La sociologia come disciplina clinica (contro la socio-filosofia)


La Filosofia non è più la via per comprendere le Cose (Pragma) e l’Uomo (Psiche): su Pragma si è inserito il metodo sperimentale e su Psiche lo sviluppo della Psicologia, con Psicanalisi e neuroscienze. L’emersione poi di Orga, le società umane, oltre a Pragma e Psiche, ha comportato un grande lavoro congetturale e concettuale, che si è compiuto e che ha lasciato, come per Pragma e per Psiche, il campo alle pratiche sperimentali. Un elemento distintivo della Psicanalisi per Psiche e della mia Sociatria Organalitica per Orga è dunque il rapporto con la prassi: 1000 interventi svolti su società umane, un capitale che nessuno al mondo può vantare, referenzia la nuova via sociologica scientifica dei sistemo aperti, la Sociatria Organalitica.
Esattamente come accadde in psicologia con la psicanalisi freudiana (psicanalisi/organalisi…), i casi clinici, la clinica, sono l’unica via per confermare e aggiornare il Sapere. I filosofi, come i pittori con la fotografia, perdono una delle loro funzioni storiche, la intelligenza della cosa umana (psiche) e materiale (pragma): ecco Theodor Wiesengrund Adorno, l’ultimo, vero filosofo, che lo dice nella loro lingua, attraverso il grande lavoro “Dialettica Negativa”, in cui spicca la importante identificazione filosofica dell’”aconcettuale”.
La sola teoria diviene quindi anacronistica: un esercizio puramente verbale e dialettico non basato su fatti ma soltanto su criteri intellettuali allargati a logica e creazione di fantasia. La filosofia, cioè l’uso magistrale del pensiero, è ormai solo alla base (non all’altezza, oggi) di qualunque scienza e questa base è, in sostanza, la pura Euristica. Infatti, a differenza del passato prescientifico, il metodo sperimentale, nelle Scienze in generale e in quelle Umane con l’applicazione ai Sistemi aperti, ha spodestato la filosofia dai campi della Gnoseologia e dall’Epistemologia. Questa maturazione e cambio di meccanica conoscitiva riscontra poi un certo recupero per l’arte del pensiero nell’Ermeneutica, che è da considerare una attuazione postuma di Euristica, attraverso retroazione o feedback.
Nelle scienze esatte e in tutti gli ambiti dove il metodo sperimentale porta risultati evidenti e stabili (sistemi chiusi) la posizione ex-cathedra è un problema marginale perché, se il sapere è sostanzialmente certo o per quanto lo è, il modo conta pochissimo. Invece, nei sistemi aperti, ove la dinamica evolutiva e le aleatorietà in generale dei sistemi sono molto forti (scienze sociali soprattutto, ma anche biologia, medicina), attestarsi su semplice logica ed erudizione è letale per la scienza: occorre la prassi, come verifica empirica, da cui discende l’umiltà della dialettica, costruttiva e consapevole dell’aconcettuale adorniano; soltanto dopo riappare il classico valore filosofico del processo di conformazione congetturale e concettuale.
Ragionando di teoria della conoscenza, se è vero che le scienze esatte sono oggi quelle che certificano l’errore con cui viene dimostrato un fenomeno, occorre altresì rilevare che il rapporto con la prassi, cioè l’efficacia, è troppo spesso dimenticato; così, a fronte di un effettivo dato di realtà (tutti i sistemi chiusi sono sempre un pò aperti…) si tende all’intellettualismo e a buttare via il bambino con l’acqua sporca, con l’effetto di spostare la ricerca epistemologica su versanti astratti. Tale astrazione, fantasia, è necessaria (è l’euristica…) ma dimenticare il ciclo EGEE (Euristica, Gnoseologia, Epistemologia, Ermeneutica) è una pericolosa presunzione antropomorfica. Ciò non toglie ovviamente nulla al tema della valutazione del sapere tramite la sua efficacia o, meglio, alla percezione che ne abbiamo: ma cos’abbiamo d’altro, che sia meno pericoloso delle nostre percezioni? L’EGEE (sistema per la conoscenza di Euristica, Gnoseologia, Epistemologia ed Ermeneutica) è spiegato nel mio “Introduzione alla Sociatria”, che è stato libro di testo universitario alla LUMSA, Università internazionale di Roma, e velocemente rimosso dopo alcuni anni dai sociofilosofi terrorizzati.
Quest’abbondante premessa serve anche per spiegare perché filosofi come Galimberti continuino a negare soggettualità alle Società Umane: Orga esiste e condiziona Psiche e Pragma da almeno due secoli e di certo lo farà almeno per altrettanti. I sermoni servono solo a creare consenso primitivo e umorale e ad alzare le braccia in attesa di una qualsivoglia illuminazione ecumenica. Ai signori filosofi del “sempre”, oggi serve un bagno di umiltà, perché tutto scorre con grande velocità. La rivoluzione scientifica, il suo metodo sperimentale e il rapporto con la prassi, le tecnologie conseguenti, le industrie, la società di Massa (i diversi miliardi di esseri umani) e quella di Grande Massa (gli oltre quaranta miliardi di società umane), base del successo di una specie umana che ha raggiunto otto miliardi di individui e che vede la vita media incrementarsi fortemente, hanno generato una nuova era, un’era neo-diluviana.
