Rampini: il pensiero di un italiano a New York


Grande il successo di pubblico e la condivisione di idee sull’Occidente e sull’America. Inoltre Russia, Ucraina, Cina. Geopolitica e globalizzazione. Aspetti perversi e contraddittori del tempo attuale. Martedì 14 luglio, alla sera, in piazza della Concordia ad Albissola Marina (SV) si è svolto un incontro letterario con Federico Rampini, introdotto da Renata Barberis per la libreria Ubik di Savona.

Conoscevo Federico Rampini (*) soltanto per averlo visto in tv dove appare spesso, non ho mai letto un suo libro. Poi, grazie a questo pregevole evento, parte dell’edizione 2022 della rassegna culturale estiva di piazza “Parole ubikate in mare”, che si svolge tra Albissola Marina e Savona a cura della Libreria Ubik Savona e dei Comune di Albissola Marina e Savona, ho avuto l’occasione di apprezzare di persona le testimonianze del noto giornalista e scrittore riguardo a molteplici questioni inerenti gli Stati Uniti d’America, con i loro riflessi sull’intero Occidente, sul resto del mondo… mettendo in luce le differenze tra la percezione che ne abbiamo attraverso i media e ciò che è direttamente osservato da chi vive in America da anni…. Una sfida fatta anche di contaminazione reciproca, perché alcuni problemi sono ovunque simili: dalle diseguaglianze sociali allo strapotere di Big Tech, dalla crisi ambientale e climatica alla corsa per dominare le energie rinnovabili.

Genovese di nascita al suo ritorno in Liguria, con questo spirito, l’autore, che ha gli occhi sugli States da almeno un quarto di secolo, ha illustrato, con estrema naturalezza, stile pacato e capacità comunicativa, i contenuti dei suoi due ultimi libri, “Suicidio occidentale” (Ed. Mondadori) e il nuovissimo “America: America. Viaggio alla riscoperta di un Paese” (Ed. Solferino). Non possiamo negare che Rampini sia una “colonna” del giornalismo mainstream e nemmeno la sua posizione marcatamente atlantista e filoamericana, tuttavia quando serve non le manda a dire : dice!

Da qui i grandi interrogativi intorno al destino degli Stati Uniti: nazione creatrice di miti e valori o un Paese in declino e diviso al suo interno, che in questa fase storica ancora largamente condiziona la geopolitica mondiale, ma soprattutto l’Occidente intero, quindi anche una Vecchia Europa preda anch’essa di una profonda crisi d’identità.

Più che di America, perciò, avrebbe senso parlare di Americhe: l’America profonda e l’America costiera (esclusa la Florida, un caso a sé), quella conservatrice e quella progressista, quella dei ricchi e quella degli indigenti… Ma poi anche ha l’assicurazione sanitaria e chi no, chi parla l’inglese e chi è invece arrivato da Messico, India, Vietnam assuefatto dal sogno americano, un tempo florido, per scontrarsi con una realtà non più inclusiva e declinante.

L’America che ha fatto la brutta figura dell’Afghanistan, che pur preannunciandola non aveva previsto veramente le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina. La Russia che guarda alla Cina, con la sua faccia della troppo nascosta e inquietante, che l’élite occidentale ha deciso di non vedere.

Putin e Xi Jinping pensano che l’Occidente sia un insieme di nazioni in decadenza. Cina e Russia vedono un Occidente in rovina. Tutto nel gioco storico dei corsi e ricorsi, ieri la caduta dell’Impero Romano che oggi rimanda al declino della nostra civiltà occidentale, stretta tra le logiche di superpotenze che si studiano e si copiano a vicenda. Tutte cose riaffermate da Rampini nei suoi precedenti volumi.

Sullo sfondo, poi c’è la Globalizzazione, la quale, se si salva solo sotto l’aspetto dell’immigrazione, sta invece gradualmente declinando e proprio per ragioni strettamente economiche.

Dal suo punto di vista privilegiato, lo sottolineava già infatti Federico Rampini su “La Repubblica” almeno cinque anni fa. Essa è “sempre meno universale”, “non è irreversibile”, “inverte il senso di marcia”. L’economia globale sta vivendo un arresto anche a livello ideologico: non è più il Valore. In USA, in Cina, nell’Unione Europea. Inoltre il mondo economico si fa sempre più regionale con accordi tra stati simili e “infinite barriere nazionali si stanno ricostituendo”.

Complessivamente l’incontro con l’autore è quindi stato quanto mai interessante e gradito dal numeroso pubblico per comprendere, anche attraverso alcune domande formulate dalla platea, soprattutto contraddizioni e prospettive dei processi in atto nella più grande potenza al mondo, per evidenziare dall’interno i due sistemi di valori che la spaccano a metà: Liberal e Conservatori grosso modo, anche se vi sono parecchi distinguo. Si tratta di due realtà parallele in perenne sfida, che fanno propaganda per attaccarsi da televisioni diverse, come due pianeti distanti anni luce. Ogni tanto vince una, quando si va a votare; poi vince l’altra, senza che i problemi di fondo migliorino, anzi…

(*) Federico Rampini (insieme allo scrivente nella foto di anteprima) è un giornalista e saggista italiano naturalizzato statunitense. Attualmente è l’editorialista del Corriere della Sera da New York. E’ stato vicedirettore de IlSole24Ore e dal 1997 al 2021, ed anche corrispondente estero per La Repubblica.