Chitarra Classica – Intervista al liutaio Leonardo De Gregorio


Leonardo De Gregorio, allievo di Gianluca Persichetti, si è diplomato in chitarra a pieni voti presso il Conservatorio di musica “A. Casella” dell’Aquila. Ha seguito corsi di perfezionamento con Bruno Battisti D’Amario, con Massimo Delle Cese e con Arturo Tallini presso l’Accademia Internazionale di Musica in Roma “Arts Academy”. Ha partecipato a Masterclasses di chitarristi di fama internazionale come R. Dyens, D. Russell e Assad.
Ha fatto parte, come solista, del Guitensemble (orchestra di chitarre fondata e diretta da Arturo Tallini), con la quale si è esibito in numerose ed importanti manifestazioni musicali italiane. Si è esibito in Duo chitarristico con Andrea Pace (“Libra” Guitar Duo) in diverse sale da concerto e ricevendo premiazione alla VII edizione del concorso nazionale “Giulio Rospigliosi” – sezione musica da camera. Ha inoltre avuto esperienze con diversi gruppi da camera.
Nel 2000 ha iniziato studiare l’arte della liuteria rifacendosi ai grandi maestri del passato.
E’ stato recentemente premiato (2016) presso il Rotary Club di Roma con lo storico premio “La Ruota d’Oro”, assegnatogli come riconoscimento per il significativo contributo nell’ambito della valorizzazione dell’artigianato artistico. Nel 2021 riceve il premio Città di Fiuggi per la liuteria.

WM: ciao Leonardo, oltre che un bravo chitarrista sei anche un ottimo liutaio, sono sicuro che la nostra chiacchierata sarà molto interessante per me e per i lettori, cosa vuoi raccontarci?

L.D.G.: Un saluto a te ed ai lettori, iniziamo col dire che ormai sono un liutaio da circa 20 anni, e nonostante sia diplomato in chitarra classica, non mi sento affatto un bravo chitarrista, comunque grazie!
La musica, ed in particolare la chitarra, fa parte della mia vita sin da bambino, infatti nella mia famiglia ci sono stati diversi musicisti, compositori e costruttori, quindi ho ereditato questa passione che oggi mi prende quasi interamente le giornate.

WM: Ci siamo incontrati qualche anno fa , quando il tuo passaggio da chitarrista a liutaio era già avvenuto, alla mostra di liuteria organizzata dal M° Piero Viti presso il Conservatorio di Benevento. Negli ultimi anni, i tuoi strumenti hanno raggiunto eccellenti risultati e sono molto richiesti per il loro carattere performante.

L.D.G. Proprio così, nel 2000 mi sono diplomato al conservatorio dell’Aquila in chitarra classica, subito dopo, parallelamente ad un’ attività concertistica e all’insegnamento, inizio ad interessarmi di liuteria, inizialmente con l’aiuto di mio padre, costruttore hobbista di flauti, con pochissimi attrezzi ed un paio di libri, nasce la mia prima chitarra, da allora sono passati 20 anni, molti studi , esperimenti e circa 125 chitarre.
Da allora ho sempre avuto un obbiettivo, quello di realizzare strumenti che conservassero diversi elementi delle chitarre importanti del passato, ma provando a migliorarne alcuni aspetti, come il volume ( proiezione), e la suonabilità.
Credo che oggi, dopo 20 anni di esperienza, possa ritenermi soddisfatto della strada che ho intrapreso, molti chitarristi professionisti e non solo, ordinano mie chitarre da diverse parti del mondo.

WM: A quale liutaio ti sei ispirato inizialmente? Successivamente che strada hai intrapreso per la costruzione delle chitarre da concerto? Hai anche una linea da “studio”?.

