PsicologicaMente – Questo terribile … senso di colpa


“Invece di sentirti in colpa o cercare delle scuse per delle azioni negative compiute in passato, incomincia ora ad agire positivamente.” ( J. Morrison )

Cari lettori,
Questa volta ho scelto per il nostro appuntamento settimanale un tema che definirei “scottante” perché rappresenta il vero nemico dell’essere umano e delle relazioni, parleremo del “senso di colpa”!
Si tratta di un argomento da affrontare accuratamente considerato che chi è afflitto da senso di colpa cronico viene totalmente inglobato in questo stato negativo fino a danneggiare gravemente se stesso, con ripercussioni anche nella vita relazionale e sociale.
Prima di entrare nello specifico, però, vorrei spendere qualche parola per definire l’origine di questa brutta sensazione ovvero la “colpa”.
La colpa è un’emozione che nasce in seguito ad un evento verificatosi nel passato, quindi possiamo dire che viene mantenuta in vita attraverso un processo chiamato rimuginazione.
Infatti e più precisamente, la colpa si concretizza in un continuo ripensare a come una data circostanza sarebbe potuta andare se ci si fosse comportati diversamente da come in effetti si è fatto. Pertanto, diventa un incessante riportare il passato nel presente attraverso immagini, pensieri e fantasie legate all’evento in esame.
Purtroppo, tutto questo ragionamento patologico induce la persona ad allontanarsi dalla realtà, a non godere a pieno del presente e ad arrestare il suo processo evolutivo perché fondamentalmente resta ancorata ad un pensiero fisso e ricorrente.
Le riflessioni in cui si incastra chi si sente in colpa riguardano il non riuscire a perdonarsi per ciò che è accaduto, il sentirsi una brutta persona e percepire di non meritare nulla di buono.
In effetti la colpa è un’emozione avente come fine ultimo quello di attivare una certa attenzione nel soggetto che la prova, metterlo in guardia dagli eventi e dalle azioni che si appresta a compiere.
Tuttavia, se diventa eccessiva si cronicizza, può diventare malattia e può giungere davvero a mettere in discussione il modo con cui si approccia alle varie circostanze della vita e, soprattutto, i pensieri e i comportamenti quotidiani.
Ma come si passa dalla colpa a parlare, invece, di un senso di colpa?
Beh, c’è da dire che spesse volte quello che proviamo non è una colpa vera e propria, bensì un qualcosa di diverso e che va chiamato col nome che gli spetta, ovvero senso di colpa.
Quest’ultimo è un vissuto emotivo che si crea durante i primi anni di vita, quando non abbiamo ancora ben chiara la distinzione tra ciò che è giusto e sbagliato e tendiamo a farci un’idea osservando come gli altri reagiscono ai nostri comportamenti.
Può capitare che proprio le persone che si prendono cura di noi possano farci sentire in colpa, magari giudicando un nostro agito, pensiero o stato emotivo come inadeguati o sbagliati, ciò non significa ovviamente che lo siano, ma questo comporta, in ogni caso, che crescendo continuiamo a reprimere tutto ciò che veniva considerato inaccettabile, comprese le emozioni e le parti più intime di noi stessi.
Il senso di colpa, insieme a sentimenti variegati tra cui la vergogna, è spesso proprio ciò che ci impedisce di accedere ai nostri sentimenti più autentici, generando così la patologia vera e propria, ecco perché certamente non può essere lasciato inesplorato.
Il problema è che da bambini la nostra mente non è in grado di distaccarsi da certi insegnamenti né di ragionare come potremmo fare in età adulta, pertanto molti genitori possono ritrovarsi a manipolare inconsciamente il proprio figlio anche se le loro intenzioni sono senza dubbio le migliori.
Molto spesso questo dipende dal fatto che loro stessi non riescono ad accettare il figlio per ciò che è, magari a causa di un portato personale ovvero perché sono essi stessi troppo frenati ad amare incondizionatamente.
Un simile approccio indurrà tali genitori ad incoraggiare il bambino ad essere “ben educato” per ricevere affetto o attenzioni o comunque farà si che essi si aspettino che il piccolo possa essere sempre in sintonia con ciò che essi desiderano.
Ecco che il bambino diventa co-dipendente, ispirando e plasmando la propria personalità e le proprie azioni attorno ai bisogni dei genitori.
Questo processo, prima o poi, produrrà nel bambino sentimenti di rabbia o tristezza, laddove non riuscirà ad accontentare i desideri della mamma e del papà o sentirà che quei comportamenti, che in realtà non gli appartengono, diventeranno faticosi e gravosi.
