Perché le bottiglie di vino contengono 75 cl?


Dietro e alle abitudini della nostra vita e ai nostri gesti spesso si nascondono ragioni e storie poco note. Semplicemente consideriamo alcune realtà come appurate, senza bisogno di indagarne l’origine. Questo avviene anche nel caso delle bevande alcoliche. I tappi degli spumanti, ad esempio, avrebbero la gabbietta per un utilizzo ben preciso, ma molti lo ignorano.
Anche sul perché della capienza delle bottiglie di vino si nasconde una storia interessante. Il formato universalmente accettato, infatti, è notoriamente 0,75 litri. Un fatto bizzarro, quanto meno considerando che per altri liquidi come l’acqua o il latte l’unità di misura è il litro. In Europa utilizziamo questo formato non solo per consuetudine, ma anche in virtù della Direttiva 74/106/CEE che ha stabilito la capienza dei formati possibili per le bottiglie di vino. In effetti, al di là dell’apparenza bizzarra, questa quantità ha comportato una serie di vantaggi. Il primo è molto tecnico e riguarda la nascita della bottiglia di vetro in quanto tale. Nel 1700, quando si iniziò ad utilizzare il vetro per conservare il vino, i soffiatori di vetro riuscissero ad ottenere con una singola soffiata un prodotto della capienza simile proprio ai 75 cl.
Esiste, poi, una ragione legata agli scambi commerciali che risale al 1800. Come sapremo le misure dell’Europa continentale oggi sono diverse da quelle utilizzate nel Regno Unito. Questa divergenza fu causata da Napoleone Bonaparte, che impose l’abbandono delle unità di misura diffusa dall’epoca romana. Per il vino fu adottata la pinta napoleonica, da lt 1,5 circa. Gli inglesi invece rimasero ancorati alle tradizionali misure. Poiché i maggiori acquirenti dei vini francesi rimasero per lungo tempo gli inglesi, occorreva trovare un’unità di misura che potesse andare incontro alle esigenze di entrambe le parti. Così divenne pratico calcolare le misure di scambio in botti contenenti quelli che per gli inglesi erano 50 galloni di vino. Tale quantità corrispondeva a 225 litri, ossia 300 bottiglie. Con la stessa capienza, insomma, entrambe le parti avevano un riferimento preciso.
Questa capienza risultava di certo utile anche nella suddivisione tra commensali. Oggi si dice che per una cena occorre calcolare circa una bottiglia ogni 3 persone. Questo basterebbe per fornire 2 calici (non pienissimi!) a ciascun commensale. All’epoca il ragionamento non verteva sui calici ma sui bicchieri da osteria. Ad ogni modo la sostanza del discorso è simile, infatti la quantità di ciascun bicchiere era di circa 125 ml. Così la quantità realizzata dai soffiatori di vetro e approvata dai mercanti, risultava adatta anche per suddividere il quantitativo in bicchieri.