Il volto della vergogna


Alcuni giorni or sono ci è capitato di leggere una notizia di cronaca che la maggior parte dei media ha ignorato (volutamente, credo) per evitare di innescare polemiche che sarebbero risultate troppo scomode per tutte le parti in causa.
La notizia – che solo pochi siti di informazione hanno coraggiosamente pubblicato, riguarda la decisione del consiglio comunale di Noli, cittadina del Savonese, di rendere omaggio a una giovane concittadina uccisa durante le “radiose giornate” della resistenza ponendo una targa a suo ricordo, quasi a voler tacitare un rimorso che dura da settantadue anni.
Giuseppina Ghersi era una bambina tredicenne catturata dai partigiani perché accusata di fare la staffetta per i repubblichini. Non ebbe nemmeno diritto a un processo: fu immediatamente condannata a morte dalla masnada inferocita.
Ma nemmeno una morte rapida le fu concessa: massacrata di botte, fu violentata per tre lunghi giorni, quindi finita con un colpo alla nuca e gettata sul piazzale del cimitero di Zinola come un sacco di spazzatura.
Non è certo questa l’occasione per tornare sui delitti commessi in quei terribili mesi (altro che radiosi!) e sulle malefatte che da entrambi gli schieramenti furono commesse, spesso con l’unica motivazione di qualche vendetta personale o di un regolamento di vecchi conti tra famiglie di una o di un’altra contrada.
E’ però il caso di ricordare appena che sia fascisti che partigiani hanno quasi sempre evitato atti che potessero muovere gli animi contro la causa che questa o quella fazione sbandieravano. Risultava infatti difficile giustificare violenze su persone indifese. I bambini vennero (quasi) sempre lasciati fuori dai giochi, e anche le donne non di rado subivano condanne più miti di quelle che sarebbero loro toccate se fossero appartenute all’altro sesso.
E’ però ben vero che talvolta atti efferati colpirono creature innocenti, come nel caso di Giuseppina, una bambina appunto. Come si può pensare che a tredici anni una persona possa già essere cosciente dei fatti politici, soprattutto se tali fatti nacquero e si evolsero quando questa era ancora in fasce o giù di lì?
Evidentemente, però, qualcuno lo pensa, come lo pensavano allora gli aguzzini di “Pinuccia”.
Se provate a dare un’occhiata alla foto che pubblichiamo non potete certamente evitare di provare un moto di pietà per quella creaturina malconcia, scarmigliata, col viso imbrattato di terra e di scritte, che sta per essere uccisa dopo tre giorni e tre notti che le devono essere sembrati infiniti.
Guardate ora invece la spavalderia negli occhi degli uomini che la circondano: sembrano cacciatori fieri di aver stanato un pericoloso leone. Sarebbero questi gli eroi partigiani di cui la nostra generazione ha tanto sentito tessere le lodi? Mah…
Evidentemente, dicevamo, qualcuno che la pensa ancora così è rimasto. Nella fattispecie parliamo del presidente provinciale di Savona dell’ANPI, tale Samuele Rago, il quale è andato su tutte le furie quando ha saputo della delibera comunale e si è messo a sbraitare che Giuseppina “era una fascista”, giustificando in questo modo l’orrenda nefandezza commessa dai suoi amici. Quindi, secondo costui, una fascista di tredici anni si poteva torturare, violentare e ammazzare. Se la vergogna avesse un volto credo che sarebbe quello marcio di queste vestali dell’odio (come le definisce in modo illuminante Gianni Fraschetti), che si può immaginare e quasi vedere leggendo frasi come questa, dettate da un odio sordido e invelenito dal tempo, il quale anziché curare antiche ferite le ha suppurate e ci sta ancora inondando col suo fetido pus. Con ciò, potremmo anche chiudere definitiva mente l’ANPI, tanto partigiani non ne sono rimasti molti in vita, e se sono tutti rimbambiti o avvelenati come questi, apriti cielo!
Va anche detto che a parte il giornale “Il Dubbio” non una voce si è levata a sinistra per censurare il comportamento di questo essere spregevole.
