La strana giustizia italiana: l’orso e il capo mafioso


“Un’orsa uccide un uomo e rischia di essere abbattuta, mentre un capo mafioso latitante da 30 anni viene arrestato e detenuto in carcere. Siamo in Italia, dove la giustizia sembra funzionare solo a singhiozzo, ma sempre con risultati paradossali.”


Da una parte, abbiamo l’orso Jj4, frutto di una reintroduzione in natura da parte dell’uomo, che ha ucciso un uomo rispondendo al suo istinto animale. Non c’è dubbio che si tratti di un fatto grave, ma la risposta delle autorità sembra alquanto sproporzionata: l’orsa rischia di essere abbattuta, mentre i cuccioli vengono liberati. Ma non è stata proprio l’uomo ad introdurre l’orso in una zona in cui non c’era? E non sarebbe invece il caso di ripensare alle modalità di reintroduzione degli animali selvatici, per evitare che si verifichino simili incidenti?

Dall’altra parte, abbiamo il capo mafioso Matteo Messina Denaro, latitante da ben 30 anni, responsabile di una lunga serie di crimini tra cui vari omicidi. Nonostante questo, potrebbe anche avere qualche sconto di pena, dopo essere stato finalmente arrestato. La giustizia italiana sembra funzionare solo in situazioni estreme, mentre nella vita di tutti i giorni spesso le pene per i reati minori vengono accorciate o addirittura sospese.

Ma non è solo la giustizia italiana a fare acqua da tutte le parti: anche l’ambientalismo sembra essere spesso ingenuo e superficiale, mentre la spettacolarizzazione dei fatti di cronaca rende tutto ancora più confuso e distorto.

Siamo di fronte a una situazione paradossale, in cui il concetto di giustizia sembra essere distorto e disatteso. Abbiamo bisogno di una giustizia equa ed efficace, che sia capace di proteggere gli animali e l’ambiente, ma anche di punire i criminali e garantire la sicurezza pubblica. Solo in questo modo potremo evitare di trovarci di fronte a situazioni come quella dell’orsa e del capo mafioso arrestato, dove la giustizia sembra funzionare a senso unico.