Ottant’anni, ma non li dimostra


Come tutti gli eserciti, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, anche quello americano aveva necessità di disporre di grandi quantità di automezzi leggeri, da riservare a numerosi compiti. Rispetto agli altri paesi, le scelte compiute dalla US Army furono veramente innovative e portarono alla creazione di un piccolo ruotato, destinato ad entrare ben preso nella leggenda.
Già prima del conflitto, le forze armate statunitensi avevano bisogno di migliaia di autoveicoli leggeri, ma al suo scoppio in Europa, nel ’39, il problema si presentò ancora più urgente. L’anno successivo, fu decisa la costituzione di un apposito comitato, incaricato di sovrintendere allo sviluppo di un mezzo plurimpiego, capace di trasportare ¼ di tonnellata di carico. Anche se i tempi erano ristretti, non si volevano adottare soluzioni di compromesso, come l’utilizzo o la modifica di quelli già esistenti. Si pensò quindi di svilupparne uno completamente nuovo, chiedendo, nel giugno del ’40, alle industrie americane di presentare idee e modelli. La Società “American Bantam Car” fornì, su indicazione della commissione, un disegno e le specifiche tecniche, che riteneva più si avvicinassero alle richieste dell’esercito. Nel giro di sole sette settimane, sbaragliando ogni concorrente, sviluppò un progetto completo ed il 23 settembre dello stesso anno, un primo esemplare partecipò ad alcune prove.
Il nuovo veicolo venne approvato nel marzo 1941. Poiché la Bantam dichiarò che non sarebbe stata in grado di produrre, da sola, migliaia di esemplari in pochi mesi, come richiedevano i vertici militari, la Willys-Overland Motor Company, con sede a Toledo nell’Ohio, riuscì ad inserirsi nella fornitura. Dopo la presentazione di altri prototipi e l’inizio della produzione di serie limitate, a fine luglio, venne definitivamente scelto il modello della Willys. La casa costruttrice iniziò subito a consegnare i “GP Trucks” (General Purpose Trucks – Automezzi per uso generale), sigla dalla quale è derivato il termine eufonico “Jeep”, presto diventato famoso in tutto il mondo.
L’autovettura si avvaleva di un telaio leggero ed al contempo rigido, sul quale erano fissati gli organi meccanici ed il fondo dell’abitacolo. Il motore, un quattro cilindri a benzina da 2200 cc., in linea e valvole laterali, era posto nella parte anteriore della carrozzeria interamente scatolata. Le quattro ruote motrici, con riduttore a due rapporti, avevano ammortizzatori idraulici e sospensioni a balestra.
L’entrata in guerra degli Stati Uniti, nel dicembre 1941 (a seguito dell’attacco giapponese a Pearl Harbor), fece aumentare le richieste alla Willys ed ai suoi subcontraenti, poiché la Jeep doveva essere subito impegnata in prima linea. Nessun paese al mondo possedeva un veicolo così piccolo, economico ed allo stesso tempo affidabile, robusto e dotato di eccellente mobilità fuoristrada. Venne utilizzata nei modi più svariati, al punto che risulta davvero arduo trovare un limite a quelli che furono il suo compiti complessivi. Nata come mezzo di collegamento e ricognizione, si diffuse ben presto all’interno di tutte le unità operative e logistiche, sia con versioni appositamente realizzate in fabbrica, sia con modifiche apportate direttamente al fronte. Infatti sia l’esercito statunitense che quelli alleati, si rifiutarono di relegare la Jeep a ruoli di retrovia. Esplosero da subito richieste di versioni armate, per eseguire incursioni, scorte e protezione di colonne e di punti sensibili. L’arma più importante, di cui venne corredata, fu rappresentata dalla mitragliatrice Browning M2HB cal. 50 (12,7 mm), montata su affusto centrale a candeliere ed impiegabile anche nel tiro contraereo. Altre furono installate dalle officine dei reparti, come nel caso delle Browning cal. 30 (7,62 mm) e delle Lewis e Vickers inglesi cal. 303 (7,7 mm). Infine, con la consegna alle truppe dei “cannoni senza rinculo” da 57 e da 75 mm, verso la fine della guerra, queste armi vennero montate direttamente sulle Jeep, anche se lo scarso spazio a bordo costringeva ad impiegare necessariamente rimorchietti o altri automezzi, per il trasporto delle munizioni.
Apparvero blindate, ferroviarie, ambulanze, aviotrasportabili (alleggerite), centri radio, posacavi, lanciarazzi e perfino anfibie, senza contare le varianti semicingolate e/o dotate, anteriormente di sci. Quelle destinate alle truppe da sbarco da navi, erano fornite di un kit per il guado profondo. Se sfruttate in terreni innevati o desertici, erano fornite di filtri e pneumatici speciali. Tutte, come già accennato, per aumentare le capacità di trasporto, disponevano di appositi rimorchi, dalle forme e dalle misure più disparate. Molto diffusa, sempre presso le officine dei reparti di prima linea, la saldatura di una sbarra inclinata davanti al radiatore, a protezione dei cavi d’acciaio che i tedeschi tendevano, come trappola, attraverso le strade ed i sentieri.
Decine di migliaia di esemplari vennero forniti alle forze armate di eserciti alleati, comprese quelle sovietiche e cinesi, risultando essenziali per la motorizzazione di intere unità. Dopo alcune migliorie apportate in seguito alle esperienze maturate sul fronte, il veicolo si dimostrò di facile manutenzione. Senza particolari difficoltà si potevano riparare anche i danni più ingenti, semplificando il lavoro delle officine e l’istruzione dei meccanici.
Al termine della guerra, ne erano state prodotte più di 630.000, delle quali 277.000 uscite dagli stabilimenti della Willys-Overland Motor Company.
Prima che un prodigio della tecnica ed una delle migliori realizzazioni di sempre dell’industria americana, la Jeep fu uno strumento di primaria importanza per la vittoria alleata nella Seconda Guerra Mondiale. Fu lo stesso Generale Dwight D. Eisenhower, Comandante Supremo delle Forze Alleate in Europa, divenuto nel 1953 il 34° Presidente degli Stati Uniti, a definire la Jeep una delle quattro “armi” determinanti per gli Alleati. Le altre tre furono: l’aereo da trasporto “Dakota”, l’autocarro anfibio “DUKW” (familiarmente chiamato dagli italiani “anatra”) ed il lanciarazzi anticarro “Bazooka”.
La vettura rimase in produzione anche nel dopoguerra, sostituita negli anni Cinquanta dal “Modello M38”. Tantissimi esemplari vennero acquistati da molti paesi, compresa l’Italia, europei ed asiatici, sia per equipaggiare reparti militari, sia per usi civili. La Francia la produsse su licenza, altre nazioni la copiarono quasi integralmente.
Nuovi conflitti la videro ancora protagonista, come la guerra di Corea (1950-53), le lotte arabo-israeliane (1947-49, 1956, 1967, 1973) e le campagne francesi, in Algeria (1954-62) ed Indocina (1946-54), solo per citare quelli più rilevanti.
Oggi, dopo ottant’anni di vita, molti esemplari della classica “Jeep Willys” sono ancora in circolazione, facendo mostra di sé negli innumerevoli raduni sparsi in tutto il mondo, amorevolmente restaurati da collezionisti e musei.