Allo stesso modo, comunque, si sono pronunciati i segretari provinciale e cittadino del PD, Vigliercio e Pasquali, secondo i quali il giudizio “è certamente di condanna contro le torture, le violenze e la fucilazione di una ragazzina… Ma altrettanto condanniamo ogni tipo di strumentalizzazione in chiave politica dai nostalgici del fascismo, ecc. ecc.”
Risulta chiaro sin dalla prima lettura che è un commento di comodo, fatto apposta per placare una buriana che non promette nulla di buono per la navigazione della barca rossa.
Ma parole ben più pesanti le ha ancora scritte la stessa ANPI, secondo cui “la pietà per una giovane vita violata e stroncata non allontana la sua responsabilità per la scelta di schierarsi e di operare con accanimento a fianco degli aguzzini fascisti e nazisti” (Siamo veramente al bue che da del cornuto all’asino!)
E continua: “Se qualcuno vuole fare qualcosa per la sua memoria dovrebbe vigilare ed agire per impedire che il fascismo risollevi la testa”. (E qui siamo all’apoteosi della retorica!)
Ma il carico da undici lo hanno messo l’associazione ‘Fischia il vento’, che annuncia: “Se il 30 settembre verrà davvero inaugurato questo cippo, saremo presenti, muniti delle tante fotografie dei troppi ragazzini trucidati dai repubblichini e dai loro alleati: non è un’operazione di umana pietà, ma un tentativo di legittimare un passato di cui dovremmo vergognarci”, e Rifondazione Comunista, per il cui segretario “…persone e voci importanti della resistenza savonese (?) hanno testimoniato come la Ghersi circolasse sempre armata e fosse una delatrice per le Brigate Nere, causando con il suo comportamento l’omicidio di molti partigiani”.
Questa accusa per Roberto Nicolick – ex professore in pensione che ha “riletto” la storia della resistenza sui monti savonesi – “pare davvero ridicola. Fu rapita, segregata, violentata e infine assassinata con un colpo alla nuca (non ricorda l’ISIS?). Continuare a negare l’umanità di questa ragazzina equivale a giustificare i gesti orrendi che lei dovette subire, significa negare la civiltà”.
E pensare che l’indizio più pesante che gravava su di lei era il fatto che avesse vinto un concorso a tema e avesse ricevuto una lettera di encomio da Mussolini!
Se non è caccia alle streghe questa, ci manca solo il pentolone del sabba e il gatto nero!
A parte il fatto che se la piccola girava veramente armata ne aveva ben donde, dati i loschi figuri che giravano nella zona, gli stessi che alla fine le hanno tolto la vita, ma in ogni caso doveva pur girare per la città se voleva aiutare la famiglia e trovare qualcosa da mangiare in quei giorni dove tutto era sparito e tutti erano contro tutti.
Non so se qualcuno di voi ha visto la fotografia di quella piccola fioraia siriana, il cui padre è al fronte a combattere contro i tagliagole armati da un certo occidente: lei non è fuggita, se ne sta lì, con la sola gamba che le è rimasta a vendere fiori per aiutare la sua famiglia.
Se gentaglia come questi sedicenti partigiani (che probabilmente all’epoca non erano neanche nati!) mi dovesse venire a parlare di eroismo, pretenderei che prima andassero a baciare il moncherino della gamba di quella bambina!
E poi, può sembrare normale che una parte di questo povero Paese viva ancora nel terrore del fascismo? Di cosa hanno realmente paura? Temono forse di dover rendere conto delle loro malefatte a un nuovo Redentore della Destra italiana? Perché se così è, allora vuol semplicemente dire che hanno il carbone bagnato e tanti grossi peccati sulla coscienza!
O forse temono di non aver altri argomenti per coprire il vuoto delle loro teorie?
Lasciamo che siano i lettori a formulare il proprio giudizio in piena libertà. Vogliamo solamente ricordare un pensiero di Winston Churchill: “Chi non è comunista a vent’anni è senza cuore, chi lo è ancora a quaranta è senza cervello”.
Infine, voglio citare il testo che lo stesso professor Nicolick ha scritto per il cippo che sarà scoperto a Noli il prossimo 30 settembre: “Anni sono passati ma non ti abbiamo dimenticata, sfortunata bimba oggetto di ignobile viltà”.