Voyager 1, verso la soluzione del problema nello spazio interstellare


I tecnici della NASA sono riusciti a ottenere una lettura della memoria della Voyager 1 e stanno cercando di utilizzare tali dati per trovare una soluzione al grave problema di comunicazione.


Dal novembre 2023 la sonda spaziale Voyager 1 della NASA invia un segnale radio costante alla Terra che però non contiene dati utilizzabili. La fonte del problema sembra essere il sottosistema dei dati di volo (FDS) presente in uno dei tre computer di bordo, che è responsabile del trattamento dei dati prima che vengano inviati a Terra dall’unità di modulazione della telemetria. Da mesi i tecnici stanno cercando di risolvere il problema e hanno già tentato alcuni approcci che però non lo hanno risolto. Gli ingegneri si sono quindi messi allo studio approfondito del software e dell’hardware, entrambi realizzati quasi cinquant’anni fa, e sembra che si sia fatto un piccolo passo verso la soluzione del problema.
La sonda spaziale Voyager 1 è una delle prime esploratrici del sistema solare esterno, tuttora in attività benché abbia raggiunto l’eliopausa. Il lancio è avvenuto nell’ambito del Programma Voyager della NASA il 5 settembre 1977 da Cape Canaveral a bordo di un razzo Titan IIIE, pochi giorni dopo la sua sonda gemella Voyager 2, in un’orbita che le avrebbe permesso di raggiungere Giove per prima.
Obiettivo principale della missione era il sorvolo dei due pianeti giganti Giove e Saturno, e in particolare del satellite Titano, per studiarne i campi magnetici, gli anelli e fotografarne i rispettivi satelliti. Dopo il sorvolo di Saturno nel 1980 la missione della sonda è stata estesa proseguendo così a raccogliere dati sulle regioni esterne del sistema solare. Nell’agosto del 2012 la Voyager 1 ha oltrepassato l’eliopausa diventando il primo oggetto costruito dall’uomo a uscire nello spazio interstellare.
Al 5 marzo 2024, la sonda sta operando e comunicando dati da 46 anni e 6 mesi e, continuando a viaggiare rispetto al Sole alla velocità stimata di 61.198,15 km/h, si trova alla distanza dal Sole di oltre 162,8 Unità Astronomiche (24 miliardi e 359 milioni di km), facendone l’oggetto artificiale più lontano dalla Terra. È previsto che continuerà a operare fino al 2025, quando i generatori termoelettrici a radioisotopi smetteranno di fornire abbastanza energia elettrica.
A inizio marzo, il team della missione Voyager ha notato un’attività da una sezione dell’FDS che differiva dal resto del flusso di dati illeggibili del computer. Il nuovo segnale non era ancora nel formato utilizzato da Voyager 1 quando l’FDS funzionava correttamente, quindi inizialmente il team non era sicuro di cosa farne. Ma un ingegnere del Deep Space Network dell’agenzia, che gestisce le antenne radio che comunicano sia con le Voyager che con altri veicoli spaziali in viaggio verso la Luna e verso altri pianeti, è stato in grado di decodificare il nuovo segnale, scoprendo che da esso è possibile leggere l’intera memoria FDS, che include il suo codice, istruzioni su cosa fare, nonché variabili o valori che possono cambiare in base ai comandi o allo stato del veicolo spaziale. Essa contiene anche dati scientifici o ingegneristici per il downlink. Il team confronterà questa lettura con quella ricevuta prima che si verificasse il problema e cercherà discrepanze nel codice e nelle variabili per trovare potenzialmente l’origine del problema in corso.
Questo nuovo segnale è il risultato di un comando, chiamato “poke” dal team, inviato alla Voyager 1 il 1° marzo con lo scopo di spingere dolcemente l’FDS a provare diverse sequenze nel suo pacchetto software nel caso in cui il problema possa essere risolto aggirando la sezione danneggiata.
La Voyager 1 si trova adesso a più di 24 miliardi di chilometri dalla Terra e occorrono 22,5 ore affinché un segnale radio raggiunga la sonda spaziale e altre 22,5 ore affinché la risposta della sonda raggiunga le antenne a terra. Ill team ha dunque ricevuto i risultati del comando il 3 marzo e il 7 marzo gli ingegneri hanno iniziato a lavorare per decodificare i dati e il 10 marzo hanno stabilito che contenevano una lettura della memoria.
Il team ora sta analizzando i dati ricevuti allo scopo di utilizzare tali informazioni per ideare una possibile soluzione e tentare di metterla in atto, cosa che richiederà ancora un po’ di tempo. Ma i tecnici sono fiduciosi di trovare nei meandri delle memorie di quella stupenda macchina che è il Voyager le informazioni necessarie a risolvere il problema.
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Fonti:
https://blogs.nasa.gov/sunspot/2024/03/13/nasa-engineers-make-progress-toward-understanding-voyager-1-issue/
www.passioneastronomia.it