Sociatria – Ipotesi di riforma previdenziale in Francia e ricadute sociali sull’Europa


L’analisi di Giuseppe Pignatale (*).

Con la riforma delle pensioni Macron porta a termine il progetto volto a ridurre i privilegi e a rendere sostenibile il sistema previdenziale, ma la piazza e le opposizioni fremono. Nel mirino soprattutto per l’aumento dell’età pensionabile a 64 anni. Nelle manifestazioni di piazza gli agenti sono stati colpiti da pietre: ci auguriamo che come in passato si ricada nella violenza e distruzione con incendi di auto e danni sui negozi. Sono almeno 200 le manifestazioni organizzate in tutto il Paese. Nella Capitale migliaia di persone sono scese in piazza e non sono mancati i momenti di tensione tra dimostranti e agenti. Il corteo nella Capitale blindata è partito alle 14 da place de la République e si sono registrati dei disordini in zona boulevard Beaumarchais, dove sono entrati in azione “membri dei black bloc”, secondo quanto riporta Le Monde. I manifestanti chiedono il ritiro del progetto che punta ad aumentare da 62 a 64 anni l’età pensionabile. I sindacati puntano a superare il milione di persone su tutto il territorio, il ministero dell’Interno ha schierato 10.000 poliziotti e gendarmi.

È stata presentata dalla premier Élisabeth Borne la nuova riforma del sistema pensionistico della Francia.

Un provvedimento che il presidente francese Emmanuel Macron cerca di portare a compimento da diversi anni e che punta a ridurre e a rendere sostenibile il sistema previdenziale d’Oltralpe. Sistema che, secondo il governo, senza alcuna riforma potrebbe generare un deficit di 20 miliardi di euro nel 2030.

La modifica che sta facendo più discutere è sicuramente quella che porterà l’età pensionabile dai 62 anni attuali a 64, uno in meno di quelli inizialmente preventivati dal governo. Non a caso, la premier Borne, nell’annunciare il contenuto della riforma, per stemperare gli animi di cittadini e gruppi di opposizione, ha esaltato l’importanza del dialogo con le componenti sociali, fornendo l’immagine di un esecutivo che accolga le istanze e i suggerimenti della società.

Con la Riforma si tenta la Lotta alle pensioni speciali.

Le pensioni speciali, ritenute non più giustificabili dai francesi. Esse riguardano intere categorie di lavoratori tra cui gli ex dipendenti della Ratp (la rete di trasporti della capitale), di elettricità e gas, della Banca di Francia e del Consiglio economico, sociale e ambientale.

La volontà del governo è quella di ridurre progressivamente questi privilegi, in modo da livellare il sistema previdenziale su un unico trattamento per tutti i francesi, con la sola eccezione di chi ha svolto lavori usuranti. In tal senso la pensione minima salirà a quota 1.200 euro mensili.

Il testo presentato dal governo ora dovrà essere sottoposto al vaglio del Parlamento, dopo essere passato dal Consiglio dei ministri il prossimo 23 gennaio. Se dovesse essere approvato, il nuovo sistema pensionistico entrerebbe in vigore a partire dal prossimo 1 settembre.

Sindacati e opposizioni sono pronti all’azione

Macron, pur non potendo contare su una maggioranza schiacciante, si ritiene cautamente ottimista, poiché confida di racimolare voti preziosi dai Repubblicains, esponenti della destra gollista.

Si è invece schierato totalmente contro la riforma il Rassemblement National della capogruppo Marine Le Pen, che ha manifestato la sua intenzione di opporsi alla proposta del governo, ma senza fare ostruzionismo parlamentare, passando la palla ai suoi elettori che “possono perfettamente, è il loro diritto e la loro libera scelta, manifestare in strada”.

Nel frattempo tutti gli otto principali sindacati francesi hanno annunciato una prima giornata di scioperi e manifestazioni di protesta per la giornata del 19 gennaio.

Servono allo scopo leggi europee che portino in tutta l’Europa alla creazione di un sistema basato sul LAVORO, aumentando da subito la produttività, che sarebbe la RICCHEZZA di ogni singolo paese da ripartire fra le parti sociali e quindi serve una intera ristrutturazione del sistema Lavoro: a regime si potrà andare tutti in pensione dopo i 55 anni. con almeno 35 anni di lavoro continuativo utile rappresentato da grandi opere necessari a garantirsi il futuro.

Oggi, in particolare, in Italia, le grandi opere incompiute, costano 3 o 4 volte rispetto a quelle compiute in Francia, Germania,…

(*) Giuseppe Pignatale, tarantino, è impegnato nel sociale, contribuendo al miglioramento sociale, morale, tecnologico e complessivo della società attuale. Tra le sue attuali iniziative, è autore del sito Web Supersapiens.it – Promozione Sviluppo Globale BENESSERE, un portale culturale con forum.