W la fica!


Giorni fa durante il gay pride un noto imprenditore di Latina ha esposto uno striscione con su scritto w la fica , subito sono intervenuti i carabinieri che ahimè sono mal guidati, con tutta la feccia che gira per strada il primo pensiero è stato quello di far rimuovere uno striscione che racchiude il pensiero del 98 percento degli uomini italiani, non starò qui a discutere se l’Italia è un paese dove si può liberamenbte esprimere il proprio pensiero o possiamo paragonarci alla Cina comunista o alla Cuba castrista.Ci sarebbero molte cose da raccontare. Tipo che in una società dove la gente è un minimo istruita non esisterebbe un caso del genere anche solo perché non esisterebbe il gay praid. Non ha infatti senso logico essere orgogliosi di una caratteristica fisica che ti è capitata. Puoi essere orgoglioso della tua laurea o di aver vinto una gara sportivea perché sono obiettivi che raggiungi con impegno, ma non ha senso logico essere orgogliosi di avere i capelli ricci, per esempio. Che hai fatto per meritarli?
Si potrebbe fare tutto un discorso sul mondo che va alla rovescia, sul fatto che si possa andare in giro mezzi “fattoni” in pieno giorno ma guai a dire che ti piace la fica. Come se l’idea che ci sia ancora qualcuno a cui piace sia offensiva verso qualcuno. E allora chi è l’intollerante?Ma queste cose le avrete sentite tipo mille volte in questi giorni, quindi che senso ha ripetersele?
No, non è questo ciò di cui volevo parlare, fossi stato in quel tizio di Latina avrei tenuto lo striscione esposto nonostante l’irruzione dei carabinieri a casa anche solo per un motivo: vedere per quale norma mi avrebbero denunciato.Perché a quanto leggevo lo striscione è stato rimosso senza troppa resistenza (ormai lo scopo l’aveva ottenuto), ma in caso non l’avesse tolto per cosa l’avrebbero denunciato?
La cosa che m’interessa è questa. Avrebbero trovato un regio decreto del 1903 che vieta di pronunciare la parola FICA in pubblico? Avrebbero usato una norma del regolamento di polizia urbana che vieta di stendere le lenzuola sulle facciate dei palazzi che dànno sulla pubblica via? Lo avrebbero denunciato per modifiche alla facciata del palazzo senza concessione edilizia?
Questa è la cosa più inquietante, perché in questi casi trovano sempre una norma da interpretare nella maniera più fantasiosa possibile per imporre una visione del mondo che sia politicamente corretta.
Insomma, tu fai il bravino, non ti scostare da quello che devi pensare per essere allineato con la mentalità dominante altrimenti una qualche norma da attorcigliare a dovere per essere usata contro di te sta’ sicuro che la troviamo. Voglio o meglio proverò a riassumere visto la vastità dell’argomento da trattare semplici considerazioni in merito ad alcuni argomenti.
1)Desidero esprimere forte perplessità rispetto al “Gay Pride” . Perplessità che nasce da più considerazioni.La prima riguarda la natura stessa di questo genere di manifestazione, sovente contrassegnate da volgarità e provocazioni che mal si conciliano con la più che legittima richiesta, da parte dei cittadini omosessuali, di non subire alcuna forma di discriminazione; sfugge infatti il nesso – sempre che un nesso vi sia – fra l’esibizione, anzi l’ostentazione della propria sessualità e la richiesta di non essere trattati come “diversi”. La spettacolarizzazione del sesso, compreso quello di tendenza eterosessuale, offende il pudore e meraviglia che sfilate orientate allo scandalo siano consentite.Una seconda ragione di perplessità deriva dall’opportunità stessa di un “Gay Pride”: a che serve? Forse a chiedere che la cattolica Italia sia meno “omofoba” e più tollerante? Fortunatamente il nostro Paese, su questo versante, è già all’avanguardia. Basti dire da noi l’omosessualità è stata depenalizzata nel lontano 1866 ben prima dall’anglicana Gran Bretagna (1967), della Germania comunista (1968), della luterana Norvegia (1972) o d’Israele (1988) e che un recentissimo studio a cura del Pew Research Center afferma che siamo addirittura l’ottavo Paese al mondo quanto ad accettazione sociale