I grilli nella nostra alimentazione


A ulteriore dimostrazione che dietro alle “convenzioni” c’è sempre tanta ignoranza, la faccenda della farina di grilli ha portato alla luce l’uso alimentare ultracinquantennale della cocciniglia, un microscopico insetto da cui si estrae il colorante E120,
.La cocciniglia, per chi non lo sapesse, è un insetto che viene allevato nelle piantagioni di cactus, sopra le pale dei fichi d’india; poco prima di deporre le uova i minuscoli insetti vengono lasciati morire e seccare al sole, dopodichè vengono macinati per ottenere la polvere che, trattata con acqua calda, da origine all’acido carminico, ossia il suddetto colorante rosso.
Per ottenere un grammo di questo colorante, secondo le stime FAO, occorrono 80mila insetti, uno sterminio di cocciniglie, un massacro biologco, un’ecatombe di esserini, il Fort Alamo degli omotteri, una Nagasaki di vite! Eppure mai un vegano ha alzato la sua voce contro questa shoah del micromondo: al massimo ha alzato il gomito per bere un Campari colorato, appunto, con le polveri di tutti quei cadaverini.


L’E120 è considerato da sempre un colorante naturale, sebbene oggi sia stato in parte sostituito con un colorante artificiale, ed è presente in alcuni alimenti e cosmetici come il liquore alchèrmes, dall’arabo القرمز, al-qirmiz, che significa appunto cocciniglia. Questo liquore molto utilizzato per le creme di pasticceria è stato ampiamente ingerito da persone che nemmeno immaginavano di mangiare insetti. Stessa cosa si dica per il Campari, l’Aperol, il Martini e il Sanbitter, aperitivi molto richiesti in tutto il mondo. Da pochi anni, come detto, la cocciniglia è stata sostituita sia negli aperitivi sia nell’alchèrmes da coloranti artificiali.
Negli USA l’uso della cocciniglia, totalmente ignorato dal punto di vista cruelty free, non ha restrizioni e non interessa a nessuno che muoiano intere stirpi di insettini di poco conto. Viene quindi tranquillamente utilizzata per molti rossetti di colore rosso ed etichettata come colorante naturale all’oscuro di vegani, vegetariani e crueltyfreecosmetics (in pratica i vegani della cosmesi).
Ma allora come trovare la cocciniglia nelle etichette? E’ sufficiente prestare attenzione alle voci:
– cocciniglia
– estratto di cocciniglia
– acido carminico
– cochineal
– cochineal extract
– crimson lake
– natural red 4
– CI 75470
– carminic acid
– carmine
– E120

Quindi, cari amanti degli animali in ogni loro forma e specie, fate attenzione ad additivi e conservanti, fatela finita con questo tormentone sulla farina di grillo e pensate a leggere le etichette. Sappiate comunque che per anni e anni avete mangiato molte generazioni di cocciniglie.
Ma perché i vegani e altri simili raggruppamenti di individui oligofrenici non se ne curano? In fondo credo che sia una questione di dimensioni: se sono troppo piccoli non li consideriamo. Pensate a quanti batteri assumiamo col cibo ogni giorno (circa 230.000) e quanti vivono dentro di noi (solo nell’intestino sono circa diecimila miliardi!). Il che mette i vegani di fronte a un dubbio esistenziale di dimensioni cosmiche: essere coerenti o responsabili? Infatti, sapendo quanti animaletti (o bestiulitt che dir si voglia) uccidono quotidianamente, per coerenza dovrebbero suicidarsi, ma responsabilmente non lo possono fare per non farne morire molti altri.
Io continuo a sostenere che essere coerenti sia sempre la scelta giusta.