Alcuni si oppongono a Orga con argomenti anarchici, perché Orga incorpora il Potere, lo elabora e rende strumento di processo. Il potere è una condizione di funzionamento della società di Grande Massa, dove 40 miliardi di soggetti societari di vario tipo hanno sempre qualcuno delegato alla direzione e organizzazione e più o meno controllato da meccanismi di funzionamento. Dunque, che una società per funzionare meglio debba eliminare il potere ed essere possibilmente piccola non è vero: si tratta di una posizione teorica che, prima di tutto, non fa i conti con la realtà dell’umanità di oggi. Il potere non è il male, e le organizzazioni, infrastrutture comuni a tutte le società umane, operano l’equilibrio dei poteri (necessari) molto meglio delle acclamazioni dell’agorà. Il fatto che si presentino tramite il potere opportunità per individui ambiziosi non significa per principio che questi siano nocivi: l’ambizione non è quasi mai una caratteristica sistemica, bensì mirata a obiettivi specifici. Ambire a posizioni di comando non è di per sé negativo: dipende dalle qualità individuali che l’ambizione veicola, e le società umane sono tutte più o meno strutturate per effettuare una selezione efficace di quelle opportune. Se veicola prepotenza, l’ambizione potrebbe essere negativa, in quanto potrebbe tradursi in eccessi, ma i meccanismi organizzativi non consentono di solito l’affiorare di questi profili. Invece, chi ha vissuto in modo semi-autistico, chiuso nella propria mente, in un mondo individuale poco societario e organizzativo, o davanti a un pubblico passivo che deve solo imparare ciò che viene detto, rischia di praticare e insegnare errori nei campi dove l’esperienza è cruciale, cioè nei contesti caratterizzati da sistemi aperti come, ad esempio, le Scienze sociali, ove i sistemi aperti sono la natura. Non cogliere la dinamica evolutiva e cangiante nuoce al vero sapere e l’istituzione didattica, l’università, non deve prestarsi a ciò.
La natura umana sarà forse oggi “come ai tempi dei Faraoni”, ma ai tempi dei Faraoni non esistevano, come esistono oggi, pressoché infinite tecnologie complesse, 8 miliardi di esseri umani e 40 miliardi di società umane. Queste ultime, poi, più grandi sono più sono dotate di risorse per produrre oggetti e servizi complessi e, inoltre, di regolare utilmente l’accesso al potere interno, attraverso la selezione per contenuti specificamente organizzativi, cioè anche organici, delle persone che si affermano progressivamente lungo la catena manageriale. Con internet la civiltà della specie umana è migliorata e internet esiste grazie al metodo sperimentale, alla società dell’organizzazione, alle mille società che studiano e producono mezzi e tecnologie e prodotti, alle fastidiose burocrazie degli Stati che organizzano i servizi, e così avanti: tutte queste sono attività organizzate, societarie umane e non attività di sole singole persone. Come gli individui, le società creano contesti idonei alla autoconservazione, e poi progressivamente anche a tutti i gradi di elevatezza civile: per le società la qualità umana può essere misurata come per gli individui, ad esempio con la Scala di Maslow per prendere uno dei tanti esempi di inquadramento teorico.
Senza addentrarci su piani dialettici morali e sociali, i dati di fatto odierni sono quelli di una Società di Grande Massa, ove esistono appunto 40 miliardi almeno di società umane, a differenza dei pochi miliardi del 1950 e dei pochi milioni del 1900. Sapendo quanto le società che viviamo possano produrre di bene e di male per ciascuno e per tutti, è intuitivo che il loro funzionamento necessario e imprescindibile debba essere monitorato e trattato con attenzioni almeno uguali a quelle che si applicano agli esseri umani, in modo da garantire positività degli impatti sull’Umanità e l’ambiente, iterativamente.
“Orga” è il nome generale che abbiamo dato a questa fondamentale componente dell‘umanità che sono le Società umane di tutti i tipi: aziende, Stati, Enti, famiglie, sistemi di amici, gruppi di opinione, organizzazioni belliche, sportive o ludiche, società religiose, del convivio e del tempo libero, e così avanti. Orga è oggi importante logicamente come Psiche e Pragma, è realtà ineludibile e si può conoscere bene solo attraverso la clinica.
Dunque, la filosofia, essendo arte del pensiero che raccoglie dati e informazioni ma non è per sua natura attività di campo pratico, può soltanto innescare i processi gnoseologici. Essa formula ipotesi di sapere e le persegue sul piano logico e creativo di tipo intellettuale, producendo concetti e dando forma comunicativa a idee. Poi, a loro verifica e complemento, vieppiù importanti dato il forte rapporto moderno con la prassi, compare il metodo sperimentale, che scova i limiti del pensiero privo della prova di realtà: nasce così il confine della filosofia, che T. W. Adorno chiama “aconcettuale”, ciò che non può, per sua natura intrinseca, ontica, essere ricondotto al sistema intellettuale del concetto, rimanendo incompreso a una mente umana che non sviluppi un rapporto diretto con empirismo, sperimentazione. Insieme agli altri francofortesi Adorno affronta, con la Dialettica dell’Illuminismo, il tema del limite della cultura sistemica e, successivamente, con la “Dialettica Negativa”, va alla ricerca dei limiti interni alla dialettica, la tecnica di conoscenza oggettiva propria della filosofia, che Hegel magistralmente delineò. L’inconscio freudiano, il secondo principio della Termodinamica di Heisenberg, la Teoria della relatività di Einstein sono le evidenze che Adorno porta a prova del suo scrutare i limiti della filosofia. Così, ad esempio è accaduto in Psicologia, ove la psicoterapia e le neuroscienze hanno cambiato la riflessione sull’essere nel mondo, tema centrale della filosofia prima di Freud. E così nella Nuova Sociologia, illuminata dalla clinica sociatrica.
Ecco allora che un bravo sociatra, come un bravo psicologo o psichiatra deve essere misurato sulle referenze cliniche e non soltanto sulla qualità espositiva.