Esagerare conviene?


So che tornare su argomenti già trattati rischia di annoiare i lettori, ma in questo caso, credetemi, non si può farne a meno.
Parliamo naturalmente dell’argomento coronavirus. Non intendo in questa sede commentare gli ultimi deliranti dipiciemme del plenipotenziario alla follia collettiva, avvocato Conte (beh, forse un commento mi è scappato lo stesso…) e voglio concentrare la vostra attenzione sui numeri, quei benedetti numeri che ogni sera qualsiasi rete, dichiaratamente di regime o no, vi sciorinano ad ogni apertura di telegiornale. Cercherò comunque di non entrare troppo nel tecnico, perché vorrei davvero catturare il vostro interesse, quindi armatevi di pazienza e incominciamo.
Avete notato che da un mese a questa parte non si parla altro che di contagi e mai di malati? Infatti tutti gli organi di informazione tendono a confondere le due cose. I contagi comprendono, vivaddio, anche i cosiddetti asintomatici, ossia quelli che in passato venivano chiamati portatori sani. Però chiamarli così a qualcuno è sembrato riduttivo della capacità di terrorizzare insita nell’aggettivo, e si è trovato un termine più consono alla situazione. Tutta aria fritta: l’asintomatico è una persona che ha contratto il Covid-19 ma che risulta immune ai suoi effetti. Naturalmente anch’egli può contagiare altri individui, non è che il virus dentro di lui muore, anzi: non subendo contrasti da parte di farmaci o altre cure ci vive proprio bene nell’asintomatico, si riproduce e si può propagare alla grande.
Ecco che allora l’asintomatico diventa il perfetto capro espiatorio su cui caricare tutti i mali del mondo pima di metterlo alla gogna. È lui, infatti, il principale artefice del contagio! È lui l’untore che continua a propalare il maledetto Carognavirus alla faccia degli sforzi sovrumani dei governi di tutto il mondo, intenti a salvare la popolazione! È lui, infine, che con il suo essere e non apparire crea i prodromi per quel negazionismo che vi sta portando tutti alla tomba!
Ma è davvero così? Torniamo allora ai famosi numeri. Sappiamo, è un dato di fatto acclarato, che gli asintomatici rappresentano all’incirca il 95% dei contagiati. È come dire che se cento persone si beccano il bestio, solo 5 di esse staranno poco bene. Inoltre, pare (dico ‘pare’) che gli asintomatici siano responsabili del 60 % dei contagi. Facciamo allora due conti: Siccome è acclarato che dei contagiati che presentano sintomi (i malati) solo il 5% finirà all’ospedale, il 5% del 5% significa uno ogni 2000 contagi. Stando alle dichiarazioni di questi giorni rese dal professor Palù, forse il più grande virologo in Europa, solo lo 0,2% dei malati subisce conseguenze letali, quindi su oltre 577 mila casi accertati in Italia i morti avrebbero dovuto essere meno di 1200. Come si spiegano allora gli oltre 37 mila decessi da marzo ad oggi? Appunto: non si spiegano. Perché per spiegarli dovrebbero ammettere che il 97% di quei morti avevano patologie tali da comprometterne l’esistenza anche a fronte di una semplice influenza! E infatti il conto dei morti non è dissimile da quello che tutti gli anni ci dobbiamo sobbarcare a causa dell’influenza stagionale.
Dovrebbero ammettere che il divieto di eseguire le autopsie serviva proprio ad evitare che si scoprisse la magagna. Il rimborso che le ASL ottengono dalle Regioni per ogni morto per causa Covid-19 è talmente allettante e la corruttela talmente estesa che è meglio bruciare qualche migliaio di morti di nascosto dai parenti piuttosto che rinunciarvi!
Naturalmente lo Stato non poteva essere all’oscuro: di qui la necessità di coprire le bugie con altre bugie, utilizzando ad esempio protocolli sbagliati (ma benedetti dall’OMS) per meglio far morire la gente, vietando addirittura l’uso – almeno compassionevole! – di farmaci che avrebbero probabilmente aiutato i malati, o ingigantendo il numero dei contagi per meglio spaventare, e quindi controllare, la gente.
Quando poi sembrava tutto passato, a fine maggio o giù di lì, dato che la cuccagna sembrava finita si è voluto mollare di colpo ogni parvenza di difesa, lasciando ad esempio che i treni, gli autobus e gli aerei viaggiassero strapieni anziché spendere per potenziare le linee di modo che, piano piano, lemme lemme, il virus potesse nuovamente farsi strada creando le condizioni per una seconda ondata.
Nessuno ha pensato a potenziare le terapie intensive raddoppiando i posti, anzi hanno chiuso gli ospedali Covid!
Nei magazzini del ministero della Salute sono fermi circa 2000 respiratori regolarmente acquistati ma che nessuna regione si è preoccupata di andare a ritirare! Perché? Possibile che tutte queste negligenze siano accadute per caso e tutte nello stesso lasso di tempo?
Certo, le mascherine dovevamo comunque portarle, ma quando stai su un autobus con la gente che ti schiaccia come un’acciuga in un barattolo e ti aggrappi al mancorrente per non finire in braccio alla vecchia signora alla prima frenata, è logico che prima o poi con quella mano ti toccherai il naso o gli occhi, stringerai altre mani, darai i soldi al panettiere e così via.
Ma quando una popolazione è appena uscita da un’epidemia e ha lasciato nella fossa la sua parte più debole, il volano della seconda ondata è più pesante e faticoso da far ripartire.
Ecco allora la trovata: spaventiamo la popolazione raccontando che i contagi tornano a crescere a un ritmo vertiginoso. I contagi. Non i malati, badate bene. Perché è questo che vi stanno raccontando!
