La storia di Filippo Mazzei


L’importanza Filippo Mazzei, Il cui nome dirà probabilmente poco o nulla ai lettori, è stata riconosciuta oltre che dagli storici da almeno tre presidenti americani. Mazzei nacque il giorno di Natale del 1730 nel comune di Poggio a Caiano, non lontano da Firenze; pur non essendosi mai laureato in medicina si improvvisò medico a Pisa e Livorno, quindi si trasferì prima a Costantinopoli e poi a Smirne dove esercitò come chirurgo al seguito di un medico locale. In seguito si trasferì a Londra, dove per circa 19 anni si dedicò al commercio di prodotti mediterranei, principalmente del vino, inserendosi anche nei salotti dell’alta borghesia londinese. Fu nella capitale britannica che conobbe e strinse amicizia con personaggi del calibro di Benjamin Franklin e John Adams. Nel 1773, probabilmente su invito dagli amici d’oltreoceano, spinto dalla curiosità dell’inedita forma di governo, ma soprattutto dalla disponibilità di terre e quindi dalla prospettiva di impiantare nel nuovo mondo coltivazioni mediterranee, nel 1773 Mazzei si trasferì in Virginia, con al seguito un gruppo di agricoltori toscani. A lui si unirono anche una vedova, Maria Martini, che egli sposò nel 1778. Inizialmente diretto in altro sito, Mazzei si fermò presso la tenuta di Monticello per incontrare Thomas Jefferson, con il quale già intratteneva rapporti epistolari e vantava amicizie comuni, e fu da lui convinto a trattenersi in loco, arrivando a cedere circa 8 ettari della sua tenuta in favore dell’italiano. Da questa cessione nacque la tenuta di Colle (il cui nome deriva da Colle di Val d’Elsa, perché Mazzei aveva preso ad esempio la campagna attorno alla città toscana), successivamente ampliata. Lo univa a Jefferson un sodalizio commerciale, con il primo impianto di una vigna nella colonia della Virginia, ma soprattutto un sodalizio intellettuale, frutto di una comune visione politica e di ideali condivisi, che si sarebbe protratto per oltre 40 anni.
Mazzei si appassionò alle vicende della Rivoluzione Americana, scrivendo numerosi articoli tradotti in inglese dallo stesso Jefferson che ne rimase influenzato tanto da ritrovare successivamente alcune frasi di Mazzei trasposte nella Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America.
Si arruolò anche come volontario nell’esercito che si accingeva a combattere contro gli inglesi. Il 6 maggio 1776 Mazzei pubblicò le “Istruzioni dei possidenti della Contea di Albemarle ai loro delegati alla Convenzione”. Il 12 giugno dello stesso anno la Convenzione adottò la “Dichiarazione dei diritti della Virginia”. Meno di un mese dopo, il 4 luglio 1776, a Filadelfia si incontrarono i rappresentanti delle tredici colonie in Congresso Generale, dove fu adottata la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America, che conteneva alcune frasi che Jefferson prese di sana pianta dagli scritti del suo vicino di casa Filippo Mazzei, il quale affermava fra l’altro:“Noi teniamo per certe queste Verità. Che tutti gli Uomini sono creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di certi diritti inalienabili…”. I suoi pensieri e riflessioni finirono, così, nel documento della fondazione degli Stati Uniti d’America.

Mazzei diventò intimo amico dei primi cinque presidenti statunitensi: George Washington, John Adams, James Madison, James Monroe e soprattutto Thomas Jefferson, di cui – come detto – fu ispiratore, vicino di casa, socio in affari e con cui rimase in contatto epistolare fino alla morte. È annoverato fra i “Founding Fathers of the United States” e John Fitzgerald Kennedy nel suo libro A Nation of Immigrants affermò: “La grande dottrina ‘Tutti gli uomini sono creati uguali’ inserita nella Dichiarazione d’Indipendenza da Thomas Jefferson, fu parafrasato da uno scritto di Filippo Mazzei, un patriota italiano e scrittore, che fu un intimo amico di Jefferson […]. Questa frase scritta in italiano dalla mano di Mazzei diversi anni prima rispetto alla stesura della Dichiarazione d’Indipendenza. Mazzei e Jefferson spesso si scambiarono idee per quanto riguarda la vera libertà e indipendenza”.
