Zang Tumb Tumb


di Natalino Codatozza:

Mentre a volte per le espressioni proverbiali necessita una illustrazione per mettere in chiaro un particolare aspetto della loro ricca carica semantica, in altri casi capita d’ imbattersi in esercizi linguistici pieni di neologismi più o meno bizzarri che, a ben vedere, sembrano messi lì per dare l’idea che si stia esprimendo qualcosa di tanto innovativo da richiedere il conio di nuove parole, mentre, tra casi clinici documentati (non si sa dove) e parole in libertà, ciò che rimane al termine della lettura è il sapore della supercazzola di Tognazziana memoria.

Il ZANG TUMB TUMB fu lanciato oltre un secolo fa e fu una novità in forma di delirio artistico. Vedere proporre oggi un panorama farraginoso e fantastico con il titolo di scienza esatta, innovativa e pronta a sanare le piaghe del mondo, lascia perplessi, non presentando il fenomeno neppure il carattere di originalità.

Tacta testicula (*), c’è da augurarsi che ad un simile manifesto non vada a seguire un’epopea analoga a quella che il mondo dovette vivere dopo quello del Marinetti, ma anche se gli orizzonti epocali non sono propriamente rassicuranti per mille ragioni concrete che sono state ben elencate in un articolo pubblicato qui a firma di Antonio Rossello, reputo che i discorsi a cui ho fatto riferimento, siano ben lungi dall’avere rilievo, in un senso o nell’altro, nel prossimo panorama sociopolitico.

(*) Per la funzione apotropaica da riservare a talune malaugurate circostanze cfr. (Enea Furibondo Spinacetti-Ricci, “Falli a valanghe, asciutti e in brodo” in “ Il Facchino Moderno, n° 45, Pernambuco, Marzo 2016) cit. in un recente bel articolo apparso su questa testata.