Tucchime, Tonio! – Tonio me tucca!!


Antonio Rossello ci invia un breve pezzo di Natalino Codatozza sulle espressioni dialettali.

Vorrei brevemente ritornare sulle espressioni dialettali poiché esse hanno il grande pregio di esprimere, in condensato, certe attitudini tipiche del comportamento di noialtri umani, bipedi terrestri. Benché ogni regione del Bel Paese sia ricca di queste perle formate dal linguaggio popolare e il “detto” che andiamo a considerare non sia esclusivo Ligure, mi è caro fare riferimento a questa terra rustica e schietta, anche nel linguaggio dei suoi abitanti.
La locuzione che voglio proporre in questo caso è: “tucchime, Tonio! -Tonio me tucca!!”.
L’espressione nasce osservando l’artificio messo in atto da certe signorine, le quali incitano provocatoriamente e di nascosto il giovanotto di turno (Tonio) ad allungare la mano, per poi proferire grida di scandalo (me tucca!-mi tocca!) qualora la cosa venga notata da terze persone.
In primis dobbiamo evidenziare che questo è il riferimento tradizionale, appartenente ad una dinamica tra i sessi da ascrivere ad un tempo precedente la ginecoforia o ginecanabasi se si preferisce, che si va delineando nell’attuale globantropocene-mediatizzato, ma il valore plastico intrinseco a questo genere di espressioni resta e può applicarsi, come topos, a contesti e a dinamiche sociali più attuali.
Analizziamo un caso sempre presente, quello di quanti amano pontificare ma detestano essere messi in discussione o peggio canzonati nel loro preteso intangibile ufficio: gli appartenenti al genere sfornano scritti, pieni di pareri e giudizi, auspicando sé stessi come fautori di progresso e democrazia e vantando titoli che dovrebbero, a parer loro, neutralizzare ogni obiezione mossa a ciò che enunciano. Addirittura, costoro pretenderebbero che quanto distribuiscono sia reso inopinabile e meno che mai, oggetto di interesse satirico da parte di chicchessia; perciò, non esitano a decretare la deficienza morale e l’incompetenza a prescindere di quanti ardiscano dubitare della chiarezza delle loro ricette. Sollecitati su questo terreno essi, come categoria, subito si adoperano a tutelare il proprio preteso blasone: mettono in guardia da quanti non plaudono le loro opinioni, appioppando epiteti che altri meritano di sicuro, a differenza loro; affermando che si operano artefatti per attentare alla loro serietà, arrivano perfino a paventare Tribunali, galere e castighi pesanti per gli editori incauti che diano agio di esprimersi agli opinionisti da strapazzo che sminuiscono quanto da loro illustrato, quasi a prefigurare un reato di lesa maestà.
Torniamo quindi a bomba e vediamo come la nostra espressione dialettale di riferimento rimanga intatta nella sua icastica efficacia; pur non trattando le prurigini di signorine del secolo scorso, la solfa rimane la medesima: “AÌTA, Tonio me tucca!!”