L’analisi del voto europeo


Gli esiti delle elezioni europee hanno consegnato alla storia un’Italia molto diversa da quella che i partiti di sinistra volevano a forza propagandare.
A vincere, al di là delle belle parole dei commenti post elettorali in cui sembra che abbiano vinto tutti, è invece chiarissimo che ha prevalso la Lega che ha raggiunto il 34,4% delle preferenze diventando il primo partito italiano, e Fratelli d’Italia che ha ampiamente sfondato la soglia del 4% per avere seggi al Parlamento europeo attestandosi ad un lusinghiero 6,5% e così ottenendo ben 5 scanni.
Arretra, e di molto, il Movimento 5 Stelle che si attesta al 16,9% e alla fine sono superati anche dai Democratici di sinistra che aumentano i loro consensi e si attestano al 22,8%.
Infine, tra i big, Forza Italia raggiunge un misero 8,7%.
Cosa significano questi risultati dovrebbe essere chiaro a tutti e, almeno a noi risulta tale visto quanto da mesi (basta rileggere i nostri articoli di commento politico) commentavamo.
Innanzi tutto, un dato: la grande debacle del M5s consegna alla storia una realtà che andiamo dicendo da tempo. Un conto è essere un movimento populista e forcaiolo e ben altro conto è governare con tutte le alchimie di palazzo e i compromessi che ciò comporta.
I loro elettori della prima ora, quelli che li avevano portati a diventare una forza di governo, non avevano evidentemente compreso che le promesse dell’arruffa popolo Grillo sono in buona parte irrealizzabili (o lo sono solo formalmente, come il reddito di cittadinanza).
La politica di governo, invece, è l’arte del compromesso e ciò mal si conciliano con chi vede la realtà bianca o nera senza l’infinita graduazione di grigi che invece esiste tra gli estremi.
La scarsa preparazione politica di alcuni esponenti pentastellati, poi, ha fatto il resto.
Logico, quindi, che in massa gli italiani che li hanno votato alle politiche di marzo dello scorso anno un po’ per protesta e un po’ in buona fede, sono rimasti delusi e li hanno abbandonati tornando a votare per le formazioni d’origine.
E, proprio su questo punto, si può ora ben riconoscere quale sia la vera natura del M5s.
Se la Lega e i Democratici di sinistra sono partiti che hanno maggiormente incrementato le loro preferenze percentuali è chiaro che la loro avanzata è avvenuta proprio grazie all’elettorato eroso ai pentastellati per cui i più scontenti hanno finito per dare il loro voto di protesta alla Lega mentre l’anima comunista, che in effetti ha sempre caratterizzato l’elettorato del M5s, ha fatto ritorno alla casa madre dei Dem.
Sotto questo aspetto, dunque, non è che i Dem abbiano vinto le elezioni come un apparentemente soddisfatto Zingaretti ha sostenuto perché, infatti, i Dem arretrano grandemente dal clamoroso 40,8 ottenuto alle precedenti elezioni europee.
Anche Forza Italia, a dispetto dei proclami da Salvatore della Patria e forza politica ago della bilancia che l’incartapecorito Cavaliere si ostina a proporre, sono apparsi come partito crepuscolare ossia come formazioni politica sul viale del tramonto essendo arretrati nelle preferenze degli italiani dal 14% ottenuto alle scorse elezioni politiche e, ancora di più, perdendo terreno da quel 16,8% ottenuto alle europee del 2014.
E’ quindi la destra, intesa come Lega (che alle Politiche aveva ottenuto il 17,4% e alle europee del 2014 appena il 6,2%) e Fratelli d’Italia (che alle Politiche di marzo 2018 aveva ottenuto il 4,35% e alle europee del 2014 appena il 3,7%), che ha vinto davvero le elezioni.
Ciò inevitabilmente, nonostante il saggio annuncio di Salvini che assicura che il contratto di governo continuerà ad essere rispettato, si rifletterà sulla politica italiana, con buona pace di chi non preconizzava una sostanziale voglia di destra degli italiani.