Napoli: forti dubbi sulle mascherine di De Luca


Lunghe code avanti alle farmacie per ritirare le tanto attese mascherine, dal non certificato potere protettivo, promesse dal Governatore della Campania Vincenzo De Luca.
Esperti perplessi sull’efficacia del provvedimento.

Ritorniamo a fine marzo fa quando De Luca, nell’ennesimo video facebook, sbeffeggiava le mascherine alla “Bunny”, il coniglietto dei cartoons, ricevute dalla Protezione Civile.

Aveva ragione e coi suoi modi da sceriffo sui generis (NDR: De Luca ha saputo costruirsi un personaggio, un po’ guascone e un po’ giullare, sin dai tempi in cui era sindaco di Salerno e non a caso è soprannominato ‘o sceriffo) suscitò ilarità e, diciamolo, una certa divertita benevolenza.

Successivamente, forse proprio a seguito di quella vicenda, promise lui stesso mascherine gratuite a tutte le famiglie campane che, in questi giorni, stanno effettivamente arrivando.

Ma non sembra tutto oro quello che luccica e forse lo “sceriffo“ sta smentendo sé stesso.

Partiamo dalla distribuzione: lunghe code davanti alle farmacie (anche di due/quattro ore), ognuna delle quali ha ricevuto 150 confezioni di due mascherine. Per ogni persona appartenente a nuclei familiari a basso reddito, una confezione ossia due sole mascherine. Logico attendersi intemperanze come quelle rilevate nei confronti di un farmacista che è stato aggredito da un individuo che ne voleva in numero maggiore.

Ma riserve vi sono anche nella funzionalità e nella reale efficacia di queste mascherine e fa specie che proprio il De Luca sbeffeggiante le mascherine alla “Bunny” ricevute dalla Protezione Civile spenda poi qualche milione di euro (cui prodest?) per acquistare mascherine che appaiono come semplici pezzi di tessuto in quanto nemmeno lontanamente paragonabili a quelle con marchio CE di tipo FFP1, FFP2 o FFP3 (ossia rispondenti alla norma EN149, l’unica che garantisce la protezione, anche da agenti biologici, di chi le indossa) e neppure parenti delle ben più semplici chirurgiche.

A tal proposito va ricordato che le mascherine dovrebbero funzionare per “adsorbimento” (NDR: no, non per assorbimento ma proprio adsorbimento), una proprietà fisico-chimica dei materiali filtranti che consiste nell’attrarre per ragioni elettriche ed elettrostatiche, trattenere o concentrare sulla propria superficie uno o più componenti di sostanza solide o fluide (il famoso “aerosol” su cui viaggia il Coronavirus), e non per setaccio meccanico.
Ciò poiché le dimensioni delle particelle di aerosol, che vanno da frazioni di micron (NDR: milionesimi di metro) a qualche micron, sono certamente più piccole di qualunque trama fisica costituente gli strati delle mascherine e passerebbero quasi indisturbate attraverso la trama se non fossero attratte e trattenute dalle fibre degli strati filtranti per ragioni elettrostatiche.

Tale è, inoltre, la ragione per cui le mascherine non possono essere lavate (e quindi riutilizzabili) in quanto le molecole d’acqua saturerebbero la capacità adsorbente degli strati filtranti rendendoli successivamente inefficaci.

Ma le mascherine di De Luca vanno in deroga a tutto ciò, come ben riporta la targhetta delle confezioni (NDR. in foto in basso):

Su tale targhetta è innanzitutto scritto: “MASCHERINA IGIENICA LAVABILE BIANCA”.

Alla luce di quanto detto più sopra ci si chiede come possa una mascherina essere lavabile a meno di non dover immaginare che si tratti di mascherine che non trattengano gli aerosol (o che, dopo il primo lavaggio, perdano questa capacità filtrante).

Invece, in barba a ogni legge fisico chimica, poi è scritto: “Questa mascherina evita che le goccioline ed i VAPORI ACQUEI vengano ingeriti”.

