Chitarra Classica – Intervista al chitarrista Senio Diaz


Figlio di Alirio Diaz, Senio è stato avviato allo studio della chitarra dallo stesso padre, ha proseguito poi gli studi con i maestri U. Incutti, A. Amato e C. Carfagna, conseguendo il diploma presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma.
Ha seguito i corsi di Composizione dei maestri C. Cammarota e Renzi presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma ed il corso di Direzione d’orchestra del maestro S. Celibidache a Trier, in Germania. E’ attualmente docente al Conservatorio “Alfredo Casella” dell’Aquila e presso la Accademia Internazionale di Musica della Fondazione Alirio Diaz a Roma.
Si esibisce come solista e in varie formazioni cameristiche nei principali centri musicali italiani ed esteri tra i quali l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Istituzione Universitaria dei concerti a Roma, il Teatro Teresa Carreno di Caracas, la Maison de l’Amerique Latine di Parigi, Presidencial Orchestra di Ankara, Royal Academy di Londra, Teatro Nazionale di Helsinky, Washington University ecc.
In segno di stima, per i suoi riconosciuti meriti artistici, nel 1986 Andrès Segovia gli ha donato una chitarra Fleta con la quale si esibisce attualmente.

W.M.: Senio, grazie per la disponibilità, ho approfittato dell’amicizia che ci lega da quando “giovincello” sono stato tuo allievo del secondo livello al conservatorio di Salerno, quanti bei ricordi…,attualmente invece ricopri la cattedra al Conservatorio “A. Casella” dell’Aquila. In questo spazio dedicato alla chitarra classica avrei piacere che ci parlassi un po’ di te e del tuo percorso musicale.

S.D.: Sono stato avviato allo studio della chitarra da mio padre, ho proseguito poi gli studi con i maestri U. Incutti, A. Amato e C. Carfagna, conseguendo il diploma presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma.
Ho seguito i corsi di Composizione dei maestri C. Cammarota e Renzi presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma ed il corso di Direzione d’orchestra del maestro S.Celibidache a Trier, in Germania.

W.M.: La tua formazione è stata molto influenzata dalla musica sudamericana, ci dici in che modo?

S.D.: Non solo ovviamente e credo che per musica sudamericana tu presupponga quegli autori che sono stati direttamente o indirettamente influenzati dalle radici popolari musicali della loro nazione. Si ho approfondito questo campo grazie all’entusiasmo di questo repertorio che mi ha trasmesso mio padre.

W.M.: molti anni fa ebbi modo di ascoltarti in una bellissima e caratteristica Chiesa ad Amatrice, era il mese di agosto e suonavi in duo con il tuo papà, il grande Alirio. Ricordi quel concerto?

S.D.: Prima di tutto provo un grande dolore per le vittime del terremoto che ha devastato Amatrice. Molte persone che conobbi in quella occasione purtroppo non ci sono più ma il calore del pubblico di quella serata resta nel mio cuore.

W.M.: Che differenze trovi tra la scuola di chitarra italiana e quella sudamericana?

S.D.: Non trovo grandi differenze, ormai il livello di studio e di preparazione è molto alto praticamente ovunque. Ho l’impressione però che in Italia si stia perdendo una delle nostre caratteristiche. Oggi credo che si chiami Ear Training ossia quella capacità di orecchio armonico in grado di capire anche dei semplici accordi per accompagnare una melodia. In parole povere ci sono chitarristi che sanno suonare Bach ma non sono in grado di trovare dei semplici accordi per accompagnare una canzone ed è un peccato perché questa capacità aiuta molto anche nella pratica del repertorio “colto” .

W.M.: Quando sei in concerto, utilizzi una bellissima “Fleta” in cedro, la alterni ad altre o usi solo quella?

S.D.: Mi piace molto suonare anche la Orlando e Amenio Raponi , Antonio Scandurra, Pietro Gallinotti.

W.M.: Qual è Il tuo rapporto con la musica popolare venezuelana?

S.D.: E’ un rapporto di continuità nel rispetto e nella valorizzazione del grande lavoro che ha fatto mio padre.

W.M.: Hai un ricordo in particolare di Segovia di quando eri ancora piccolo?

S.D.: Si certamente. Ricordo che veniva a casa nostra ogni volta che aveva un concerto a Roma e adorava le fettuccine di mia nonna! Ricordo mio padre che nel salotto suonava per lui. Lo scambio di opinioni. Ricordo la loro amicizia,la stima e il grande rispetto che mio padre aveva per lui e che il Maestro aveva per mio padre.
Ricordo il viaggio che feci in Spagna con amici per festeggiare il superato esame di maturità e la tappa a Granada. A 18 anni a volte non si sta molto attento alle formalità e poiché avevo piacere di salutare il maestro, ci presentammo nella sua villa suonando il campanello. Fummo accolti amorevolmente dalla signora Emilia Segovia e dal Maestro che però aveva altri ospiti. Ci fu offerto un bel pranzo e quando mi avvicinai per salutare il Maestro per congedarmi mi disse :” Hijo mio fuè un placer verte pero por favor la proxima vez avisame antes.”(Figlio mio è stato un piacere vederti pero la prossima volta avvisami prima).
Penso che mi sarei messo sotto terra se non mi avesse poi abbracciato.
E’ stata una grande fortuna per me aver avuto modo di frequentare un figura di questo livello nel panorama musicale.

W.M.: Siamo quasi giunti alla fine di questa bella chiacchierata, mi è doveroso chiederti anche a nome dei lettori di WeeklyMagazine qual è il tuo rapporto con l’eredità artistica paterna.

S.D.: Di continuare nel solco tracciato da mio padre riproponendo e diffondendo il suo enorme lavoro di ricercatore, arrangiatore e trascrittore anche attraverso la Fondazione Alirio Diaz che organizza attività che hanno questo scopo.

W.M.: Ti ringrazio molto per la tua disponibilità, spero possa esserci un prossimo incontro in presenza.