I migranti devono uniformarsi alle nostre leggi


Sembrava una cosa ovvia, scontata ai più, è invece è dovuta intervenire la Cassazione per stabilire che chi decide di venire in Italia, deve conformarsi alle nostre regole.
Un indiano di etnia Sikh era stato sorpreso nel mantovano con alla cintola il Kirpan, il tradizione pugnale sacro.
Convenuto in giudizio, aveva argomentato che il porto di quel pugnale era a lui dovuto, in quanto espressione della sua credenza religiosa.
Condannato, aveva fatto ricorso ma la Suprema Corte gli ha dato infine torto argomentando che “in una società multietnica la convivenza tra soggetti di etnia diversa richiede necessariamente l’identificazione di un nucleo comune in cui immigrati e società di accoglienza si debbono riconoscere. Se l’integrazione non impone l’abbandono della cultura di origine, in consonanza con la previsione dell’art.2 della Costituzione che valorizza il pluralismo sociale, il limite invalicabile è costituito dal rispetto dei diritti umani e della civiltà giuridica della società ospitante”.
Gli ermellini hanno poi rincarato la dose e nella sentenza si legge anche che “non è tollerabile che l’attaccamento ai propri valori, seppure leciti secondo le leggi vigenti nel paese di provenienza, porti alla violazione cosciente di quelli della società ospitante”.
Da qui la condanna in via definitiva che costituisce un preciso monito per tutti coloro che ritenessero di voler venire in Italia importando usi e costumi che violano le nostre leggi e un freno ideologico a tutti i benpensanti che ritengono ammissibile, addirittura una ricchezza, un’immigrazione senza alcuna regola e limite.
Laconica la replica del condannato che ha sottolineato la proverbiale pacificità della comunità Sikh e il tasso di criminalità a suo dire pari a zero. Inoltre, preannunciando di volersi rivolgere al Capo dello Stato e alla Corte Europea, ha polemizzato che i macellai e i salumieri italiani non subiscono eguali restrizioni in quanto nessuno mai si è preoccupato di impedire loro il trasporto dei coltelli dall’arrotino. Evidentemente il malcapitato signore non conosce, o il suo avvocato non gli ha spiegato, la differenza tra il porto di un’arma bianca quale è un pugnale e il mero trasporto, tra l’altro per giustificato motivo, di un attrezzo da taglio quale un coltello da lavoro.
Si dovrebbe inoltre anche evidenziare a questo signore che anche nella pur sostanzialmente pacifica comunità indiana si verificano episodi di violenza.
Non si può non ricordare proprio un feroce caso di accoltellamento avvenuto nel 2012 ad Ormelle nel trevigiano né, tanto meno, i tanti episodi di aggressione con l’acido a danno di donne e ragazze.
Inoltre, ammesso di voler dare per buona la tesi della assoluta pacificità degli Indiani Sick concedendo loro il diritto di porto di un pugnale, non si capisce come si potrebbe poi negare lo stesso diritto a chiunque altro lo richiedesse, casomai adducendo ancora ragioni religiose.
Il caso ha voluto, purtroppo, che nelle ore immediatamente successive all’epilogo di questa vicenda giudiziaria sono avvenute un paio di aggressioni con coltello, stavolta da parte di africani, a danno di agenti di polizia e di incolpevoli passanti.
Bene, dunque, ha fatto la Cassazione a chiarire che i migranti che vengono in Italia devono uniformarsi alle nostre leggi.