Desecretati i verbali del Covid: il governo sapeva che mancavano le mascherine e Di Maio le spediva in Cina


La notizia è stata riportata nei giorni scorsi da Libero: i verbali sono stati desecretati e le battaglie di Galeazzo Bignami (Fdi) con il ricorso al Tar non sono stati il buco nell’acqua che il governo Conte sperava. Dopo ben un anno e mezzo da inizio pandemia: i verbali della task force sono stati pubblicati. E soltanto oggi si capisce perché il ministero della Salute non ne voleva sapere: le rivelazioni contenute all’interno fanno tremare i polsi non solo al ministro della Sanità Roberto Speranza, ma anche Luigi Di Majo, titolare della Farnesina. Il motivo? Quando Giggino Di Majo inviò materiale sanitario alla Cina per far fronte al coronavirus, la task force era già consapevole della “limitata disponibilità” di dispositivi medici, mascherine e respiratori in Italia.
Tornando indietro nel tempo si legge su Il Giornale che il 4 febbraio, ben 11 giorni prima del volo che porterà le mascherine a Pechino, Confindustria avvisava il governo che “lo stock è sufficiente…” solo “…per due/tre mesi”. In sostanza al massimo fino ad aprile. “I problemi di approvvigionamento che riguardano le mascherine – si legge nel verbale – sono gli stessi di quelli dei dispositivi medici”. Ad annunciare il pessimo timore, il 12 febbraio fu anche il segretario generale della Salute Giuseppe Ruocco: “La disponibilità è limitata” e “a tal proposito si è svolto un incontro con associazioni di categoria per quantificare l’approvvigionamento ed eventualmente bloccare la vendita a privati, riservando le scorte al Servizio Sanitario Nazionale”.
Tutti dunque sapevano della situazione in cui riversava il Paese. Eppure, il 15 febbraio, alla Base di pronto intervento delle Nazioni Unite di Brindisi un volo umanitario “organizzato dalla Farnesina” porta con sè di tutto e di più. Tra questi anche sedici tonnellate che invece hanno il bollino dell’Ambasciata cinese in Italia e che forse sarebbe stato più difficile fermare. Ma altre due tonnellate sono state addirittura “finanziate direttamente dalla Cooperazione italiana”, nonostante le mancanze in Italia. Il motivo per cui Di Maio diede il via libera a quella donazione non è dato sapersi. Ma possono aiutare le dichiarazioni del ministro Speranza che si pronunciava così in merito alla solidarietà nei confronti della Cina: occorre anche tenere conto “delle legittime ripercussioni economiche e dell’intrattenimento delle relazioni diplomatiche con la Cina”.
Questo il anno; ad esso si è poi aggiunta la beffa delle mascherine comprate in Cina dalla “banda Arcuri” che a detta del laboratorio che le ha testate fanno schifo e non filtrano una beata fava.
Della serie: scambiare la cioccolata con la m…!