Il vaccino spiegato bene


Ritengo sia necessario che le persone capiscano l’argomento di cui si discute per poter esprimere un proprio parere indipendente o, per usare un termine oggi assai comune, immune dai giudizi ascoltati mille volte da altri e spesso abbracciati senza una reale conoscenza del problema.
Pertanto, con l’aiuto delle parole del dr. Pier Giorgio Fossale, medico vercellese in prima linea contro il virus fin dai primi giorni, provo a spiegare in modo divulgativo il vaccino anti SarsCov2.
Cominciamo col dire che all’interno dei nuclei delle nostre cellule oltre al DNA, la “banca dati” che contiene tutte le informazioni personali dell’individuo (il “genoma”), esistono altre macromolecole, RNA, proteine, carboidrati, lipidi, ecc. Il DNA è fondamentale nella sintesi proteica a tutti i livelli: le informazioni contenute nella sua catena a doppia elica devono essere portate nel sito dove avviene la sintesi proteica. Questo trasferimento di informazione avviene attraverso un processo piuttosto complicato, che prende il nome di trascrizione durante il quale il pezzo di catena di acidi nucleici che costituisce quella specifica informazione del menoma viene “copiata” su una molecola di RNA. Potete immaginare la molecola di RNA come una tavoletta di argilla o di cera su cui vengono tracciati i segni che formano il messaggio. A questo punto il messaggio viene portato a destinazione e letto dalle molecole che conoscono quel linguaggio.
Una volta codificato con il messaggio da trasportare, l’RNA prende il nome di mRNA, ossia RNA messaggero. Questo processo è compiuto tramite un enzima, l’RNA polimerasi, che “copia” l’informazione contenuta in un gene del DNA in una molecola di mRNA. Questa operazione di copiatura prende il nome di “trascrizione”.
Ebbene, all’interno del vaccino viene messo l’mRNA che contiene le informazioni necessarie per produrre la proteina Spike del virus, quella che permette al virus di attaccarsi alla membrana di una cellula ospite grazie a una sorta di uncino e quindi penetrare all’interno di essa e moltiplicarsi causando la malattia.
Questo mRNA è incapsulato all’interno di sfere fatte di grassi (liposomi), simili a quelli presenti delle nostre cellule. Una volta iniettati nel nostro corpo, i liposomi liberano l’mRNA. In tutte le nostre cellule ci sono delle piccole fabbriche, i ribosomi, che traducono l’informazione dell’mRNA in proteine. L’mRNA che si trova nel vaccino, una volta entrato nelle cellule viene letto dai ribosomi che produrranno tante copie della proteina Spike del SARS-CoV-2.
Una volta che le nostre cellule avranno prodotto la proteina Spike, questa uscirà dalla cellula e verrà riconosciuta come ESTRANEA dal sistema immunitario. L’importante è che la proteina Spike, da sola, attivi una reazione immunitaria ma non sia in grado di provocare la malattia perché rappresenta soltanto una piccola parte del virus. Ed in effetti è così.
A questo punto il sistema immunitario fa il suo lavoro. Produce le armi specifiche, le cellule della memoria e gli anticorpi che combattono ed eliminano la proteina Spike del SARS-CoV-2, impedendo al virus di infettarci.
Le cellule della memoria rimarranno nel nostro corpo e serviranno a proteggerci per mesi forse per anni nel caso il virus ritornasse, poiché se noi non ci infettiamo, non possiamo nemmeno contagiare chi ci sta vicino.
Gli studi attuali, validati dalle agenzie del farmaco di USA e UE al momento confermano l’efficacia e la tollerabilità, a dispetto dei soliti no-Vacs che pensano di saperne più degli scienziati solo perché hanno letto qualche commento della massaia di Viggiù su Facebook o hanno ascoltato il parere di un medico loro amico, che probabilmente fa il dermatologo o il dentista.
E’ evidente, come sempre è stato, che una piccolissima percentuale di persone potrà sviluppare reazioni di intolleranza al vaccino, e questo per le ragioni più varie, ivi inclusa l’intolleranza al liquido di trasporto! Ma ciò è sempre accaduto dai tempi di Sabin e dei vaccini scolastici.
Chi ha fatto (come il sottoscritto) il vaccino trivalente TabTe da militare, con la terrificante iniezione nel petto, sa che una buona percentuale di ragazzi dal fisico eccellente hanno passato uno o più giorni in branda con un bel febbrone, ma nei successivi dieci anni (o più) nemmeno un raffreddore li ha più colpiti.
Qui sarà la stessa cosa. L’unico dubbio che ci sovrasta ancora è questo: se ci vacciniamoci lasceranno finalmente liberi di muoverci ovunque?
E’ una bella domanda. Non vorremmo ricevere una brutta risposta.