La censura, una brutta cosa


Si è consumata al Salone del libro di Torino una bruttissima pagina della nostra democrazia.
Come noto un editore, Altaforte, è stato escluso dagli organizzatori con accuse di essere vicino a Casapaund e di diffondere idee fasciste.
L’editore, che si definisce sovranista e non fascista, ha ovviamente protestato ma a nulla sono valse le sue lamentele.
Ma la censura era scattata e c’è mancato poco che non si assistito a una nuova edizione dell’olocausto della cultura e delle idee, già perpetrata il 10 maggio 1933, quando i nazisti bruciarono migliaia di libri considerati contrari al regime.
Il caso ha voluto, infatti, che l’episodio di censura avvenuto a Torino sia pressoché coinciso con l’anniversario della censura libraria perpetrata dai Nazisti.
In quel lontano giorno di tanti anni fa a prendere fuoco furono tutti quei libri giudicati contrari allo spirito tedesco colpendo tutti gli autori ebrei – Sigmund Freud tra questi – i comunisti, i socialisti e tutti coloro che erano stati sostenitori dell’appena abbattuta Repubblica di Weimar.
Oggi la storia si è ripetuta, anche se a parti invertite e con le debite differenze di civiltà del caso.
Sandro Pertini, che certo non fu un uomo di destra, una volta ebbe a dire: “Dico al mio avversario: io combatto la tua idea che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi al prezzo della mia vita perché tu la tua idea la possa esprimere sempre liberamente“ (cit. Sandro Pertini, La politica delle mani pulite).
Ciò nonostante, la censura sulle idee è scattata e, stupidamente, si sono chiuse le porte del Salone del libro di Torino per Altaforte.
È vero, infatti, che l’editore sovranista non ha partecipato al Salone del libro di Torino ma dal can can mediatico suscitato dai suoi detrattori ha ricevuto una insperata evidenza mediatica.
Sia come sia, mala tempora currunt.