Movida querida


Incontrarsi, vedersi per stare un po’ insieme, magari bevendo qualcosa, chiacchierando amabilmente con un sottofondo musicale adatto a cullare le parole e gli sguardi è un passatempo che tutti, tempo permettendo, ci siamo concessi. Da qualche anno a questa parte tali atteggiamenti si sono esasperati: la musica di sottofondo è diventata assordante, il drink di accompagnamento è diventato il vero protagonista. Molti locali dei centri storici, spesso angusti e piccoli, hanno iniziato ad offrire alla loro clientela cocktail e bevande da consumare nei paraggi prossimi, incuranti del destino riservato ai recipienti in vetro una volta svuotati, al ritmo di musiche ossessive ed assordanti che si protraggono fino a notte fonda. Gli avventori si radunano a frotte giungendo ad invadere l’intera sede stradale prospiciente il locale, bloccando di fatto la già difficile circolazione. A questo si aggiungano i concerti live improvvisati da musicisti di strada che, con bonghetti e tamburi, collaborano al propagarsi della musica. Lo scopo a cui tutto tende è lo “sballo”, ci si incontra per tirare tardi senza riuscire a scambiare una parola. Il popolo dei “barettari” si riversa stordito per le stradine dei centri storici delle città, intasandole fino all’inverosimile per lasciarle all’alba del mattino seguente in un mare di vetri. Volanti e forze dell’ordine, a dovuta distanza, stazionano vigilando affinchè non accada il peggio: la miscela è esplosiva, giovani, alcool, musica a palla, qualche pillola d’aiuto e dal divertimento alla rissa è un attimo. Questa la chiamano Movida, simbolo di cosmopolitismo ed attrazione turistica. Dove c’è Movida c’è vita, il cuore pulsante della città, i giovani si divertono e siamo persuasi dall’idea che stiamo andando nella direzione giusta.
Assistiamo all”espandersi di questa moda che dal weekend si anticipa fino al mercoledì, alimentandosi di numerose violazioni, che vanno dal disturbo alla quiete pubblica alla somministrazione di superalcolici ai minorenni. Infatti ahimè, anche i ragazzini accorrono al delirio collettivo con i loro motorini e scooter parcheggiati ovunque, per poi farsi strada sugli stessi tra la folla in preda alla fretta più impellente. Di fronte a tale fenomeno, un’altra fazione si aggrega e si contrappone. Si tratta del popolo dei residenti, persone che abitano queste piazze e questi vicoli, che avrebbero il desiderio di riuscire a dormire, guarda caso, di notte, o di raggiungere con facilità le proprie abitazioni evitando possibilmente di zigzagare tra bottiglie e gente agitata. Questi gruppi di cittadini sono riuniti in comitati di quartiere manifestando a tutela della quiete pubblica e pace domestica, denunciando gli abusi perpretati nei loro confronti e sollecitando l’intervento dei poteri cittadini che istituzionalmente devono garantire la vivibilità nei quartieri. Non si tratta di intolleranza o di eccessivo perbenismo da bacchettoni, ma di evidenziare un disagio collettivo legittimo e reale, che richiede allo stato di essere attenzionato. Purtroppo ad oggi poche e frammentarie sono state le misure adottate in merito per anticipare, o per lo meno limitare, gli effetti di tale rivoluzione alcolica notturna. Come tutti i nuovi fenomeni anche questo della Movida cittadina richiede una regolamentazione ad hoc, una normativa a livello locale che possa contemperare le contrapposte esigenze non perdendo di vista il diritto dei residenti ad una vita “normale”, ricordando soprattutto che il problema è comune, cioè di tutti i consociati e non solo dei diretti interessati. Ci si può confrontare su tutto, discutere da posizioni contrastanti, arretrare sulle pretese da un lato e limitare le richieste dall’altro ma non può essere tollerato il menefreghismo e la non curanza, elementi pericolosi che finiscono per minare e cancellare il senso di civiltà, fulcro della società vivibile a cui tutti dovremmo auspicare.