Naturalizzato cittadino della Virginia, volontario delle prime ore nella guerra d’indipendenza americana, nel 1778 fu inviato in Europa da Jefferson e Madison per cercare prestiti, acquistare, o meglio, contrabbandare, armi e ottenere informazioni politiche e militari utili alla nascente nazione.
In questo periodo scrisse articoli, fece interventi pubblici e cercò di avviare rapporti commerciali e politici tra gli Stati europei e la Virginia. Per tali servizi fu ufficialmente retribuito dallo Stato della Virginia dal 1779 al 1784.
Nel 1783 ricevette l’incarico di amministratore della contea di Albemarle ma dopo due soli anni lasciò per l’ultima volta il suolo americano, mentre sua moglie rimase fino alla sua morte nel 1788 alla tenuta del Colle. Mazzei mantenenne comunque contatti epistolari con molti di quelli che sono definiti padri della patria statunitensi e, in particolare, con Jefferson, che ebbe modo di reincontrare successivamente a Parigi. Proprio nella capitale transalpina nel 1788 pubblicò la prima storia della Rivoluzione americana scritta in francese. L’opera è tuttora una preziosa fonte di informazioni sul movimento che innescò la Guerra d’Indipendenza. Il successo del libro e la notorietà delle sue idee, uniti alla costante attività di propaganda a favore dei neonati Stati Uniti d’America, lo fece venire in contatto con re Stanislao Augusto di Polonia, illuminato sovrano liberale, di cui divenne prima consigliere e poi rappresentante a Parigi.
Da questa posizione privilegiata poté seguire la Rivoluzione francese, di cui condannò la deriva giacobina. Preso atto della rovina economica della Francia, nel 1791 si trasferì a Varsavia, assumendo la cittadinanza polacca e contribuendo alla stesura della costituzione.
Dopo un anno passato a Varsavia, a seguito della spartizione della Polonia nel 1792 rientrò definitivamente in Toscana, stabilendosi a Pisa dove nel 1796 sposò Antonina Tonini, da cui ebbe una figlia, Elisabetta, nel 1798.
Nel 1799, oramai settantenne, fu testimone dell’arrivo delle truppe repubblicane francesi a Pisa e poi della loro cacciata, e fu coinvolto pur senza danni nei successivi processi intentati dal bargello ai liberali pisani che si riunivano durante la breve occupazione al Caffè dell’Ussero sul lungarno.
Mazzei visse quietamente altri 17 anni, dedicandosi ai propri studi di orticoltura e limitandosi a frequentare una ristretta cerchia di salotti praticati da giovani liberali, di cui era ispiratore. Nel 1802, in conseguenza del dissolvimento della Polonia operata da Russia e Prussia nel 1795, lo zar Alessandro I si accollò i debiti della corte polacca e Mazzei poté fruire di un vitalizio.
Egli rimase sempre nostalgico della Virginia e dei suoi amici americani, che ne auspicavano il ritorno e con i quali mai interruppe il contatto epistolare. Nonostante i ripetuti progetti di un viaggio in America, Mazzei non attraversò più l’Atlantico. Ebbe modo di assistere all’ascesa e alla caduta di Napoleone Bonaparte e scrisse le proprie memorie, pubblicate nel 1848, oltre trent’anni dopo la sua morte avvenuta a Pisa il 19 marzo 1816. Venne sepolto nel cimitero suburbano e in seguito la città gli dedicò una via.
Nel 1980 in occasione del 250º anniversario della sua nascita l’Italia e gli Stati Uniti gli hanno reso omaggio con un’emissione filatelica congiunta speciale.