Tappi attaccati, chi li ha voluti?


In estate, si sa, il consumo di bevande aumenta moltissimo. Quando capita una di quelle giornate di caldo insopportabile, uno dei pochi attimi di refrigerio è quello che proviamo aprendo un brik per bere un succo di frutta o una bottiglia di plastica per sorseggiare una buona bevanda gassata. Prendiamo la bottiglietta dal frigo, svitiamo il tappo di plastica e ci accorgiamo subito che qualcosa non va: non si stacca. Armeggiamo un po’, ma è attaccato che manco il Bostik sul giocattolo appena riparato al figlio. Pensiamo: «Pazienza», abbiamo sete: Tracanniamo a garganella perché è solo un sorso veloce e poi altrimenti il bicchiere dobbiamo pure lavarlo!. Ma il naso cozza invariabilmente sul tappo, dobbiamo storcere la bocca facendo smorfie buffe e rischiando di rovesciarci il liquido appiccicoso sulla camicia.
Se invece proviamo a riempire un bicchiere (tanto alla fine va tutto in lavastoviglie coi piatti della cena, è uguale!). dobbiamo trovare la posizione perfetta, in equilibrio: ma quel dannatissimo tappo colorato si rovescia in modo da intercettare il liquido e mandarlo fuori dal bicchiere.
Va così da qualche mese, che quasi quasi ci convinciamo a tornare alla salutare acqua del rubinetto. Almeno lì di tappi trappola in plastica usa e getta non ce ne sono.
Ma cos’è questa nuova invenzione dell’estate 2023? Incredibile a dirsi, è un’altra delle trojate che ci chiede l’Europa!
In effetti è una direttiva europea che da qualche mese alcune aziende stanno già applicando per portarsi al passo, dato che nel 2024 la misura diventerà definitivamente e universalmente valida in ogni Paese dell’Unione. Pertanto, nel frattempo, la stragrande maggioranza delle aziende si è portata avanti e ha adeguato la produzione usando solo i tappi “tethered”, che sono quelli, appunto, che non si staccano, restano attaccati alla bottiglia di gazzosa, di limonata o di quel che è per mezzo di un peduncolo che non ne permette il distacco..
Il tappo “tethered” non si stacca neanche se lo mordi coi denti: l’unica soluzione è armarsi di forbici o di coltellino: ma è fatto di plastica dura e rischi di tagliarti e farti male. Alzi la mano chi non ne ha ancora visto uno. Nessuno, vero? Ecco, funziona così perché in questo modo – secondo i geni di Bruxelles – salveremo l’ambiente!. Un po’ come le linguette delle lattine, sulle quali non ci abbiamo fatto molto caso perché sono state una rivoluzione praticamente indolore in confronto a questa.
Se il tappo non si stacca, è la tesi dell’UE, è più difficile perderlo. Quindi è più difficile inquinare. Specie in spiaggia, al mare, sotto l’ombrellone. La direttiva con cui è stato introdotto il metodo “tethered” è la numero 904 del 2019 (il che significa che le autorità comunitarie ci pensano da tempo, da prima della pandemia) e dal prossimo gennaio diventerà vincolante. Fine dei giochi: tutte le bottiglie in PET (polietilene terefrtalato), con una capacità massima fino ai tre litri, saranno equipaggiate: con il malefico aggeggio e tanti saluti. Intendiamoci, all’inizio l’abbiamo messa sul ridere, ma quando si inizia a snocciolare numeri e statistiche, da ridere c’è ben poco: questa semplice modifica dei tappi, infatti, si trascinerà dietro una riduzione (stimata) del 10% dei rifiuti di plastica sui lidi del Vecchio Continente. Non è una sciocchezza il 10%, specie se comparata con un recente studio del Wwf, l’organizzazione internazionale per la difesa dell’ambiente, che sostiene la quadruplicazione della plastica negli oceani entro 2050, con tutto quel che ne consegue per l’ecosistema, per gli animali che popolano le coste e le profondità marine, per la qualità stessa delle acque. E si badi bene che, in termini di ere, il 2050 è domani mattina.
«Ogni settimana possiamo ingerire oltre cinque milligrammi di microplastiche, che sono l’equivalente di una carta di credito», spiegano gli esperti di Wwf Italia, e lo facciamo «attraverso l’aria, l’acqua, la frutta, la verdura». E allora va da sé che questa seccatura del tappo che non sai più come girarlo (tanto di toglierlo, oramai l’avete capito, non se ne parla) si trasformerà in un’abitudine e non ce ne accorgeremo più. Nel frattempo ci sentiremo meno in colpa per i 22 milioni di tonnellate di plastica che entrano in mare ogni anno e per essere uno dei paesi del Mediterraneo che inquina di più.
Poi, se proprio il tappo non riuscite a “digerirlo”, almeno quando aprite un tetrapak avete l’alternativa: sollevate una delle orecchie laterali (come si fa per aprire il cartoccio del latte), ne tagliate via la punta con la forbice e… buona bevuta!
.
Fonti:
liberoquotidiano.it
corriere.it