L’America si è fatta il Biden…


L’elezione di un presidente degli Stati Uniti comporta ogni volta una serie di procedure che partono dalla campagna elettorale ma non si concludono con la proclamazione del vincitore.
Questa volta abbiamo potuto verificare come le elezioni presidenziali americane siano diventate tutto a un tratto un momento di sfogo generalizzato di pulsioni animali che da tempo covavano nelle due grandi anime del popolo americano. Chi si illude che stiamo parlando dell’anima democratica (o progressista) e di quella repubblicana (o conservatrice) è un’anima candida che non riesce a vedere la realtà dietro agli schermi TV e ai tabloid.
Le due anime di cui parlo sono semplicemente quella che chiamerò “civile” (ma non lasciatevi fuorviare dalle parole) e quella che definirò “criminale”.
L’anima civile americana discende da un popolo pacifico che ha cercato fortuna migrando in varie ondate (dai padri pellegrini del Mayflower fino agli italiani che sbarcavano a Ellis Island un secolo fa) e che ha costruito una grande nazione, con grandi e saldi principi di democrazia nonostante infiltrazioni massoniche e religiose abbiano da subito insidiato la nascente nazione americana.
Quest’anima ha avuto nei secoli rappresentanti illustri, davanti ai quali dovremo sempre levarci il cappello in segno di gratitudine per l’alta lezione di civiltà. Tra le loro fila entrano di diritto Benjamin Franklin, John Adams, Thomas Jefferson, Abraham Lincoln, Martin Luther King, Robert Kennedy e molti altri.
L’anima criminale è invece quella che deriva dalla brutalità di individui che giunti nel Nuovo Mondo iniziarono a dettare le nuove regole della giustizia. Personaggi spesso in fuga da una giustizia britannica che li voleva penzolanti da una forca o in cerca di fama e ricchezza personale senza troppi scrupoli sul come procurarsela.
Tra i più noti di loro possiamo indicare due buone dozzine di presidenti (non faccio nomi a salvaguardia della libertà del mio direttore, ma ricordo i titoli di due film: “The Post” e “Tutti gli uomini del presidente”) e uno stuolo di individui di ogni ceto: militari, politici, religiosi, uomini d’affari, mafiosi d’ogni provenienza e così via. Non sorprenderanno certo, tra i loro ranghi, nomi quali il colonnello Custer, Jesse James, Al Capone, ma anche per altri versi banchieri e petrolieri (il comitato direttivo di Goldman Sachs non è che un esempio), politici come Henri Kissinger (che architettò il golpe cileno del 1973 per portare al potere Pinochet, e che diresse i massacri di milioni di civili in Vietnam, Cambogia e Laos), Robert McNamara e molti altri.
Spesso l’anima criminale ha preso il sopravvento, come ad esempio nelle guerre che gli Stati Uniti hanno portato in giro per il Mondo con la scusa del “Peace Keeping” (vedi ad esempio Desert Storm, il Kosovo, la polveriera mai sopita del Medio Oriente,…) o soppiantando il ruolo di altri attori nella stessa guerra, cole in Afghanistan o in Vietnam.
Negli ultimi due decenni sembrava essere stata instaurata una netta separazione tra le politiche dei due principali partiti americani, con il partito repubblicano più volto al benessere interno e indifferente ai guai a casa d’altri, e il partito democratico che invece cercava di conciliare un certo “welfare per tutti” con l’incremento della spesa militare e dell’apertura di sempre nuovi scenari di guerra.
Anche Trump non era sfuggito a questo “new deal”, mostrando un anima civile prevalente su quella criminale (ci perdonino i messicani, poveretti!). Nessuna guerra in 4 anni è stata iniziata e molte truppe sono state rimpatriate. Allo stesso tempo molto è stato fatto per l’emergenza pandemia, sebbene il problema delle periferie degradate, ereditato dalla gestione Obama, non sia stato se non marginalmente oggetto di cura.
Oggi con Biden si volta pagina. L’America si è risvegliata meno civile e più criminale. Lo abbiamo visto in campagna elettorale, con gli esasperati atti di antirazzismo che sono sfociati in una farsesca iconoclastia in cui l’ignoranza della Storia la fa da padrona. Lo abbiamo visto ad elezioni finite, con la guerriglia davanti al Campidoglio, che poteva essere tranquillamente evitata ma è stata lasciata sbracare per utilitarismo politico, e lo vediamo ora con la prima azione militare ordinata da Biden: con la puntualità di un treno giapponese è arrivato un bombardamento sulla Siria le cui motivazioni sono più deboli di quelle di un bambino che picchia il compagno perché gli ha preso il righello!
Sarà un caso? Non crediamo: se il buongiorno si vede dal mattino temiamo che sarà una vera e propria giornata di merda. D’altronde il fallimento del sistema democratico lo si misura anche da queste cosette: quando a un popolo di capre ignoranti viene dato il diritto di voto senza una logica preventiva può succedere anche che un noto guerrafondaio che sotto altri presidenti aveva già bombardato mezzo mondo venga messo in condizione di premere il bottone rosso.
E’ una mia vecchia fissa, lo so, ma continuo a dire che il suffragio universale non è l’arma migliore in mano al popolo. Se giochi a scacchi con un piccione, puoi essere anche il campione del mondo ma il piccione farà cadere tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e poi se ne andrà camminando impettito come se avesse vinto lui.
Ne riparleremo in altra sede. Per ora stiamo a guardare ma mettiamoci un elmetto e stringiamo le chiappe.
Vai america, va’ dove ti porta il Biden.
Ma poi non dire che non ti avevamo avvertita.