La follia dell’auto elettrica


A partire dal 2035 le auto con motore a combustione, diesel e benzina, non saranno più vendute in Europa: l’Europarlamento, riunito ieri a Strasburgo in sessione plenaria, ha confermato con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astenuti l’accordo raggiunto nella notte tra il 27 e il 28 ottobre con gli Stati membri sulla revisione degli standard di prestazione delle emissioni di CO2 per auto e furgoni. Si tratta del primo e tra i più importanti fascicoli del “Fit for 55”, l’ambizioso pacchetto sul clima proposto dalla Commissione europea a luglio 2021 per abbattere le emissioni del 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990) come tappa intermedia per la neutralità climatica al 2050.
L’intesa raggiunta lo scorso anno prevede lo stop alla vendita di auto e furgoni con motori a combustione interna, quindi benzina e diesel, entro il 2035 in tutta l’Unione Europea, con una tappa intermedia di riduzione delle emissioni di CO2 delle auto nuove e dei nuovi furgoni entro il 2030 (rispettivamente del 55 e 50%, rispetto ai livelli del 2021).Entro il 2025, la Commissione UE dovrà presentare un metodo di calcolo per valutare e comunicare i dati sulle emissioni di CO2 durante tutto il ciclo di vita delle auto e dei furgoni venduti sul mercato dell’Ue e l’accordo include una clausola di revisione perché la Commissione stessa valuti nel 2026 i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni e possa riesaminare tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici.
Fin qui la cronaca. Vediamo ora quello che non ci dice l’Unione Europea e che gli stessi fabbricanti di automobili tacciono, forse per una strategia che va al di là delle logiche del comune mortale, le stesse logiche che hanno spinto l’UE ad attuare un regolamento così bislacco. I punti di vista da considerare sono essenzialmente due: uno politico e uno economico.
Dal punto di vista politico la scelta europea è quanto meno scellerata e miope. Nella cartina qui sotto riportata – ci scusiamo se la proiezione di Mercatore rende la Russia molto più grande di quel che è veramente. Con buona pace di Putin – sono evidenziati in blu gli Stati del Mondo 2025 in cui nel 2035 sarà vietato immatricolare veicoli a motore termico considerati inquinanti.

Come ben potete vedere la mappa i commenta da sé, ma a voler essere benevoli si può ipotizzare che forse una notte a tutti gli Europarlamentari che hanno votato una simile idiozia sia comparso in sogno Paperoga e li abbia convinti che così avrebbero salvato il Pianeta. Neanche la trita storiella del surriscaldamento globale ha più nemmeno una base pseudoscientifica per sostenerla: è ormai accertato che le modifiche al clima di natura antropica sono solo un aspetto marginale di una situazione ciclica che nel nostro clima si ripete con cadenza plurisecolare. Annibale riuscì a passare le alpi con gli elefanti e Carlo Magno con il sue esercito appiedato grazie al fatto che sia nei secoli 2° e 1° a.C. e tra il 750 d.C. e l’anno Mille vi furono temperature ancor più alte di oggi e i ghiacciai erano completamente scomparsi. Vi furono anche microglaciazioni, come intorno al 1700, quando la neve in Europa rimaneva in pianura fino a maggio inoltrato. Ma tutto ciò, che è ben noto ai climatologi (e il Premio Nobel Carlo Rubbia ne parlò in una famosa audizione in Senato) ci viene taciuto dai politici per le stesse strategie di cui sopra.
Forse il diagramma pubblicato qui sotto:

