Reggio Emilia: Marionette e avanguardia


Avanguardie e marionette a Reggio Emilia. Picasso e Paul Klee, trait-d’union Depero, in dialogo col genio del burattinaio Otello Sarzi.


Ottima iniziativa a novembre di Palazzo Magnani a Reggio Emilia per la riflessione su Teatro di Figura e Arti, con particolare attenzione alle avanguardie artistiche novecentesche.
La mostra, in apertura il 17 novembre e che durerà fino al 17 marzo 2024, porta il titolo “Marionette e Avanguardia. Picasso, Depero, Klee, Sarzi”. Chiaro e opportuno l’accostamento tra la grande creatività degli artisti citati e Otello Sarzi, genio del teatro di figura: chi conosce la sua produzione sa che Sarzi è stato un grande interprete del secolo breve e che la sua esperienza ha gettato le basi di molte delle esperienze che hanno illuminato il teatro dopo di lui. Teatro, appunto, perché l’infrazione del confine tra animazione e attore, tra teatro di figura per adulti e per bambini è stato uno dei messaggi rivoluzionari per il contesto italiano e non solo, portato dai Sarzi. Conobbi bene Otello, suo padre e i suoi figli, Mauro e soprattutto Gigliola, che operò a lungo con il gruppo di giovani di cui facevo parte, presso di lui nel casolare in campagna fuori Reggio Emilia, alla ricerca di qualcosa di sacro e di antico, che la tradizione di famiglia Sarzi aveva mantenuto.
James Bradburne, già direttore di Palazzo Strozzi a Firenze e oggi Direttore della Pinacoteca di Brera a Milano, ha illustrato con grande classe, in qualità di coordinatore scientifico, la mostra dell’inverno: “Marionette e Avanguardia”. Dopo aver precisato la differenza tra Marionette e Burattini, quasi a scusare l’esigenza di sintesi del titolo, ha spiegato che al centro della mostra c’è il fenomeno artistico dei burattini di Otello Sarzi e genealogia: una grande realtà estetica e drammaturgica reggiana che diede vita, tra l’altro, a una delle principali compagnie europee di moderno teatro di figura, il Teatro delle Briciole di Letizia Quintavalla e Bruno Stori, tra gli altri (e c’ero anch’io…).
Una ottima occasione per liberare l’arte dalle ghigliottine, dai gulag e dai campi di concentramento fisici e mentali: “C’è arte che va liberata, dalla volgare interpretazione dei segni che veicola, come se fosse politica, e deteriore… L’arte è diplomazia perenne, pace pura, a oltranza. Quando gli artisti sono perseguitati, fisicamente e semiologicamente, occorre prepararsi alla resistenza per la libertà. E questo vale per gli ex fascisti e per tutti. Non si celebra l’arte togliendo Mussolini a cavallo a Sironi e Guernica a Picasso. Così la si riduce a volgare opinione”. Philippe Daverio, Torino, 21 maggio 2017, in conversazione con me.