dell’omosessualità. Non solo: se osserviamo l’andamento di siffatta tolleranza per gli ultimi cinque anni scopriamo come, mentre in Germania ed in Spagna Paesi nei quali unioni civili e nozze gay sono legali , fra il 2007 ed il 2013 l’apertura verso l’omosessualità è aumentata dal 6%, da noi il fenomeno sia stato ancora maggiore: più 9%. A questo si aggiungano i dati dell’UNAR – acronimo che sta per Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – presso il quale esiste un numero verde per la segnalazione di presunti casi di “omofobia”; ebbene, nel 2017 le chiamate sono state 135. Numero comunque non basso, ma non catastrofico e certo non da Paese omofobo o che abbisogni di norme anti omofobia giacché, oltre alla L. 25/6/1993 n. 20 contro i crimini d’odio, già vige il reato di ingiuria per chi lede l’onore di una persona (art. 594), la diffamazione (art. 595), la diffamazione per mezzo stampa (art. 596 bis) nonché l’aggravante comune per aver agito per motivi abietti o futili (art. 61).Tornando dunque al “Gay Pride” , rimane da capire la ragione di una simile manifestazione. Se serve a chiedere più tolleranza, come abbiamo visto, sfonda una porta aperta. Lo stesso se serve a chiedere diritti per gli omosessuali conviventi, giacché questi diritti sono già presenti nel nostro ordinamento. Il problema è che molte volte questo non si sa prova ne è la recente pubblicazione di un libro eloquente sin dal titolo: Certi diritti che le coppie conviventi non sanno di avere (Nuovi Equilibri, 2012) oppure viene volutamente taciuto al fine di propagandare le unioni civili. Per queste ragioni, rammentando l’importanza di un adeguato contrasto alle discriminazioni e sottolineando l’assoluta importanza del rispetto per ogni persona, ritengo che il “Gay Pride” non solo non incoraggi alcuna forma di rispetto, ma ne sia, con le volgarità che notoriamente ospita, lampante negazione.
2) Del matrimonio gay ne parlano tutti e ognuno dice la propria perché, si sa, sindacare sui diritti delle persone è la cosa più ovvia da fare in un paese che ormai ha perso tutto tranne la vergogna .
Il matrimonio gay nega il matrimonio stesso: “il matrimonio non è solo un’istanza sociale ma un elemento universale delle culture. Il matrimonio è la base della formazione della famiglia e non è semplicemente un modo per legittimare il sesso. I biologi evoluzionisti riconoscono che il legame maschio-femmina nelle coppie durature ha rappresentato l’elemento chiave nell’evoluzione della specie umana e che è un qualcosa di insito nella nostra natura”.
Gli omosessuali che si vogliono sposare sono pochi, “e nei luoghi ove è stato già legalizzato vi sono stati relativamente pochi matrimoni tra persone dello stesso sesso. In Olanda è legale sin dal 2001, ma solo il 4% degli omosessuali si sono sposati nei primi cinque anni dalla sua legalizzazione”.
Il matrimonio gay è un preciso disegno della lobby degli omosessuali: “Potersi sposare è come avere un bollino di approvazione da parte dei governi e della società. Esso è in grado anche di modificare l’istituzione della famiglia e di ridefinire profondamente il matrimonio tanto da farlo scomparire”.
I rapporti tra gay sono molto più instabili e promiscui di quelli etero: “Dagli studi risulta anche che tra le coppie omosessuali sposate, il tasso di divorzio è molto più elevato di quello delle coppie eterosessuali”.
I gay provano a riscrivere le regole per aggiudicarsi i diritti eludendo i doveri: “Le persone possono godere dei benefici del matrimonio se ne possiedono i requisiti. Così come i minori e i parenti tra loro non si possono sposare, così non possono sposarsi le persone dello stesso sesso. I beni sociali vengono negati in tutta una serie di casi, ma è così che funziona la vita. Le società discriminano in favore delle unioni eterosessuali per via del bene sociale che da queste deriva”.
Omosessualità, incesto, poligamia e via dicendo: “Le stesse argomentazioni utilizzate per giustificare il matrimonio omosessuale potrebbero valere per giustificare l’incesto, la poligamia o qualsiasi altra combinazione sessuale”.