A metà settembre, in coincidenza con la fine delle ferie e con l’inizio della scuola, è partita la musica: ogni sera da allora in poi le televisioni ci hanno bombardato con la stessa notizia, sempre uguale: sale il numero dei contagi. Però casualmente ogni giorno cresceva anche il numero dei tamponi effettuati. Ora, va bene che non sono tutti intelligenti, va bene che nel mucchio qualche scemo lo si trova sempre, ma voler pensare che tutti gli italiani siano imbecilli, beh, questa è presunzione! Sì perché anche un bambino capisce che se i contagiati rappresentano il 5 % della popolazione e io facendo 10 mila tamponi rilevo 50 contagi, se il giorno dopo farò 12 mila tamponi ne troverò 60 e il giorno successivo su 20 mila tamponi ne troverò 100.
Una nota canzone romanesca recita: “Nun je da’ retta Roma, che t’hanno cojonata…”. Ecco, appunto: il Cojonavirus.
Ma non è che in due giorni il numero dei contagiati è raddoppiato! Eppure da come presentavano le notizie tutto era predisposto per farlo credere. Tant’è vero che la popolazione ha incominciato davvero ad aver paura. Forse per la prima volta da marzo scorso. Ma ci voleva qualcosa per alimentarla, questa paura, e allora ci ha pensato la Natura stessa. È ovvio che lasciando tempo al tempo, senza porre ostacoli sul cammino dell’epidemia, i contagiati aumenteranno. Dapprima sarà un aumento esponenziale, quindi via via sempre più lento fino a che tutta la popolazione sarà contagiata e il numero di nuovi contagi si ridurrà definitivamente a zero. Questa è la teoria.
In pratica la cosa è un po’ più complicata, vuoi perché comunque abbiamo le mascherine, vuoi perché parte dalla popolazione è guarita e quindi in qualche modo immune. In sostanza, la curva di crescita dei contagi è meno ripida nella sua salita, tuttavia sale. Ecco allora la genialata: un bel giorno (anzi, una sera) il telegiornale ci avvisa che i contagi sono saliti dal 5 al 13% dei tamponi eseguiti! E certo, bella forza, direte voi: se aspettiamo un altro mese vedrete che saremo al 25% o più. Ma questo è già un ragionamento che non tutti hanno i mezzi per poter fare. Quando l’informazione è a senso unico e non mette le persone in grado di confrontare fatti e soprattutto dati numerici, ecco che l’equivoco può fare danni incalcolabili.
Infatti è accaduto. La paura ha preso il sopravvento facendo sì che questo esecutivo di forsennati si sentisse giustificato a emettere misure draconiane senza alcuna ragione. Misure sconclusionate, senza senso, come chiudere cinema, teatri e discoteche come se il virus – forse perché nato da un pipistrello – agisse solo di notte. Da notare che su quasi 400 mila spettatori a teatro da giugno ad oggi vi è stato un solo contagio!
Anche i ristoranti hanno subito lo stesso destino, e la chiusura alle 18 per molti significherà la fine definitiva dell’attività, dato che coi cosiddetti ‘ristori’ potranno sì e no pagarci parte dell’affitto. In pratica il governo ha detto loro: hai osservato le regole per il distanziamento? Hai rispettato gli orari? Hai sanificato il locale come prescritto? Hai garantito il distanziamento? Bene, ora chiudi! E poi si lamentano se la gente scende in piazza a protestare. Qualcuno ha persino suggerito di trovare il ristoratore che ha trombato la moglie di Conte, altrimenti non ne usciremo più.
Sembra che non ci sia ormai limite ai dipiciemme terroristici. La ministra Bellanova ha addirittura denunciato che gli ultimi DPCM sono stati decisi a tavolino da Conte e Speranza senza che gli altri componenti dell’esecutivo abbiano potuto metterci becco, costretti ad avallare decisioni senza possibilità di leggere i documenti del CTS (comitato tecnico scientifico), il quale peraltro aveva espresso parere contrario alla chiusura dei locali alle 18.
Rimando ad altri colleghi la discussione di questo aspetto che – se confermato – configurerebbe reati gravissimi, aggravati dalla posizione di chi li avrebbe commessi, compreso l’alto tradimento. Voglio invece concludere tornando ai numeri, che non tradiscono mai.
Come detto, il numero dei contagi sta crescendo, e con esso sale di conseguenza il numero degli asintomatici, in ragione di 19:1. In pratica ogni 100 nuovi casi, 95 sono portatori sani, con una capacità di contagio (stando ai virologi) del 60% rispetto a un malato sintomatico.
Abbiamo fatto una simulazione al computer che ci ha permesso di determinare la situazione che si sta creando. In pratica, assumendo che ogni cento contagiati solo 5 presentino sintomi (da lievi a gravissimi), proseguendo senza porre freni all’epidemia si arriverà nel giro di qualche mese al contagio di tutta la popolazione, ad esclusione dei molti immuni, come è ovvio, i quali vengono anche esclusi dal novero di coloro che possono a loro volta trasmettere il contagio. Quando ciascuno di noi si sarà infettato, solo 0,8 milioni di italiani su 60 presenteranno i sintomi della malattia, solo il 5% di essi andrà in ospedale e solo lo 0,2% di essi potrà subire conseguenze letali. Esagerando, i morti potrebbero essere da 4 a 5000, ma se anche raddoppiassimo questo valore resteremmo pur sempre decisamente al di sotto della soglia di rischio di qualsiasi epidemia influenzale.
Ogni vita ha un valore inestimabile, è vero, ma adesso occorre giudicare se per questo rischio vale la pena di uccidere l’economia di un’intera nazione. Se la risposta è sì, allora meglio chiudere tutto e subito. In caso contrario meglio cacciare in fretta chi ne ha causato la morte.