia contro l’Ucraina. Nella primavera dello stesso anno Prigožin si fa fotografare in mimetica nel Donbass. Mettendo in chiaro, anche nei confronti del Cremlino, che l’operazione speciale si regge anche sulla Wagner e – a detta del suo fondatore – sui 50mila uomini da lui schierati. In realtà non è chiaro se questo numero comprenda anche i reparti tuttora schierati in Africa e Medio Oriente o se il numero totale di mercenari corrisponda a circa 25mila, come pare da stime più accurate e non inficiate dalla propaganda.
A novembre, la brigata Wagner viene inclusa dall’Eurocamera nella lista delle organizzazioni terroristiche.