I bambini vengono strumentalizzati: il matrimonio gay “non fa bene ai bambini. Nella maggior parte dei casi, un bambino starà meglio avendo vissuto con una madre e un padre. Inoltre, i bambini hanno bisogno di modelli mentre crescono. Ai bambini dovrebbe essere data priorità e non dovrebbero essere usati strumentalmente per fini politici”.
Il filosofo Umberto Galimberti, parlando a proposito dei diritti di adozione degli omosessuali, ha dichiarato in tv che è illogica la posizione di chi, come molti cattolici e non, si oppone al diritto di adozione degli omosessuali. La motivazione è stata argomentata non soltanto attraverso il parametro dei sentimenti, che evidentemente possono trasmettere tutte le persone, ma mediante l’accusa di materialismo. Insomma chi si oppone lo fa guardando solo agli aspetti materiali e non a quelli spirituali della persona.In realtà si tratta di ragionamenti molto capziosi e fondamentalmente falsi e inconcludenti. I sentimenti non c’entrano e tanto meno il materialismo. Semmai bisogna evitare di pensare in modo sentimentalista e spiritualista il tema della persona, della famiglia e dell’educazione. Così come non basta amare per essere genitore, non è sufficiente voler bene ad un figlio per offrirgli quanto concorre a dare il contributo che spetta ad un bambino per crescere bene e felicemente.Il punto è che l’essere umano non è un angelo, fatto solo di spirito. Noi siamo soggetti individuali, corporei, sessuati, intelligenti e liberi, la cui esistenza è possibile solo come conseguenza di un rapporto fisico tra un uomo e una donna. Tale rapporto va sperimentato nella crescita, acquisendo entrambe le esperienze umane, quella maschile e quella femminile. Una relazione non generativa per essenza, perché non può esserlo costitutivamente e non perché ha qualche impedimento di sterilità, non ha materialmente diritto ad adottare e crescere un figlio. Il contributo nel quotidiano di una mamma e di una papà sono diversi e complementari, offrendo uno spaccato di punti di vista che garantiscono la base dei rapporti con uomini e donne nella vita adulta .Galimberti e la Commissione europea possono pensarla come vogliono, ma non pretendere che il genere umano possa diventare, ad un tratto, asessuato e privo di qualsiasi fondamento genetico. Gli esseri umani sono fatti così, distinti sessualmente in maschile e femminile con i medesimi diritti e doveri personali. La complementarietà tra i generi è l’essenza biologica, materiale e spirituale della genitorialità.L’ordine naturale, in conclusione, deve essere rispettato per evitare che il caos in cui viviamo porti a delle violazioni psicologiche sulle future generazioni che sono in delirante opposizione al bene umano e al buon senso. Detto questo, non deve sfuggire che la nostra società è caratterizzata da comportamenti massimali eterosessuali derivanti dall’ evoluzione della specie, e quindi dalla natura stessa. Questo è quanto. Il resto è moda del momento o ipocrita solidarietà. Non prendiamoci in giro; il movimento Gay in Italia (e negli altri Paesi) è ossessionato dal riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso non per una forma di legittimo rispetto morale ma per arrivare ad una equiparazione giuridica tra le due diverse forme di unione come mezzo incontestabile (disparità di trattamento) per le adozioni. Il fanciullo, o il minore come amano definirlo i giuristi, non è e non deve essere una merce. Non è un accessorio, ne uno strumento in mani sbagliate (siano esse famiglie etero che omosessuali) ma è l’essenza stessa della nostra evoluzione che risponde solo ed esclusivamente a leggi naturali. La madre, negli uomini e negli animali, partorisce il bambino, lo nutre allattandolo e lo alleva insieme all’ uomo che assicura un sostentamento diverso ma comunque parallelo; la prole avrà tutto il diritto naturale di amare e vivere, certamente, con una persona dello stesso sesso, ma deve avere la libertà sacrosanta di scegliere, come è lecito, il suggerimento scaturito dalla propria natura in un contesto reale, e mai surreale. Io dunque, come altri che la pensano come me, appartenente alla schiera degli analfabeti, ma se l’opposto vuol dire rinunciare alla propria onestà intellettuale, allora sono fiero di esserlo poichè non mi bendo gli occhi per apparire “cool” alternativo; so vedere, voglio vedere perfettamente quello che la natura dice e quello che invece i demagoghi schiavi delle tendenza del momento tentano di spacciare come verità quello che è solo ed esclusivamente egoismo.