Chi ha paura del Generale Vannacci?


Ci risiamo.
Avevamo sperato che con la dipartita di Berlusconi il Italia non si parlasse più di giustizia a orologeria e invece, puntuale come una cambiale ecco che al primo appuntamento elettorale qualcuno si mette d’impegno per cercare di fermare la corsa della destra.
Questa volta a mettere i bastoni tra le ruote ci ha pensato la giustizia militare, che ha avuto mesi di tempo per decidere che farne del Generale Roberto Vannacci, ma ha preso la decisione di sospenderlo da ogni incarico proprio in vista delle prossime elezioni europee, alle quali è possibile (non mi azzardo a dire probabile perché non sono il mago Otelma) che l’ex comandante della Brigata Folgore venga candidato dalla Lega di Salvini.
Mossa peraltro poco lungimirante quella dell’attuale ministro delle Infrastrutture, perché portarsi in casa un tale elemento vuol dire (e qui il ‘probabilmente’ ci sta tutto) trovarsi tra qualche anno un avversario interno di tutto rispetto.
Ma procediamo per gradi. Occorre dire che per quanto io voglia bene al ministrone Crosetto la sua tentata difesa della giustizia militare (è un procedimento che va avanti in modo indipendente, il governo non può farci nulla, sono atti dovuti, decisioni in cui non si può interferire, bla, bla, bla) non convince. Sembra quasi un allargare le braccia come a dire: non posso certo mettere a rischio il governo per un Vannacci qualunque.
Eppure proprio il generale ha destato negli animi di molti italiani uno stato d’animo che i più credevano morto e sepolto: la presa di coscienza che gli italiani hanno una dignità e che quella non la puoi barattare per trenta denari.
Non so quanto di voi hanno letto il libro “Il mondo al contrario”; per conto mio ritengo che il generale abbia scritto le cose che la maggior parte degli italiani pensa. Talvolta dichiarandolo ad alta voce, talora sussurrandolo nei corridoi lontano da orecchie indiscrete, talaltra solamente pensandolo, quasi con vergogna, e non lo ammetterebbero mai nemmeno di fronte al confessore… E però lo pensano!
Poi ci sono i politicamente corretti (che non sono i caffè con grappa bevuti alla Buvette del Senato) i quali sputeranno fuoco, fiamme e veleno sempre e comunque contro il povero generale e tutti i fascisti come lui che hanno la spudoratezza di affermare che un gay non è normale.
Il che non è – si badi bene – un’offesa: è una semplice constatazione tramite la quale si fa osservare che la normalità secondo il senso comune, il codice civile, la bibbia (il corano stesso!), mia nonna Amelia e tutte le nonne Amelie di questa terra è quando un uomo e una donna si amano, mentre i vari LGBT+-x.√ ecc. sono frange, minoranze, che possono essere anche persone a modo, intelligenti e civilissime, ma che normali non sono proprio.
La cosa positiva, che forse è sfuggita ai giudici militari, è che questa censura non impedirà al generale di candidarsi ovunque egli vorrà. Con buona pace loro e di tutti coloro che tentano ancora oggi di sfruttare la giustizia a fini politici, non rendendosi conto di quale boomerang si trovino in realtà tra le mani e che presto o tardi li raggiungerà e li colpirà facendogli male.
Adesso attendiamo che anche la sinistra parlamentare e non spari a zero sul generale, anche se forse stanno tenendosi le cartucce per il dopo elezioni regionali, quando inizierà la bagarre per il Parlamento Europeo e le candidature saranno svelate. Allora è possibile che ne vedremo – e ne sentiremo – delle belle. Essendo come al solito confusi come un camaleonte in una scatola di Smarties, non avendo programmi seri da proporre e potendo portare quale trofeo degli ultimi anni di malgoverno solo i loro fallimenti, inizieranno per l’ennesima volta con gli insulti (per la verità De Luca ha già iniziato…) e vedrete che coinvolgeranno anche il generale nelle loro lamentazioni infinite.
Speriamo solo che il nuovo emiciclo europeo esprima in modo più realistico la volontà di popoli che di questa gente si sono stancati. In effetti aveva ragione Mark Twain: i politici sono come i panolini, vanno cambiati spesso e per lo stesso motivo.
Ma non si pensi che Roberto Vannacci abbia attirato come un parafulmine solo gli strali di alcune istituzioni: anche da privati cittadini piovono critiche a quello che io considero semplicemente un soldato che ha il coraggio delle sue parole. Ultimo esempio la pallavolista azzurra Paola Egonu la quale, acclamatissima nei palazzotti dello sport, forse sta cercando visibilità nei palazzi della politica, probabilmente in vista di un futuro a fine carriera o semplicemente per fare prendere aria alle tonsille, non è chiaro. In breve, Paola Egonu, ha presentato querela alla Procura della Repubblica di Lucca nei confronti del Generale Vannacci. Sebbene la Procura abbia chiesto l’archiviazione della stessa querela, la Egonu si è opposta, pertanto sarà il GIP a decidere se la cosa avrà un seguito in tribunale o meno.
Da ciò che si capisce scorrendo i media, la pallavolista avrebbe querelato l’alto ufficiale per aver scritto nel suo libro che: «I tratti somatici della Egonu non rappresentano l’italianità”.
Premesso che nessuno contesta (nemmeno lo stesso generale) che Paola Egonu sia italiana e che abbia pieno titolo a rappresentare il nostro paese nelle manifestazioni sportive internazionali, sto sforzando la materia grigia per capire cosa ci sia di diffamatorio in quella frase. Vannacci scrive semplicemente una cosa lapalissiana e cioè che, nell’immaginario collettivo, e quindi nella percezione che la maggioranza delle persone ha (a seguito di non meno di 25 secoli di storia), la Egonu non ha i tratti somatici tipici dell’italianità.
La stessa cosa si potrebbe dire di Jannik Sinner, uno che oltre al cognome non “propriamente italico”, ha i tratti somatici del fratello gemello di Pippi Calzelunghe e parla italiano” come il Professor Kranz di Paolo Villaggio.
Eppure anche Sinner è italianissimo come la Egonui e come lei è un eccellenza sportiva italiana.
Ma il punto è un altro: pur semplificando e ammettendo la tesi della giovane pallavolista, e cioè che Vannacci abbia scritto che lei non è italiana perché di pelle scura, dando cioè per appurato che il generale le avesse voluto dare dell’africana, o più precipuamente della nigeriana, dove si espliciterebbe, di grazia, tale diffamazione? E siccome non lo capivo, sono andato a rileggermi la descrizione che fa del reato di Diffamazione il nostro Codice Penale. L’articolo ad esso dedicato, il 595, dice testualmente: «Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a milletrentadue euro».
Quindi la signora Egonu si sente diffamata perché Vannacci in pratica le ha dato della nigeriana? Detto in altre parole: per Paola Egonu essere nigeriani sarebbe visto dal nostro Codice Penale come un’offesa alla sua reputazione?
E poi il razzista sarebbe Vannacci?