E’ in questi casi che emerge il senso di colpa e tutti i sintomi correlati, con la conseguenza che il piccolo spingerà il suo Sé reale così in profondità da generare nella crescita problemi d’identità e mancanza di confini, “perderà i suoi contorni” per usare una terminologia cara ad una famosa scrittrice.
Il senso di colpa, però, può nascere anche in risposta ad un trauma: qualsiasi turbamento importante (si pensi ad un abuso fisico, verbale o sessuale, alla perdita di una persona amata, alla perdita della propria casa, alla rottura di una relazione o ad un divorzio) può portare un bambino a trasformarsi in un adulto che si sente perennemente in colpa. Questo accade perché anche in questo caso egli potrà comprendere solo parzialmente ciò che sta accadendo e potrebbe giungere a ritenere che il problema dipenda dai suoi comportamenti.
Prendiamo il caso di un bambino abusato sessualmente che cresce tormentato dalla vergogna, e con la convinzione che, in qualche modo, ciò che è accaduto sia stata colpa sua, senza trovare pace finché non apprende, magari attraverso un percorso terapeutico, che non è assolutamente così.
Si tratta, comunque, di emozioni che hanno a che fare con la sfera della moralità, proprio per questo possono sfociare in vergogna.
Difronte ad un senso di colpa così invadente, soprattutto se non è possibile rimediare al fatto in sé, l’unica cosa da fare è accettare quanto accaduto senza ulteriori ripensamenti.
Certo parlare di accettazione è facile, molto difficile metterlo in pratica. Prima di giungere a questo traguardo è necessario gestire l’emozione negativa familiarizzando con essa, conoscendola e cercando di capire cos’è e come agisce.
Bisogna prima di tutto esplorare i propri sentimenti di colpa e gli eventi ad essi correlati per chiarire cosa si prova davvero e che significato hanno queste sensazioni nella propria vita. E’ necessario chiedersi se per caso non indugiamo in una simile condizione anche perché ne stiamo guadagnando qualcosa, il cosa è spesso qualcosa che dà un senso di comfort e sicurezza. Del resto è più doloroso fare ciò che si dovrebbe fare piuttosto che non fare nulla: sentirsi in colpa è la via più facile per uscire da una situazione complessa.
In secondo luogo urge accettare che le circostanze non possono essere cambiate, che non si può tornare indietro nel tempo e fare le cose in maniera diversa, bisogna prendersi la responsabilità degli errori, se ci sono, ed essere onesti ed aperti con se stessi.
Ancora, sarà importante immaginare nuove possibilità, ampliare i propri orizzonti.
Più di tutto, però, bisogna perdonarsi! È importante capire che chiunque commette errori, che gli errori fanno parte della vita, sono parte della crescita e una componente importante del nostro processo di sviluppo come esseri umani. Essi vanno abbracciati, così da poter imparare dall’esperienza: il senso di colpa non è solo il risultato delle azioni, ma deriva soprattutto dai pensieri che nascono a causa di questo, se i pensieri tendono ad alimentarlo allora andranno compresi, elaborati e superati.
Inoltre, quando ci si sente in colpa la cosa migliore è trovare tempo e coraggio per scusarsi sinceramente, ovviamente correndo il rischio che l’altra persona non sia ricettiva e pronta a riceverle subito, ma questo non deve fermarci! Chiedere scusa permette di alleggerirci da un peso e di ridurre molto il senso di colpa.
Infine, è indispensabile parlare delle proprie emozioni con persone che ci vogliono bene, è un buon modo per avere diverse prospettive ed elaborare i propri vissuti, anche se la sensazione di colpa può essere così profondamente radicata che è estremamente difficile risolvere le cose con il mero supporto delle persone care.
Si tratta di un lavoro complesso, che va fatto a piccoli passi e possibilmente con un autorevole supporto, perché riconoscere la colpa significa prendere atto delle proprie debolezze e quindi mettere in dubbio il proprio senso di autoefficacia.
Importante è, da ultimo, tener presente che il senso di colpa può celare un bisogno di onnipotenza o di perfezione, attuata attraverso un eccessivo dominio sulla realtà, cosa che induce gli altri a mettere in campo, facendo leva su questo malessere, forme di controllo su chi ne soffre.

Notazioni Bibliografiche:
-“Amore, odio e riparazione”, M. Klein, J. Riviere, Astrolabio Ubaldini;
-“Vergogna e senso di colpa. In psicologia e nella letteratura”, M. W. Battacchi, Cortina Raffaello;
-“Debellare il senso di colpa: Contro l’ansia, contro la sofferenza psichica (Le maschere)”, L. Della Seta, Universale Economica Feltrinelli.