Ho deciso: sono un NO-SEM…


HO DECISO, IO NON MI FERMO AI SEMAFORI! Sono un NO-SEM: sarà la mia ribellione personale. Intendiamoci, se voi volete fermarvi ai semafori, liberissimi, mica ve lo proibisco! Ma io no: il semaforo limita la mia libertà di scelta, la mia individualità e la mia libertà di movimento. Quest’ultima prevista dalla nostra Costituzione e come se non bastasse anche dal trattato di Schengen: libertà di circolazione, capite? Io ammiro chi crede davvero che i semafori siano stati concepiti per la nostra “sicurezza”. Sul serio, senza ironia o doppi sensi, e capisco chi pensa che la vecchietta che attraversa la strada e non finisce sotto la mia macchina, PER QUESTO MOTIVO campi poi altri cento anni. Fin da piccoli ci hanno indottrinati; già i nostri genitori (sudditi inconsapevoli – ahi loro! – di un sistema al di sopra delle loro capacità di comprensione) ci hanno indotto a credere questa cosa.
Ma io non mi lascio influenzare da teorie massificatrici, che tendono (è evidente, è sotto gli occhi di tutti!) a omologare i cervelli facendoli convergere verso quel pensiero comune che rappresenterà la ineluttabile fine del libero arbitrio.
Ma poi, a pensarci bene, siamo sicuri che quelli investiti sulle strisce non avessero altre patologie? Il 70% aveva problemi cardiaci, o problemi respiratori residuati da raffreddore/influenza, se non addirittura il diabete o un cancro. Sono morti PER schiacciamento da auto, o non invece CON schiacciamento da auto, e quindi prima o poi sarebbero morti lo stesso? Non ce lo dicono, come non ci dicono che la causa sta nello stato fisico-psichico dei conducenti delle auto investitrici. Non è un’opinione: è statistica! Il 24% degli incidenti stradali è causato dall’abuso di alcool. Ma attenti! Vi vogliono far credere che l’alcool sia un pericolo, invece dovete imparare a ragionare con la vostra testa. Il dato è chiarissimo: il 76% dei conducenti investitori è sobrio! Avete capito? SONO GLI ASTEMI IL VERO PERICOLO, altro che!
Eppure la strategia dei poteri forti continua e siamo sempre più vicini al punto di non ritorno. Nel frattempo nessuno vi dirà mai quanto i semafori consumino elettricità (soldi nostri!), deturpino il paesaggio e discriminino i daltonici, perché queste sono verità scomode.

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In serata, tramite lo stesso estensore dell’articolo, ci arriva il commento di un lettore che, volentieri, pubblichiamo a margine del pezzo di Vittorio Bobba. La redazione.

In risposta al NO SEM:
Nel dialogo in atto riguardo a obblighi, diritti e lasciapassare vari, qualcuno ha introdotto il paragone del semaforo. Vorrei ringraziarlo, perché lo considero assai illuminante.
Il semaforo è un’ottima invenzione per organizzarsi ed evitare incidenti. Ma non è “la Verità”: è solo un accordo. Il problema dunque non è il semaforo, è confondersi riguardo al suo significato.
Per capirci: rispettare i semafori è certamente utile ad evitare incidenti, evviva. Ma persino rispettare i semafori “senza se e senza ma”, può diventare un grosso problema.
Sei nel deserto e arrivi ad un incrocio col semaforo. Quattro strade che si perdono per chilometri in completa visibilità, totalmente vuote. Ma il semaforo è rosso e tu, siccome i semafori van rispettati, ti fermi e aspetti. E aspetti. E aspetti. E aspetti. E aspetti, e continui ad aspettare per sempre, perché il semaforo è rotto. Ma tu non sei in grado di discutere del suo funzionamento o delle sue regole perché, diamine, non hai la laurea in semaforia, quindi resti lì in eterno ad aspettare da bravo cittadino coscienzioso che non vuole mica rischiare di provocare incidenti con la sua arroganza.
I semafori non limitano alcuna libertà e non garantiscono alcuna sicurezza: siamo noi ad assegnare loro questi o altri significati, che però variano a seconda del contesto.
Questa è dunque la differenza: c’è chi ritiene che le regole vadano solo rispettate ciecamente, come pecore ben addestrate, e chi invece rivendica il diritto di metterle in discussione, di misurarne l’efficacia, soppesarne pro e contro in relazione allo scenario presente, di modificarle dove e quando diventino inutili e persino di disobbedirvi, quando le ritengano ingiuste o dannose.