ci può aiutare a capirne di più. Vi è raffigurata la temperatura media annuale della zona centrale della Groenlandia negli ultimi 15 mila anni, ovvero dalla fine dell’ultima grande era glaciale. Come si può notare, dopo 5000 anni di assestamenti con enormi sbalzi termici (parliamo comunque sempre di trenta o più gradi sotto lo zero), le temperature si sono assestate lungo una mediana praticamente orizzontale, sulla quale però si possono vedere le oscillazioni di cui sopra: il riscaldamento in epoca romana e quello medioevale, la micro era graciale di fine ‘700 fino alla situazione attuale che. Guarda caso, non è poi così anomala come annunciato dai catastrofismi del clima. I quali però mietono grandi consensi non solo tra i gretini, ma anche nei salotti buoni della borghesia de potere, guidando le scelte della classe dirigente mondiale.
Vediamo ora l’aspetto economico, sicuramente più complesso e interessante. Per spiegarmi meglio prenderò a esempio quanto accaduto a un mio caro amico, che chiameremo Gianni, il quale da un anno è possessore di un’auto Full-Electric di ultima generazione: una Peugeot E-208 con una batteria da 50 KWh. Si era fatto convincere dalle fandonie raccontate sul fatto che le auto elettriche sarebbero molto più convenienti di quelle con motore termico e aveva acquistato questo prodigio della tecnologia. Ebbene, ora il mio amico Gianni può affermare con certezza, scontata sul suo portafogli, che le auto elettriche sono una colossale fregatura.
L’Unione Europea, come detto non si capisce con quale logica e per quale interesse, spinge fortemente per la conversione totale della mobilità dal termico all’elettrico. I principali argomenti per convincere gli utenti a passare all’elettrico sono la scelta ecologica ed il risparmio.
Quanto alla valenza ecologica dei motori elettrici, non ho gli elementi per affermare se sussiste veramente ma ho seri dubbi anche in considerazione dell’enorme problema relativo allo smaltimento delle batterie esauste e del fatto – del tutto intuitivo – che per produrre l’elettricità che serve a ricaricare le batterie si devono bruciare quantità non indifferenti di combustibili fossili.
Per quanto riguarda invece la assoluta antieconomicità delle auto elettriche, e, problema di non secondaria importanza, la loro faticosissima fruibilità, ebbene qui Gianni ha solo certezze, raggiunte dopo un anno di calvario, sia pratico che economico.
Innanzitutto occorre spendere una parola sulla indegna malafede speculativa rappresentata dal costo addebitato all’utente per la energia erogata dalle colonnine pubbliche.
A fronte di un costo medio della energia domestica pari ad € 0,52/KWh, ho dovuto riscontrare che per le ricariche alle colonnine pubbliche viene praticato un costo pari ad euro 0,89/KWh: quasi il doppio!
Riguardo poi alla quasi nulla fruibilità delle auto elettriche, Gianni si à informato e ha scoperto che i motori elettrici di nuova generazione necessitano di batterie con una capacità di almeno 40kwh, che a causa della rilevanza di tale capienza necessitano di essere ricaricate quasi esclusivamente presso i punti di ricarica veloce visto che con una ricarica lenta per raggiungere il 100% ci vorrebbero almeno 14 ore.
Quindi il problema della scarsissima disponibilità di punti di ricarica pubblici viene enormemente acuito dalla necessità di accedere esclusivamente ai punti di ricarica veloce, che sono circa il 20% della totalità.
Da ciò deriva che se devi fare un viaggio, o ti prendi due giorni per fare 400 km oppure ti fermi almeno un paio di volte per ricaricare nelle postazioni di ricarica veloce, con una attesa per ogni ricarica di minimo un’ora (purtroppo anche la storia che con 20 minuti si raggiunge l’80% della ricarica è un’altra fandonia: ce ne vogliono almeno 40).
Si aggiunga poi che sulla rete autostradale italiana i punti di ricarica veloce sono rarissimi, il che significa che ogni volta che si ha bisogno di ricaricare si deve uscire dall’autostrada e percorrere a volte diversi chilometri aggiuntivi per raggiungere la postazione.
In sostanza un viaggio che con un motore termico richiederebbe tre ore di percorrenza, con un motore elettrico, se si è fortunati a trovare le colonnine funzionanti e libere, se ne impiegano almeno sei!
Ma veniamo ora alla tanto sbandierata “economicità” delle auto elettriche.
Mettiamo a paragone una piccola utilitaria con batteria da 40kWh ed autonomia di 170 km (che è la reale autonomia su percorso extraurbano rispettando i limiti di velocità, alla faccia della autonomia di 350 km dichiarata dalla casa), con la stessa utilitaria con motore termico a benzina e gpl:
A) un “pieno” di energia effettuato collegandosi ad una utenza domestica costa € 20,80 (€ 0,52 x 40kwh = € 20,80);
B) un “pieno” di energia effettuato collegandosi alle colonnine pubbliche costa € 35,60 (€ 0,89 x 40kwh = € 35,60);
C) un pieno di 40 litri di benzina costa € 74,40 (€ 1,86 x 40lt = € 74,40);
D) un pieno di 40 litri di gpl costa € 29,44 (€ 0,736 x 40lt = € 29,44).
Nel paragone va considerato un “piccolo particolare”: con un  pieno di energia si percorrono al massimo 170 km, mentre con un pieno di benzina si percorrono almeno 680 km (considerando un consumo medio di 17 km/l) e con un pieno di Gpl se ne percorrono 560 (calcolando un consumo di 14 km/l).
E qui casca l’asino:
– costo a km di una ricarica domestica = € 0,122 (€ 20,80 ÷ 170km = € 0,122)
– costo a km di una ricarica pubblica = € 0,217 (€ 35,60 ÷ 170km = € 0,209)
– costo a km di un pieno di benzina = € 0,109 (€ 74,40 ÷ 680km = € 0,109)
– costo a km di un pieno di Gpl = € 0,052 (€ 29,44 ÷ 560km = € 0,052).

Quindi, tirando le somme, un pieno di carica elettrica alla colonnina costa il quadruplo di un pieno di gp! Il tutto senza considerare che una auto elettrica costa il 30% in più rispetto ad una pari modello termica e che una auto termica può durare anche 15 anni mentre una auto elettrica all’esaurimento delle batterie o della garanzia sulle medesime (dopo non più di 8 anni) vale zero.
Alla faccia delle “scelte ecologiche” per le quali subiamo pressioni da anni: facile così, tanto paga Pantalone!
A questo punto ammetto di essere giunto alla stessa conclusione cui è giunto Gianni: va bene il Green, il rispetto dell’ambiente, l’etica ambientalista, va bene tutto, ma non a spese nostre, non costringendoci a spendere il quadruplo, e soprattutto non speculandoci sopra, perché quando si tratta di mettere mano al portafogli la gente, come Gianni, non è stupida.