L.D.G. La prima chitarra che ha destato in me interesse è stata la Hunphrey, allora erano suonate , tra gli altri, dal duo Assad, un duo che ho ammirato moltissimo, poiché in quel periodo suonavo stabilmente in un duo di chitarre, ho cercato di ricreare quel tipo di suono studiando e sperimentando quel progetto.
Successivamente la mia attenzione si è spostata sul progetto double-top, il capostipite di questa scuola fu Mathias Dammann, liutaio tedesco, il quale sviluppò una tavola armonica leggerissima e allo stesso tempo elastica e resistente, attraverso la composizione di due strati di legno con all’interno un materiale a nido d’ape, il Nomex, un materiale molto leggero che incollato tra le due membrane di legno crea una tavola armonica con le caratteristiche sopra elencate.
In passato pensai anche a realizzare un modello da studio, idea mai portata avanti, sia per mancanza di tempo ma anche per mancanza di interesse…

WM: Che legni utilizzi generalmente? Preferisci il cedro o l’abete per le tavole? E per il fondo e le fasce? Per la verniciatura come ti regoli?

L.D.G. Utilizzo sia l’abete che il cedro per la tavola armonica, ho una leggera predilezione verso il cedro perché lo trovo più adatto al mio progetto, essendo un legno leggero conferisce alla chitarra una risposta più veloce e un suono più profondo e caldo. Per quanto riguarda le fasce e il fondo, amo particolarmente il Palissandro Rio e il Palissandro Indiano, ma anche il Wengè, legno generalmente poco usato e secondo me sottovalutato, infine uso il Cipresso abbinato alle tavole in Abete, questi due legni insieme riescono a dare allo strumento una ricchezza timbrica particolare che amo molto.

WM: Per quanto riguarda i progetti costruttivi, preferisci orientarti verso la tradizione o alterni anche strumenti di cognizione costruttiva moderna ? Ce ne parli?

L.D.G. Come ho già accennato precedentemente, da molti anni, ormai 15, il mio modello di riferimento è il double-top, questo perché attraverso questo progetto riesco ad ottenere strumenti con caratteristiche per me irrinunciabili. Innanzitutto la facilità di esecuzione, dovuta all’estrema reattività della tavola armonica, questo fa sì che ne possano beneficiare entrambe le mani. La pienezza e la compattezza di suono, l’equilibrio la proiezione e la separazione dei suoni, tutte caratteristiche che difficilmente trovo su strumenti non double-top, anche i migliori.
Recentemente ho iniziato a costruire, insieme al mio amico e collega Romano Gambacorta, copie Torres, il motivo è l’ammirazione per la figura e il lavoro di questo liutaio, fondamentale per lo sviluppo della chitarra classica del ‘900.

WM: Quanto tempo richiede la costruzione di una tua chitarra? I tempi variano a seconda del modello?

L.D.G. A questa domanda potrei risponderti un mese e mezzo o due, dipende però da molti fattori e dalle scelte di ogni singolo liutaio. Ad esempio le vernici, la gommalacca richiede molto tempo per una perfetta finitura, altre vernici moderne sono molto più veloci. Anche la scelta delle colle può avere ripercussioni sulla velocità di lavorazione ed infine dipende molto dal processo di lavorazione.

WM: Il manico leggermente rialzato rispetto al piano armonico contribuisce ad una migliore acustica? Ed il foro di risonanza ?

L.D.G. Il manico leggermente rialzato, come quello che faccio io, conferisce innanzitutto una maggior semplicità di esecuzione oltre il XII tasto, inoltre cambia l’angolo delle corde rispetto alla tavola armonica, questo fa si che il ponte si muova diversamente, trovando la tensione ideale su una tavola armonica costruita a più strati.
Il foro di risonanza, o soundport, è un espediente usato da alcuni liutai, lo uso spesso anche io, per dare maggior presenza di suono al chitarrista, ovviamente cambiano alcuni parametri, come l’intonazione della cassa, il foro modifica l’intonazione alzandola di circa un tono.

W.M. Leonardo, siamo giunti alla fine di questa bella chiacchierata, ti ringrazio del tempo dedicatomi, ci vedremo sicuramente alla prossima mostra.