Un’emergenza senza fine


Lo stato di emergenza si è rivelato un’emergenza senza fine, come le guerre seguite all’11 settembre. Dalla giustizia infinita di Bush junior perché abbiamo avuto anche uno senior, discutibile come il figlio, ma si è sempre detto tale padre tale figlio, si passa molto più prosaicamente alla guerra infinita, una guerra fatta per non essere vinta ma per essere uno strumento di azione a tempo indeterminato.
All’emergenza terrorismo si è aggiunta in seguito quella climatica e adesso quella epidemiologica, il 27 febbraio abbiamo avuto i trojan, magari fossero stati i troioni, nei cellulari, e adesso diventano accettabili le app che tracciano ogni attività, poi a distanza di pochi giorni è arrivata la limitazione alla libera circolazione di auto e persone, anche Twitter annuncia di voler controllare quello che viene detto, tutto per motivi giustificati ovviamente, tutto per il nostro bene.
Sono le tecniche dello shock ben conosciute nelle Università Americane, sotto lo stato di stordimento che segue un evento traumatico la vittima accetta qualunque cosa, si sente minacciata diventando sottomessa e psicologicamente fragile, l’undici settembre con il terrorismo sempre pronto a riaccendersi, la catastrofe ambientale con i suoi isterismi, il terrore dell’epidemia radicato nell’inconscio collettivo della peste nera.
Il Coronavirus girerà ancora per molto tempo, il terrorismo islamico ci accompagna da decenni e la crisi climatica è il nuovo scenario apocalittico, non c’è spazio nel modo degli anni ’20 del XXI secolo per la normalità, è uno stato di emergenza permanente e chi non lo vuol capire è il nemico pubblico da denunciare con la delazione e il disprezzo.