Posto che sarebbe stato più corretto dire che evita l’inalazione delle goccioline e i vapori (visto che sono le vie respiratorie quelle più interessate all’attacco virale), ammesso pure che la parte grossolana di uno starnuto sia in buona parte trattenuto, alla luce di quanto detto ci si chiede come possano essere trattenuti anche i VAPORI ACQUEI.

La targhetta, infine, chiosa avvisando che la mascherina NON E’ AD USO MEDICO COME DA REGOLAMENTO DELL’ART. 16 COMMA 2 DEL D.L. 15/2020.

Ovviamente il produttore si cautela perché questo articolo del menzionato decreto legge statuisce che:

“1. Per contenere il diffondersi del virus COVID-19, fino al termine dello stato di emergenza di cui alla delibera del Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020, sull’intero territorio nazionale, per i lavoratori che nello svolgimento della loro attività sono oggettivamente impossibilitati a mantenere la distanza interpersonale di un metro, sono considerati dispositivi di protezione individuale (DPI), di cui all’articolo 74, comma 1, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81, le mascherine chirurgiche reperibili in commercio, il cui uso e’ disciplinato all’articolo 34, comma 3, del decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9.

2. Ai fini del comma 1, fino al termine dello stato di emergenza di cui alla delibera del Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020, gli individui presenti sull’intero territorio nazionale sono autorizzati all’utilizzo di mascherine filtranti prive del marchio CE e prodotte in deroga alle vigenti norme sull’immissione in commercio”.

Dunque si tratta di mascherine che, non avendo alcuna marchiatura, di cui nessuno prende la responsabilità di asserirne la capacità filtrante e quindi l’effettiva efficacia in ordine alla protezione assicurata a chi le indossa.

Dunque, in definitiva, se queste mascherine non sono quelle del coniglio Bunny forse sono quelle di Willy il Coyote e il buon De Luca le avrà acquistate tramite il catalogo della fantomatica ACME.

Ciò con buona pace del Consigliere PD Vincenza Amato che in una nota chiede di non strumentalizzarne le loro deficienzae (sic!) ma le definisce impropriamente DPI (NDR: Enza Amato: “Va da sé che ci si è posto il problema di garantire a tutti i cittadini di potere rispettare tali misure anche dotandoli di dpi come le mascherine”) e pure con capacità filtranti.
E meno male che chiede chiarezza!

Però queste mascherine hanno il logo della Regione Campania e il buon De Luca ha avuto l’accortezza di far precedere la distribuzione da una forte operazione personale di promozione mediatica.

D’altra parte dotare una persona di due sole mascherine quando è arcinoto che per ogni individuo servono svariate mascherine al giorno (le mascherine serie, quelle che davvero sono Dispositivi di Protezione Individuali, sono sempre usa e getta perché saturandosi dell’umidità contenuta nell’aria espirata perdono la loro capacità adsorbente dopo circa tre d’ore d’utilizzo) sembra davvero poco utile.

Addirittura fornire la popolazione di mascherine senza essere ben chiari che non si tratta di veri Dispositivi di Protezione può infondere un senso di sicurezza e favorire la promiscuità tra le persone col possibile risultato di una recrudescenza dei contagi.

Qundi la terza perplessità, con buona pace del Consigliere Amato, è sull’etica dell’operazione in sé visto che queste mascherine, che complessivamente hanno comunuqe un peso sulle casse regionali comunque rilevante (si parla di una commessa per 4 milioni di mascherine dalla dubbia efficacia, per un costo complessivo di circa 4,5 milioni di euro, per cui ribadiamo … cui prodest?) sono comunque numericamente del tutto insufficienti e di nessuna comprovata efficacia in termini di protezione individuale apparendo, in definitiva, solo l’ultima di una ben studiata strategia politica promozionale in vista delle prossime elezioni regionali.
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Fonti:
www.facebook.com/amatoenzaPD/posts/4479801585378862?__tn__=K-R
www.retenews24.net/coronavirus-amato-pd-facciamo-chiarezza-su-mascherine-regione-campania-basta-strumentalizzazioni-uid-9/
www.ottopagine.it/na/politica/216554/mascherine-della-regione-il-pd-facciamo-chiarezza.shtml